Hermione People & Brands: l'appetito del compratore di Camaïeu, Gap France e Go Sport
1.300 punti vendita, 5.000 dipendenti e circa 1,3 miliardi di euro di fatturato annuo. In un mondo della distribuzione moda in piena riorganizzazione (con lo smantellamento di Vivarte, per esempio), ecco il giunonico perimetro d’azione del nuovo gruppo francese, che recentemente ha inanellato in serie acquisizioni di marchi da rilanciare.

Dopo La Grande Récré e 22 unità delle Galeries Lafayette rilevate nel 2018, Hermione People & Brands si è impadronito di oltre 500 negozi Camaïeu lo scorso anno, prima di mettere le mani sulla rete francese dell'americana Gap e sulla catena Go Sport nella primavera del 2021. Sinergie, rivitalizzazione dei centri cittadini e acquisizioni imminenti sono tutti argomenti sviscerati per FashionNetwork.com da Samuel Alimi, vicepresidente di una struttura che non manca di nutrire ambizioni.
Hermione People & Brands possiede una base solida e sicura. L'entità nata nel 2021 non è altro che la filiale retail del gruppo FIB (Financière Immobilière Bordelaise), guidato dal discreto imprenditore di Bordeaux Michel Ohayon. Dopo aver iniziato gestendo un negozio di abbigliamento negli anni '80, nel corso dei decenni l’imprenditore ha saputo costruire un solido portafoglio nel settore immobiliare (commercio, hotel, vigneti), tanto che oggi, secondo Challenges, sarebbe il 144° uomo più ricco di Francia.

I tempi travagliati dell'emergenza sanitaria e le difficoltà di alcuni player della vendita al dettaglio hanno moltiplicato le opportunità di fare acquisti di società (a volte per un solo euro), che Ohayon non si è fatto sfuggire. La scelta del nome Hermione non è casuale: è un riferimento al nome della fregata guidata dal marchese de Lafayette nella sua conquista dell'America, e ovviamente un'allusione alle omonime Galeries, dalle quali HPB ha appena acquisito altri tre grandi magazzini da gestire in affiliazione (a Pau, Rosny e Tours).
“Abbattere i muri” tra i marchi del gruppo
“La nostra tabella di marcia è creare una piattaforma di bei marchi per mezzo di acquisizioni”, afferma Samuel Alimi, esperto di logistica e approvvigionamento che è entrato a far parte della struttura un anno fa. “Ciascuno manterrà il proprio DNA e una strategia indipendente, ma non stiamo formando un’armata scollegata: l'obiettivo è costruire una base di sinergie molto forti, quando ha senso”. Verranno lanciati progetti “per abbattere i muri” sul fronte dei big data, visto che il portafoglio clienti combinato dei brand sfiora i 20 milioni di persone, ma anche sul lato logistico (con magazzini condivisi). Sul fronte retail, Camaïeu si è già ritagliata uno spazio con degli shop-in-shop nelle Galeries Lafayette, cui naturalmente potrebbe seguire l'arrivo di corner Go Sport o Gap.
Queste due reti, Go Sport e Gap France, non sono ancora entrate ufficialmente nell'ovile di Hermione People & Brands. La loro integrazione sarà finalizzata in autunno. Una sede comune per tutti questi marchi non è all'ordine del giorno, poiché sono sparsi sul territorio (Roubaix, Grenoble, Parigi, ecc.), ma tutti hanno dei team basati nella capitale che potrebbero eventualmente condividere gli stessi uffici.

Da Camaïeu, il progetto più avanzato è quello della revisione della supply chain. “In un anno, siamo passati dal 95% di importazioni da Paesi lontani al 60%. La vicinanza degli importatori ci consente di implementare un maggior numero di nuovi prodotti durante la stagione”. Con 512 negozi, la catena di abbigliamento femminile (passata in amministrazione controllata lo scorso anno) opera “uno dei network più forti del territorio”. Ci sono in programma le chiusure dei negozi in perdita? “Camaïeu non avrà meno indirizzi in futuro, perché l'idea è davvero quella di conservare una presenza locale di prossimità”, assicura Samuel Alimi, aggiungendo che è in atto una riflessione anche su qualche ricollocazione su aree più vaste. Nonostante un anno disturbato dal Covid-19, il percorso di Camaïeu per tornare all'equilibrio nel 2022 è mantenuto invariato.
La volontà di raddoppiare la rete di Gap
La dinamica sulla quale spingere per Gap - e le sue 21 unità in Francia - è abbastanza diversa. “È un grande marchio che è davvero sottorappresentato sul territorio, perché è presente al 95% nella regione di Parigi. Uno sviluppo nazionale avrebbe senso. La rete potrebbe facilmente raddoppiare e questo è un obiettivo in cui crediamo molto”. Sul tavolo c’è anche il progetto di un sito francese di e-commerce, visto che Gap operava online in Francia solo “attraverso un e-shop europeo che era più che altro una vetrina”.

Non è stata ancora resa nota la strategia per il gruppo Go Sport (165 punti vendita), che negli ultimi anni ha indubbiamente risentito di un posizionamento non sufficientemente marcato rispetto ai suoi competitor, ma la rilevanza dei negozi specializzati, come Endurance Shop nel running, è “una buona formula, che potrebbe essere replicata anche su altri sport”.
Il progetto delle Galeries Lafayette nella regione fa parte di un movimento più globale di rilancio dei centri delle città di provincia. “Puntiamo ad adattare l'offerta a livello locale e ci siamo dati la missione di aiutare a rivitalizzare i centri urbani”. Hermione People & Brands sta anche discutendo con alcune amministrazioni comunali per insediarsi in queste località con i suoi cinque brand dal posizionamento diverso, e aiutarle così a ritrovare un certo dinamismo commerciale.
Ancora voglie di crescita
Avere dei punti vendita a meno di venti chilometri da ogni francese è uno degli imperativi del gruppo. A tale scopo ci deve essere una elevata efficienza omnicanale. “La logistica dell'ultimo miglio è costosa. Si può immaginare, una volta a pieno regime, che un cliente possa ritirare un prodotto Gap ordinato online in un negozio Camaïeu vicino a casa sua”, afferma Alimi.

Anche se le acquisizioni sono state fatte a poco prezzo (un euro simbolico per Go Sport, per esempio), i costi di gestione di un gruppo di distribuzione di tali dimensioni sono colossali. Quindi, con quanti soldi può funzionare un negozio molto vasto? “Con fondi propri, una certa ingegneria finanziaria e una capacità di autofinanziamento”, risponde Samuel Alimi. “L'azionista investe molto in ognuna delle società. È certo che queste trasformazioni richiedano molto denaro, e c'è ancora molta strada da fare, ma questi marchi sono tutte belle addormentate con il potenziale per diventare leader nel loro settore”.
E, nonostante una dimensione già consistente e una presenza nell’abbigliamento, nello sport e nei giocattoli, il gruppo intende proseguire in tempi rapidi con le acquisizioni e avventurarsi in altri mercati: “Bellezza, lingerie e persino l’alimentare ci interessano moltissimo”, afferma il manager, che difende a spada tratta questa diversificazione del portafoglio. “HPB coltiva un approccio imprenditoriale deciso, non esita a rispondere quando si presentano opportunità: questo è il business!”. Tanto più che l'obiettivo già manifestato dal gruppo sarebbe quello di raddoppiare questa flotta globale di 1.300 punti vendita. Una fame da lupo.
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