Gucci conferma la fine dell’avventura con Alessandro Michele
Dopo sette anni e mezzo si conclude la luna di miele tra il marchio Gucci e lo stilista Alessandro Michele. Un comunicato del gruppo francese Kering, proprietario della griffe fiorentina del lusso, ha confermato l’addio da Gucci del designer nato il 25 novembre del 1972 a Roma, che ne è stato il direttore creativo dal 21 gennaio del 2015.

“Ci sono momenti in cui le strade si separano in ragione delle differenti prospettive che ciascuno di noi può avere. Oggi per me finisce uno straordinario viaggio, durato più di venti anni, dentro un'azienda a cui ho dedicato instancabilmente tutto il mio amore e la mia passione creativa”, spiega Michele nel comunicato. “In questo lungo periodo Gucci è stata la mia casa, la mia famiglia di adozione. A questa famiglia allargata, a tutte le singole persone che l'hanno accudita e sostenuta, va il mio ringraziamento più sentito, il mio abbraccio più grande e commosso. Insieme a loro ho desiderato, sognato, immaginato. Senza di loro niente di tutto quello che ho costruito sarebbe stato possibile. A loro quindi il mio augurio più sincero: che possiate continuare a nutrirvi dei vostri sogni, materia sottile e impalpabile che rende una vita degna di essere vissuta. Che possiate continuare a nutrirvi di immaginari poetici ed inclusivi, rimanendo fedeli ai vostri valori. Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà”, ha spiegato nella nota diffusa nella serata di mercoledì il direttore creativo romano, ringraziando i team di Kering con una dichiarazione che rappresenta anche un'ode alla creatività.
Il comunicato conferma le informazioni che erano state diffuse nella mattinata di mercoledì dalla stampa specializzata americana.
“Ho avuto la fortuna di incontrare Alessandro alla fine del 2014. Da allora abbiamo avuto il piacere di lavorare fianco a fianco, mentre Gucci tracciava il suo percorso di successo, nel corso di questi ultimi otto anni”, ha aggiunto Marco Bizzarri, CEO di Gucci. “Voglio ringraziare Alessandro per il suo impegno ventennale in Gucci e, per la sua visione, dedizione e amore incondizionato per questa Maison unica, negli anni da Direttore Creativo”.
Già da qualche tempo si poneva la questione del mantenimento dell’incarico da parte dello stilista romano, dopo che le vendite di Gucci avevano mostrato un sensibile rallentamento sin dall'inizio di quest'anno. Un problema da risolvere rapidamente per l'azienda di François-Henri Pinault, fortemente dipendente dal suo marchio di punta. Tuttavia, anche il boss del colosso francese del lusso ha elogiato il lavoro del designer italiano: “La strada che Gucci e Alessandro hanno percorso insieme negli ultimi anni è unica e rimarrà un momento eccezionale nella storia di questa Maison. Sono grato ad Alessandro per aver portato così tanto di sé in questa avventura. La sua passione, la sua immaginazione, il suo ingegno e la sua cultura hanno messo Gucci al centro della scena, al posto che merita. Gli auguro tutto il meglio per il prossimo capitolo del suo viaggio creativo”, ha dichiarato infatti il Chairman e CEO di Kering.
Per il momento, Kering e Gucci precisano che sarà lo studio creativo interno del brand a garantire l'interim stilistico della casa di moda fino all'annuncio di una nuova organizzazione.
Vera e propria locomotiva trainante di Kering, Gucci ha registrato 9,73 miliardi di euro di fatturato nel 2021, in crescita del 31%. Il brand rappresenta da solo oltre la metà del fatturato del gruppo e tre quarti del suo utile operativo. Nel terzo trimestre ha registrato una crescita organica del 9%, contro il +4% del secondo quarter (+18% a dati pubblicati) e il +8% dei primi nove mesi dell'anno, a 7,75 miliardi di euro. In occasione della pubblicazione dei risultati trimestrali di ottobre, il management ha ripetuto all'unisono che il rilancio era in corso, ma che si trattava di una strategia di medio-lungo termine. Kering ha palesemente preferito optare per un cambiamento radicale.
