Di
Ansa
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Pubblicato il
4 ott 2009
4 ott 2009
Givenchy: standing ovation per Tisci
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Ansa
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4 ott 2009
4 ott 2009
PARIGI, 4 OTT - Grafica, eppure romantica, la donna Givenchy porta il fez e usa la kefiah come un ossessivo motivo optical, che si ripete, si muove e si trasforma in abiti-tatuaggio e in stampe quasi animalier.
Per Riccardo Tisci, stilista della maison, stasera c'é stata una standing ovation. Sarà il tono di queste sfilate parigine, che ancora non sembra decollare, o sarà davvero la bravura del designer pugliese, ma stasera finalmente Parigi ha avuto un po' di entusiasmo per questa moda che guarda al mondo arabo, ma solo perché interessata a trasformare in codici di eleganza europea quei sapori, quei grafismi con cui si fanno riconoscere le terre del Maghreb.
Tisci continua quell'esplorazione che aveva iniziato con l'alta moda, lo scorso luglio. Questa volta tutto é più optical, più forte, più romantico. Lo stilista che Parigi ha adottato e che ama, mescola sempre egregiamente la struttutra e la fluidità. L'incipit della sfilata è un esercizio di sartorialità su giacche e pantaloni, con righe in bianco e nero, con accostamenti molto definiti e netti.
Questa è una donna che non piacerebbe a un certo mondo arabo, ha la sfrontatezza di portare il fez, tipico copricapo maschile (e sono un bel colpo d'occhio questi cappelli alti, a tronco di cono, in pelle bianca o nera). Ha l'ardire di trasmutare la kefiah in motivi a stampa anche su abiti e top di chiffon, sulle giacche a cannoncini sbiechi, sui pantaloni alla turca in fluido jersey, sui leggings che si staccano dal candore smagliante della camicia, portata con il fez nero.
Molto teatrale tutta questa parte della sfilata, con le modelle che sembrano quasi tatuate, sempre su sandali alti legati da fasce di pelle o jersey. La grafica del famoso 'scialle' si sovrappone e si confonde creando un effetto ottico straniante che nel movimento del corpo può sembrare perfino una stampa animalier. Ma lo spirito di questa donna è romantico e Tisci per lei ha in serbo corti abiti che panneggiano strati e strati di tulle evocando le dune, che sono come bozzoli di chiffon drappeggiato e trattenuto sulle spalle da ricami tridimensionali, quasi delle grandi rose del deserto, realizzate in paillettes dipinte a mano.
Sabbia rosata e verde acqua per gli abiti-peplo che non citano la Grecia ma piuttosto un mondo arabo inesistente. Non c'é alcun folklore, l'etnico è un'ispirazione molto liberamente interpretata anche quando la stampa kefiah diventa un pizzo bianco per abitini corti, come il baby doll con cui la modella e musa Maria Carla Boscono chiude la sfilata. (ANSA).
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