H&M resiste nel primo trimestre, preoccupazioni per il secondo
Nonostante un forte calo della propria attività sul mercato cinese a causa della pandemia di Covid-19, il gruppo H&M è riuscito a registrare nel primo trimestre dell’esercizio 2020 una crescita di fatturato del 5%, raggiungendo quota 54,94 miliardi di corone svedesi (5,09 miliardi di euro).
Dal 1° dicembre 2019 al 29 febbraio 2020, le vendite del gruppo a cui fanno capo i marchi H&M, Monki, Cos e &Other stories sono scese del -24% in Cina, dove il gruppo scandinavo ha dovuto chiudere 334 dei suoi 518 punti vendita nel mese di febbraio, a causa del picco dell’epidemia nel Paese. Il periodo aveva avuto un buon inizio, con vendite in progressione del 27% dal 1° dicembre al 23 gennaio.
Tuttavia, escludendo le attività in Cina e nei Paesi limitrofi (Hong Kong, Singapore, Macao, Giappone e Taiwan), il primo trimestre del gruppo H&M ha conosciuto un rialzo del 7%.
In seguito alla propagazione a livello mondiale del coronavirus, la società scandinava ha dichiarato che i risultati del secondo trimestre potrebbe subire ripercussioni nel Vecchio Continente. “Dall’inizio di marzo, abbiamo avuto impatti sulle vendite soprattutto in Europa, mano a mano che il virus continua a diffondersi. La situazione nei diversi Paesi si evolve rapidamente”, ha affermato la Direzione del gruppo.
Infatti, come per molte insegne internazionali, da qualche giorno i negozi H&M sono stati chiusi in Italia e Spagna e lo scorso weekend in Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Belgio e parzialmente in Grecia. Da lunedì 16 marzo saranno chiusi i punti vendita in Austria, Lussemburgo, Bosnia Erzegovina, Slovenia e Kazakistan.
In seguito alla pubblicazione di tali risultati, le azioni del gruppo hanno perso l’11% alla Borsa di Stoccolma. Il dettaglio dei risultati del primo trimestre sarà diffuso il 3 aprile.
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