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10 feb 2016
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Greenpeace: ambientalisti nudi o mascherati per dire no alla chimica inquinante

Di
APCOM
Pubblicato il
10 feb 2016

Dalle località sciistiche ai parchi italiani, amanti della natura insieme agli attivisti di Greenpeace hanno deciso, nei giorni scorsi, di spogliarsi o mascherarsi per protestare contro "la presenza di sostanze chimiche pericolose e persistenti, dannose per la salute e l'ambiente, nei prodotti dei maggiori marchi del settore outdoor". 

Gli Ambientalisti di Greenpeace mascherati per dire no alla chimica inquinante - Foto: Apcom


Una mobilitazione globale, che si è tenuta in questi giorni in 19 Paesi del mondo dall'Australia alla Cina, dalla Germania alla Norvegia.

Nel rapporto "Tracce nascoste nell'outdoor", pubblicato da Greenpeace alla fine di gennaio scorso, emerge come alcuni marchi dell'abbigliamento sportivo continuino a usare Pfc per impermeabilizzare i loro prodotti. I Pfc sono composti chimici che, una volta immessi nell'ambiente, possono diffondersi ovunque inquinando anche le aree più remote del Pianeta accumulandosi nei tessuti degli animali e nel sangue umano. Queste sostanze, continua l'associazione ambientalista, "possono causare seri danni al sistema riproduttivo e ormonale, oltre ad essere collegati a numerose malattie gravi come il cancro".

"Non potendo andare in montagna con vestiti privi di Pfc, perché sono ancora poche le aziende che li hanno eliminati, abbiamo deciso di vestirci in modo insolito per far riflettere gli appassionati di montagna e sport all'aria aperta ma anche i marchi più popolari sulla necessità di non usare sostanze pericolose" afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia. 

Greenpeace ha analizzato 40 prodotti trovando Pfc non solo nell'abbigliamento, ma anche in scarpe, tende, zaini, corde e sacchi a pelo. Solo in 4 prodotti (il 10% quindi) non sono stati rilevati Pfc, a dimostrazione che è possibile produrre abbigliamento impermeabile non utilizzando sostanze chimiche così pericolose. "È paradossale che quando indossiamo l'abbigliamento per attività in mezzo alla natura contribuiamo a contaminarla con sostanze pericolose. Con questa protesta gli appassionati dell'outdoor chiedono ai loro marchi preferiti di invertire la rotta e scegliere alternative più sicure" conclude Ungherese.

Fonte: APCOM