AFP
Gianluca Bolelli
7 set 2022
Gli azionisti di Richemont respingono le proposte del fondo attivista Bluebell
AFP
Gianluca Bolelli
7 set 2022
Gli azionisti del colosso svizzero del lusso Richemont hanno respinto mercoledì le proposte di Bluebell Capital nel braccio di ferro che li oppone al fondo attivista londinese riguardo ai rappresentanti nel CdA.

Gli azionisti di Richemont, proprietaria in particolare della firma di gioielleria Cartier, si sono rifiutati di eleggere Francesco Trapani, l'ex boss di Bulgari, che il fondo ha voluto portare nel consiglio di amministrazione, preferendogli Wendy Luhabe, la candidata sostenuta dal gruppo, che è quindi ora è la rappresentante dei titolari di azioni di tipo A. gli azionisti hanno votato quasi per l'84% a favore di Wendy Luhabe, mentre Trapani ha raccolto solo il 9,5% dei voti.
Presente nel Board del gruppo dal 2020, la manager è sudafricana. “La signora Luhabe possiede una vasta esperienza nel campo dei beni di lusso. Imprenditrice sociale e attivista economica, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo contributo pionieristico all'emancipazione economica delle donne in Sud Africa”, spiega il gruppo sul suo sito. Luhabe è la fondatrice e presidentessa di Women in Infrastructure Development and Energy, e ha fondato “Bridging the Gap” e il Women Private Equity Fund.
La professionista africana è anche membro fondatore di Women Investment Portfolio Holdings. In più ha fondato la Wendy Luhabe Foundation e ha istituito una borsa di studio presso l'Università di Johannesburg.
Bluebell Capital è un fondo londinese che si è fatto conoscere, tra l'altro, per aver alimentato una rivolta di azionisti che ha portato alla cacciata di Emmanuel Faber, l'ex boss di Danone. A metà luglio aveva preso di mira Richemont, accusandolo di non dare spazio ai detentori di azioni di tipo A nel suo consiglio di amministrazione.
Le azioni di Richemont si dividono in due categorie. Le azioni A sono quelle quotate in Borsa, mentre le azioni B sono detenute dalla Compagnie Financière Rupert, che prende il nome dalla famiglia fondatrice di Richemont, nota per aver fatto fortuna nel tabacco in Sud Africa prima di diversificarsi nel lusso.
Le azioni B rappresentano circa il 10% del capitale, ma anche il 51% dei diritti di voto, il che consente al presidente della società, Johann Rupert, di controllarla.
Il fondo attivista aveva esercitato pressioni affinché i detentori di azioni A, che rappresentano il 90,1% degli interessi economici della società, disponessero anche di un rappresentante all’interno del Board.
Bluebell Capital aveva proposto la candidatura di Francesco Trapani, uno dei co-fondatori del fondo, sottolineando la sua esperienza nella gioielleria, settore d’attività che contribuisce per più della metà al fatturato di Richemont.
Pronipote del fondatore di Bulgari, Francesco Trapani aveva guidato la divisione gioielleria e orologeria di LVMH dal 2011 al 2014, dopo l'acquisizione della griffe italiana da parte del colosso francese del lusso guidato da Bernard Arnault. Trapani rimase poi consigliere di Bernard Arnault fino al 2016.
Il dirigente italiano è anche entrato nel consiglio di amministrazione di Tiffany & Co. nel 2017 a seguito di un accordo tra il gioielliere americano e il fondo attivista Jana Partners. Trapani aveva però lasciato il suo incarico di amministratore alla fine del 2019, poco dopo il lancio dell'offerta che ha permesso a LVMH di impossessarsi di Tiffany.
Nella sua lettera agli azionisti, il presidente di Richemont aveva raccomandato agli azionisti di votare contro Francesco Trapani, sostenendo che il CdA non poteva ragionevolmente lasciarlo entrare visti i suoi legami con LVMH, uno dei suoi maggiori concorrenti.
Anche le società americane di consulenza per il voto degli azionisti Glass Lewis e ISS avevano chiesto di votare contro l’ingresso di Francesco Trapani.
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