Con l'arrivo al timone nel 2015 di Alessandro Michele e dell'amministratore delegato Marco Bizzarri, la casa di moda aveva sperimentato un balzo spettacolare fino al 2019, prima di segnare il passo a causa del Covid e della forte esposizione di Gucci in Cina. Tuttavia, il suo rallentamento si è accelerato dall'inizio dell'anno, mentre le altre griffe del lusso hanno registrato crescite record.
Con la sua moda eclettica e pullulante di elementi, che mescola generi e influenze, tra eccentricità e pezzi più classici, lo stilista era riuscito a creare un nuovo slancio attorno alla storica maison, all'epoca in declino, creando attorno ad essa un forte entusiasmo. Il suo successo immediato è stato accompagnato da una strategia incentrata sulla creazione di un universo unico e riconoscibile basato sul suo stile, che nel corso delle stagioni si è arricchito di piccoli tocchi in più.

Questa stessa estetica proposta di stagione in stagione sembra aver esaurito la propria spinta propulsiva da un anno a questa parte, e infatti oggi appare meno desiderabile.
Luca Solca, dello studio Bernstein, non esita a definire tale partenza come “un'ottima notizia”, anche se rischia di far traballare il prezzo delle azioni di Kering. L'analista ritiene che “Gucci soffre di un certa stanchezza del marchio, dato che Alessandro Michele ripete continuamente la stessa cosa da sette anni”, e questo ha finito per infastidire quei consumatori che hanno acquistato in massa i prodotti della griffe all'arrivo dello stilista, vale a dire i cinesi. “Non c'è da stupirsi. Per accelerare ancora, Gucci deve aprire un nuovo capitolo creativo. Cosa che – con ogni probabilità – si può fare solo con nuova energia creativa e nuovi talenti. Prima è, meglio è”, afferma nella sua nota.
Stessa analisi da parte degli analisti di RBC. “Dopo sette anni alla guida del motore creativo di Gucci, potrebbe essere venuto il momento di cambiare, e sembra formarsi un consenso tra gli investitori istituzionali sulla necessità di un nuovo approccio per rilanciare il marchio”, affermano, osservando che “nel complesso, è probabile che l'idea di un cambio di direzione creativa in Gucci venga percepita in modo positivo”.
Negli ultimi mesi, Gucci ha proceduto ad importanti assunzioni con la nomina, la scorsa primavera, di Laurent Cathala come responsabile del business moda nella Greater China, e di Maria Cristina Lomanto come Executive Vice President e General Manager del brand. Benjamin Cercio è appena stato nominato responsabile delle comunicazioni globali, mentre Robert Triefus è stato promosso alla posizione di direttore generale di Gucci Vault e Metaverse Ventures.
Soprattutto è stata creata la posizione di direttore dello studio, affidata quest'estate a uno dei senior designer di Gucci, il cui nome non è stato reso noto. La sua missione era supervisionare il team di design per supportare il direttore artistico. Un incarico che potrebbe rivelarsi strategico nei prossimi mesi per garantire la transizione o, perché no, prendere il testimone da Michele. Un po' come è successo da Bottega Veneta, altro marchio di Kering, con Matthieu Blazy che è succeduto su due piedi a Daniel Lee quando quest’ultimo è stato licenziato appena un anno fa. O anche dallo stesso Gucci, quando Alessandro Michele, che lavorava per la casa di moda fiorentina dal 2002, diventando dal 2011 il braccio destro di Frida Giannini, si ritrovò catapultato a capo dello stile.
Aprendo gli orizzonti del brand verso la moda gender fluid e inclusiva, Alessandro Michele ha permesso di ringiovanire notevolmente la clientela di Gucci negli ultimi anni. Formatosi all'Accademia di Costume e Moda di Roma, lo stilista cinquantenne ha esordito da Les Copains, dove si è presto dedicato agli accessori. Alla fine degli anni '90 è entrato a far parte di Fendi, dove segue ancora questa categoria di prodotti e affianca Karl Lagerfeld, che all'epoca disegnava le collezioni di prêt-à-porter donna del marchio romano. È sempre per occuparsi di accessori che Michele viene chiamato nel 2002 da Tom Ford in Gucci, dove sale di grado fino a diventare il vicedirettore creativo del direttore artistico Frida Giannini. Alessandro Michele si è anche occupato della direzione artistica della manifattura di porcellane Ginori, acquisita da Kering nel 2013.
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