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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
25 lug 2017
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Giorgio Armani: malgrado un calo delle vendite, l’utile è cresciuto nel 2016

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
25 lug 2017

Dopo un primo rallentamento registrato nel 2015, Giorgio Armani ha sofferto per la prima volta di un calo delle vendite lo scorso anno. Influenzato dall’instabilità di un mercato del lusso attualmente in piena evoluzione, il gruppo italiano continua comunque a mostrare una certa solidità, con un utile netto in aumento e denaro in cassa per 881 milioni di euro (+35% rispetto al 2015).

La sfilata dell'abbigliamento maschile di Giorgio Armani P/E 2018 - Pixelformula


Le vendite del gruppo fondato dallo stilista nato a Piacenza l’11 luglio di 83 anni fa sono diminuite del 5,3% nel 2016, raggiungendo i 2,511 miliardi di euro, contro i 2,65 miliardi di un anno prima. Questa contrazione è legata alla “strategia di continua e progressiva razionalizzazione e di riqualificazione della rete distributiva, che produrrà degli effetti positivi nel lungo periodo”, spiega la griffe in un comunicato.
 
“Il 2016 è stato un anno difficile per il settore della moda e del lusso. Le cause possono essere attribuite a vari fattori esterni, tra i quali il rallentamento delle percentuali di crescita dell’economia cinese, le tensioni generate dagli attentati terroristici che hanno colpito l’Europa, o le evoluzioni di natura politica, al di là del cambiamento generale nei comportamenti d’acquisto”, analizza nello stesso comunicato il fondatore e CEO del gruppo, Giorgio Armani.

Cara Delevingne incarna la nuova immagine della linea A/X Armani Exchange Giorgio Armani


Nel 2016, la casa di moda ha registrato un margine operativo lordo (Ebitda) calato del 10% rispetto all’anno precedente, a 462 milioni di euro, risultando pari al 18,5% del fatturato (contro il 19,4% del 2015). Giorgio Armani ha comunque raggiunto nel periodo un utile netto di 271 milioni di euro, cresciuto del 12,4% rispetto al 2015.

Nonostante la riduzione dei margini, “i risultati ottenuti dal Gruppo Armani dimostrano la forza del brand e ne confermano la solidità”, sottolinea lo stilista-imprenditore. “Contuiamo dunque nel segno del consolidamento e della razionalizzazione lavorando come sempre nella prospettiva della continuità e del lungo periodo”, prosegue “Re Giorgio”.
 
In effetti il gruppo quest’anno si è impegnato, come anticipato da FashionNetwork Premium lo scorso marzo, in una profonda riorganizzazione del portafoglio e della rete di punti vendita, “a seconda delle esigenze e delle potenzialità dei diversi Paesi”.

Giorgio Armani al termine della sua ultima sfilata di Haute Couture a Parigi - © PixelFormula


L’offerta è ora incentrata su tre universi e marchi principali: il polo lusso, con la linea principale Giorgio Armani, la collezione di alta moda Armani Privé e la linea di design e arredamento Armani/Casa; la seconda linea Emporio Armani, che comprende il marchio dai prodotti molto classici Armani Collezioni e Armani Jeans, più giovane e casual; e la linea maggiormente commerciale dallo stile street A/X Armani Exchange, che recupera anche una parte di Armani Jeans.
 
Quest'ultima è oggetto di un riposizionamento volto a trasformare la sua immagine di brand di fast fashion in un’etichetta “giovane e accessibile”. Fino a poco tempo fa distribuita esclusivamente sui mercati americani e asiatici, la linea ha iniziato ad essere diffusa in Europa.

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