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27 apr 2011
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Gli italiani, la moda e il Made in Italy

Pubblicato il
27 apr 2011

La moda è un fenomeno di massa che tocca l’individuo nelle sue emozioni più socialmente determinanti. Lo ha stabilito in modo inequivocabile la ricerca condotta dall’istituto ISPO di Renato Mannheimer per conto della Camera Nazionale della Moda Italiana.



L’analisi è stata condotta su un campione rappresentativo dell’intera popolazione italiana tramite un sondaggio, è stata poi approfondita con focus group dedicati e infine dettagliata attraverso colloqui con 11 esperti del settore fashion. Un campione quantitativo e qualitativo che gli analisti hanno incrociato per portare a termine un’indagine che ha il pregio di aver scandagliato la percezione dell’intera massa di consumatori, in accordo con la volontà della Camera Nazionale della Moda.

Il 49% degli intervistati ha dichiarato che la moda è importante nella propria vita, è fonte di gioia, felicità, benessere. Per il 78% degli intervistati la moda è un biglietto da visita.

Sfatato il mito di una moda che sottolinea differenze di categoria sociale, la moda sa parlare a tutti: il 69% degli intervistati non è d’accordo con la frase “scelgo l’abbigliamento anche per dimostrare la mia appartenenza a una certa classe sociale o a una categoria di persone a cui mi sento vicino”, al contrario il 75% si dichiara d’accordo con la frase “se io mi sento bene per come sono vestito, allora mi sento alla moda”.



La moda è una questione legata alla rappresentazione di sé nel mondo, nella società. Il 59% degli intervistati ha dichiarato che “la moda facilita le relazioni”.

I grandi marchi sono amati e ne viene riconosciuto il valore in termini di immagine e qualità, ma il consumatore si è dimostrato self confident: sia per l’abbigliamento, sia per gli accessori, una percentuale compresa tra il 78% e il 79% ha dichiarato che preferisce cambiare spesso marchio e valutare brand e posti diversi per cercare cose nuove. Un dettaglio che dimostra una maturità di approccio alla moda, che stupirà gli scettici convinti che il consumatore sia semplicemente affascinato dal glamour di questa o quella label.

Al contrario il consumatore è cosciente dell’importanza intrinseca della moda e difficilmente ha un rapporto monogamo con un solo brand, anche se i luoghi d’acquisto più ambiti restano le boutique delle grandi maison per la maggioranza (il 40% degli intervistati con punte del 52% per o giovani di 18-25 anni).

Nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati della ricerca ISPO, tenutasi il 13 Aprile, il professor Mannheimer ha evidenziato come la moda abbia ormai assunto “un ruolo ha che fare con il sentire più che con l’apparire”.


Mario Boselli

Una presa di coscienza la cui importanza non è sfuggita al Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Cavalier Mario Boselli, che ha spronato i soci della Camera presenti alla conferenza stampa a interiorizzare il valore emozionale che i consumatori riconoscono all’intero comparto moda.

Sfaccettata e non priva di stimoli la parte della ricerca dedicata al Made in Italy: per gli Italiani Made in Italy è sinonimo di qualità nei tessuti e nella manodopera, una garanzia di qualità e sicurezza, uno stile che dura nel tempo. L’analisi non manca di evidenziare qualche ombra rispetto ai valori contenuti da quello che si configura come un vero e proprio brand.

Secondo gli Italiani il Made in Italy sta vivendo un periodo di fragilità, assediato dalla competizione manifatturiera di altre aree del mondo che però non garantiscono le stesse sensazioni ed emozioni. Per gli Italiani il Made in Italy garantisce valori unici non replicabili.



L’istituto ISPO ha quindi comparato la percezione che hanno gli Italiani del Made in Italy rispetto al Made in China: dalla qualità dei materiali, alla durata dei prodotti, alla creatività e alle tendenze, il Made in Italy è sempre nettamente preferito, ma a patto che le etichette non nascondano in realtà un pre-lavorato estero che poi venga finalizzato in Italia.

Gli intervistati hanno dimostrato una forte antipatia per la poca chiarezza di marchi che si dichiarano portatori di stile Made in Italy e poi producono all’estero. Di fronte a un prodotto Made in China realizzato con qualità pari a quella italiana, ma con maggior convenienza di prezzo, le preferenze vanno per il Made in China.

Un’ulteriore dimostrazione che il consumatore è attento, cosciente, pronto a recepire le novità del mercato: una vera e propria chiamata alle armi per un Made in Italy che nel comparto fashion deve ritrovare gli stimoli e la capacità di dar forza ai valori della tradizione qualitativa e stilistica italiana.

Un Made in Italy che deve tornare a fare sistema, uscendo da quella che la ricerca ISPO ha definito come “un’eccessiva auto centratura e atteggiamento difensivo”. Uno scenario che certamente investe di responsabilità e sfide un’istituzione di coordinamento e rappresentanza come la Camera Nazionale della Moda che può in questa fase rivestire un ruolo di propulsione e rilancio essenziale per l’intero fashion-system italiano, forte della propria vocazione di tutor dei valori del Made in Italy “che da sempre è la nostra priorità centrale” ha specificato il Presidente della Camera Mario Boselli.

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