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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
12 mar 2020
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Gucci chiude i suoi siti produttivi in Italia, LVMH li mantiene attivi

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
12 mar 2020

La decisione del governo italiano di mercoledì sera di confinare il più possibile il Paese per contenere l'epidemia di coronavirus, chiudendo tutti i negozi, ha fatto precipitare la situazione. Sebbene le aziende non siano direttamente interessate da questo nuovo provvedimento, si trovano però di fronte a un dilemma: continuare l’attività o interromperla? La domanda si pone in particolare per l'industria del lusso, visto che la la penisola italiana è diventata la vera fabbrica del lusso in Europa e nel mondo. Panoramica.

Il Gucci ArtLab, il centro di sperimentazione del marchio italiano - Gucci


Gucci, il marchio principale del gruppo Kering, è stato il primo ad annunciare l’interruzione della propria produzione in Italia, dove conta sei siti produttivi tra la Toscana e le Marche. “Come misura precauzionale per proteggere ulteriormente la salute della comunità, gli impianti di produzione rimarranno chiusi fino al 20 marzo, mentre le attività essenziali per garantire la continuità della nostra attività proseguiranno. Questa chiusura temporanea non influirà quindi sulla fornitura dei nostri prodotti ai clienti”, spiega un portavoce della casa di moda.
 
Gucci ha inoltre invitato da alcuni giorni i dipendenti dei suoi uffici ad adottare metodi di lavoro flessibili, dal telelavoro all'introduzione della settimana di quattro giorni, dal lunedì al giovedì. Dal punto di vista commerciale, tutti i negozi situati in Italia sono chiusi fino al 3 aprile, in conformità con le misure ordinate dal governo. Ma il marchio specifica che continuerà a servire i propri clienti “tramite Gucci.com e con il supporto del nostro centro di assistenza clienti”.

Gucci non rappresenta la sola attività di Kering nella penisola. Nello Stivale, il gigante francese possiede altri marchi: Bottega Veneta, Brioni, Pomellato e Dodo. Senza dimenticare Kering Eyewear, situato vicino a Padova, che sviluppa e produce le collezioni di occhiali del gruppo.
 
A ciò si aggiungono le manifatture italiane dedicate ad altri brand del gruppo, come l'impianto di produzione di pelletteria appena aperto da Saint Laurent a Scandicci, in provincia di Firenze. Tuttavia, Kering non desidera dare informazioni su tutti i suoi altri siti in Italia, rifugiandosi dietro un classico “no comment”.
 
Altro colosso francese del lusso molto attivo nel Bel Paese è LVMH, che ha invece deciso di non fermare le proprie attività. Dalla produzione di calzature per Louis Vuitton a Fiesso d’Artico in Veneto, per Fendi nelle Marche o per Berluti a Ferrara, alla manifattura di gioielli di Bulgari a Valenza, passando per i laboratori produttivi in Toscana, in particolare per Fendi, Bulgari e Celine, fino alla joint venture Thelios, creata con il produttore di occhialeria Marcolin in Veneto, tutte le fabbriche del gruppo nella penisola “restano operative al 100%”, conferma l’azienda a FashionNetwork.com.

La manifattura di Bulgari a Valenza resta operativa - LVMH


“Naturalmente sono stati presi provvedimenti per proteggere gli operai, con meno persone che lavorano insieme, ma più rotazioni”, sottolinea il gruppo. Attualmente, LVMH impiega circa 11.000 persone in Italia, una forza lavoro che è raddoppiata negli ultimi cinque-sei anni, con 30 manifatture. Sebbene i suoi siti produttivi rimangano attivi, questo non è sistematico per i subfornitori del lusso, che sono in forte sofferenza. La miriade di piccoli artigiani e PMI italiane che lavorano per il settore hanno già iniziato a sperimentare un calo degli ordini.

Giorgio Armani ha chiuso i suoi stabilimenti nel Nord Italia per una settimana a fine febbraio al fine di effettuare una sanificazione generale. Ma dopo l'attività è ripresa. Il gruppo Tod's ha invece informato i propri fornitori che chiuderà tutte le sue fabbriche italiane per cinque giorni fino a lunedì 16 marzo, segnala la stampa locale.
 
Sono pochissimi gli attori del comparto del lusso disposti a parlare in merito a questa situazione. Giuseppe Santoni, che dirige l'azienda a conduzione familiare di calzature di lusso Santoni, è uno di questi. In un’intervista al Corriere Adriatico, ha precisato le misure adottate nelle sue fabbriche: mascherina da indossare obbligatoriamente, costante disinfezione degli spazi, massima riduzione degli spostamenti, lavoratori divisi in piccoli gruppi e cinque rotazioni, diverse porte di uscita e di entrata.
 
Tuttavia, la decisione del governo di lasciare aperte fabbriche e attività produttive, quando interi settori dell'economia, come il commercio al dettaglio, sono stati chiusi, è stata mediamente apprezzata dagli operai. Giovedì, all’indomani del rafforzamento delle misure restrittive, numerosi scioperi spontanei si sono registrati in tutta Italia.
 
Diversi gruppi di lavoratori hanno protestato per la mancanza di misure adottate nelle fabbriche per proteggerli e contro l'impossibilità per molti di loro di operare correttamente in determinate condizioni. Altri ritengono che siano stati usati due pesi e due misure, con cittadini considerati di prima e di seconda classe. Come i dipendenti della fabbrica di Mantova di Corneliani, storico marchio di abbigliamento maschile, che hanno incrociato le braccia giovedì mattina, come riportato da Repubblicasul suo sito.

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