25 ott 2021
Hibourama lancia il nuovo modello di business basato sulle subscription
25 ott 2021
Hibourama, brand di accessori made in Italy fondato nel 2011 da Rachele Mancini, Maila Ferlisi e Massimo di Amato, lancia il 25 ottobre una nuova modalità di vendita tramite il proprio sito basata sul concetto di subscription, un modello già diffuso nel mondo beauty e che sta prendendo piede anche in quello del fashion.

“Quando abbiamo fondato Hibourama (dalla parola Hibou, gufo in francese, unita alle iniziali delle fondatrici, ndr), facevamo una sorta di ‘pronto moda’, poi nel 2015 il brand è stato selezionato da Rinascente per entrare in Annex e da lì abbiamo iniziato a sviluppare vere e proprie collezioni stagionali. Inoltre, abbiamo gradualmente alzato il posizionamento del prodotto e il marchio ha iniziato a essere venduto nelle boutique più esclusive”, raccontano a FashionNetwork.com le due fondatrici. “Eravamo presenti anche all’estero e cominciavamo a progettare dei monomarca, ma la pandemia ha fermato un po’ tutto. Noi però abbiamo sfruttato questo periodo per studiare un modello di business innovativo, sfruttando le competenze acquisite con la distribuzione tradizionale, che ci consentisse anche di avvicinarci a un concetto di moda circolare”.
La società ha dunque deciso di lanciare una proposta commerciale basata sul modello delle subscription, dando alle proprie clienti la possibilità di accedere, tramite il sito del brand, a prodotti nuovi o pari al nuovo, indossarli per alcuni mesi e poi restituirli, sostituirli o riscattarli, sulla base di tre diverse fasce di abbonamento che prevedono anche premi diversificati, come private sales, consulenze di personal shopping, sconti, ecc.
Hibourama, inoltre, ha avviato diversi progetti di ricerca e sviluppo volti a ottenere una collezione green, in cui il saper fare italiano trovi la sua massima espressione grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie industriali e di materiali bio-based a basso impatto ambientale.

“Oggi non è semplice posizionare sul mercato un prodotto come il nostro, che essendo totalmente made in Italy - i nostri partner produttivi sono infatti dislocati tra Toscana, Marche e Campania – ha una fascia di prezzo al pubblico che va da 350 a 1.000 euro”, spiega Daniele Provenziani, uno dei soci di Hibourama. “Abbiamo analizzato i trend del prossimo quinquennio e i modelli americani in ambito fashion: siamo convinti che la sottoscrizione sarà il modo in cui ci vestiremo in futuro e che sia una modalità adeguata per il nostro prodotto, visto che con la distribuzione tradizionale avevamo un tasso di redemption, ossia di clienti che acquistavano di nuovo il marchio, pari al 68%”.
La sottoscrizione è articolata in tre fasce di prezzo e il cliente può scegliere se effettuarla su base mensile o annuale; per l’annuale, la fascia base costa 49 euro al mese, quella intermedia 69 e quella più alta, che garantisce il massimo delle opzioni, 89 euro. I prodotti che vengono restituiti, se in buone condizioni vengono rimessi in vendita come second hand, altrimenti vengono inviati a dei laboratori che ne riciclano i materiali al fine di riutilizzarli.
Hibourama, che tra il 2019 e il 2020 ha realizzato un fatturato di mezzo milione di euro, con la nuova modalità di vendita conta di arrivare a un milione di euro nei soli primi sei mesi. “Con la distribuzione tradizionale eravamo al 50% Italia e 50% estero; con la nuova formula vogliamo concentrarci inizialmente più sul nostro Paese, perché noi il rapporto diretto con la consumatrice è fondamentale”, prosegue Provenziani. “Vogliamo convertire la logica del fashion, rendendolo un servizio: la subscription crea un’esperienza di community che dura tutto l’anno. Nel medio/lungo periodo vorremmo ampliare la proposta con le calzature, le giacche, fino ad arrivare a un total look, e ci piacerebbe farlo in collaborazione con altri designer o brand emergenti, per fornire un servizio non solo sull’accessorio”.
Nel corso di quest’anno Hibourama, che dispone di un atelier di 400 metri quadrati a Roma, ha aperto il proprio capitale ad alcuni partner strategici, tra cui il Family Office Maire Investments (oggi partner industriale e finanziario), Annabel Holding di Nicola Bulgari e investitori privati, arrivando a raccogliere oltre 1.2 milioni di euro tra debito ed equity. “Nel 2022 prevediamo un secondo round che ci consentirà di avviare un progetto distributivo omnichannel, affiancando all’online dei negozi fisici e pop up nelle location più strategiche, soprattutto a livello internazionale”, conclude Provenziani.
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