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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
30 ago 2022
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I department store affrontano le crescenti sfide della CSR

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
30 ago 2022

Come molte aziende e marchi di moda, anche i department store si stanno impegnando a ridurre il loro impatto sul pianeta. L’International association of department stores (IADS), che federa dodici gruppi di grandi magazzini nel mondo*, ha redatto uno stato dell’arte del lavoro dei suoi membri in questo ambito, evidenziando le difficoltà che devono affrontare. "Ora che i tutti i department store hanno implementato le misure di CSR più basilari, la complessità della materia è in aumento e si unisce a una necessaria collaborazione con sempre più parti coinvolte, obbligandoli ad adattarsi a pieno regime", analizza l'organizzazione.
 

Breuninger


Il primo prerequisito su cui tutti i membri dello IADS concordano è "che un processo decisionale e un’esecuzione dall'alto verso il basso non possono funzionare per costruire e guidare la CSR". È quindi necessario, secondo loro, coinvolgere tutti i dipendenti e gli stakeholder nella definizione e gerarchizzazione delle azioni in questo ambito, ma anche coinvolgere persone esterne all'azienda come consulenti e ONG specializzate (ad esempio Oxfam, WWF, Sustainable Apparel Coalition …).
 
L'associazione sottolinea, ad esempio, i progressi di Galeries Lafayette, che nel 2012 ha creato un dipartimento CSR dedicato, prima di lanciare la propria label "Go for good" nel 2018, che evidenzia i prodotti più sostenibili nell'assortimento. L’insegna Magasin du Nord (Danimarca) ha iniziato il suo percorso verso una maggiore eco-responsabilità lavorando sui propri marchi, mentre la rete Breuninger (Germania) ha diffuso internamente la sua prima dichiarazione di intenti CSR nel 2019.

Anche il tema della comunicazione di tali sforzi ai clienti è cruciale. L'idea è quella di influenzare "il comportamento dei propri clienti così che acquistino in modo più responsabile, evitando di essere accusati di greenwashing".
 
Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, lo Scope 1 (strutture e veicoli aziendali) e lo Scope 2 (acquisti di energia elettrica, vapore, riscaldamento e raffreddamento) "sono più facili da controllare e sono state le prime leve e misure adottate dai department store in termini di consumi di energia e trasporti”. El Corte Inglés, ad esempio, ha dichiarato di aver ridotto del 78% le emissioni di Scope 2 rispetto al 2017 e prevede di raggiungere "emissioni zero" entro il 2050.
 
Il compito è più arduo quando si parla di Scope 3, che riguarda le emissioni dei propri fornitori, obbligando i department store a richiedere queste informazioni, a valutarle e a cercare, se necessario, di indirizzare i propri partner verso pratiche più sostenibili.
 
Scenari differenti a seconda dei Paesi

 
"Le collaborazioni e gli scambi tra i rivenditori sono utili, ma sono limitati dalla varietà e complessità delle normative nazionali. Pertanto, non esiste un'unica strategia adatta a tutti e tutte le strategie devono evolvere nel tempo", sottolinea lo IADS.
 
Oltre all'impatto sull'ambiente, l'associazione ricorda che i criteri ESG (Environment, Social, Governance), che misurano il grado di investimento delle aziende in materia di CSR, comprendono anche gli aspetti sociali (diritti del lavoro, ecc.) e di governance (trasparenza della remunerazione dei dirigenti, rapporti con gli azionisti, ecc.). Per lo IADS, "la domanda non è se i fattori ESG influenzeranno i rating di credito, ma piuttosto come li influenzeranno […] Oggi i prestiti finanziari concessi possono essere collegati al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. I ​​department store sono costretti a raggiungere tali obiettivi, perché saranno penalizzati se i loro impegni non verranno mantenuti”.
 
Non tutti i department store sono allo stesso stadio della strategia da seguire per ridurre il proprio impatto sul pianeta, in particolare perché dislocati in aree geografiche diverse, con quadri normativi più o meno restrittivi in ​​termini di CSR.
 
* I 12 membri sono ​Centro Beco (Venezuela), Beijing Hualian Group (Cina), Breuninger (Germania), El Corte Inglés (Spagna), El Palacio de Hierro (Messico), Falabella (Cile), Galeries Lafayette (Francia), Lifestyle International Holding (Hong Kong), Magasin du Nord (Danimarca), Manor (Svizzera), The Mall (Thailandia), SM Store (Filippine).

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