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6 apr 2012
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Gianfranco Ferré conoscerà presto la sua sorte

Pubblicato il
6 apr 2012

Un anno fa, il marchio Gianfranco Ferré sembrava fuori pericolo. Dopo esser stato sottoposto per due anni a una procedura di sorveglianza amministrativa da parte del Governo italiano a causa di gravi problemi finanziari, la griffe di prêt-à-porter aveva alla fine trovato un acquirente: il Dubai Paris Group, appartenente alla famiglia Sankari.


Collezione Ferré autunno-inverno 2012-2013

Questa società, specializzata nella distribuzione di grandi marchi di moda, soprattutto sui mercati del Medio Oriente e dell'Europa dell'Est, ha investito 8 milioni di euro per mettere le mani su quest'icona del Made in Italy. L’accordo di vendita prevedeva un piano di rilancio che comprendeva in particolare il pagamento delle somme in sospeso non ancora pagate ai fornitori, con l'aggiunta di importanti investimenti e nuove aperture di boutique.

Ma, giorno dopo giorno, si è sempre più manifestato uno scenario completamente diverso, nel quale sembra paventarsi il fatto che nessuna promessa sarà mantenuta. Avvisati del peggioramento della situazione, i tre commissari, nominati all'epoca dal Governo per gestire l'impresa sotto tutela amministrativa, nel 2011 hanno chiesto agli organi di giustizia competenti “il sequestro preventivo del marchio” al Tribunale di Isernia. Questi commissari in effetti, hanno per legge voce in capitolo sui destini della società per un periodo di due anni dalla data della sua vendita, vale a dire fino a marzo 2013, in modo che possano controllare l'effettiva applicazione del piano industriale presentato all'atto dell'acquisizione.

Dopo aver convocato il Paris Group in ottobre, i commissari hanno richiamato i Sankari a novembre, senza però ottenere un reale chiarimento. I nuovi proprietari della griffe sono adesso tenuti a fornire tutta la documentazione necessaria entro breve. “E' stata chiesta al Paris Group la certificazione di una società di revisione per verificare che i fornitori siano stati pagati. Gli è anche stato chiesto di confermare ufficialmente che il brand non sarà trasferito all'estero”, spiega una fonte vicina alla pratica.

Un primo segnale positivo è arrivato da un recente incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, nel quale il Paris Group ha assicurato di avere pagato il 93% dei debiti e di avere investito 24 milioni di euro nel capitale sociale, ma tutto questo può rappresentare solo un inizio.

Lungi dal rassicurare sulla sua reale volontà di rilanciare Gianfranco Ferré, Ahmed Sankari, figlio del potente presidente-fondatore di Paris Group, posto alla guida della griffe, finora ha solamente fatto sorgere numerosi dubbi e interrogativi. Ma soprattutto, ha accuratamente evitato sin da gennaio di parlare alla stampa. Subito dopo il suo arrivo, ha cominciato a fre piazza pulita, licenziando entrambi gli stilisti Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, che avevano preso il testimone dello stile dopo la morte di Gianfranco Ferré, avvenuta nel giugno 2007.

Questi ultimi sono stati rimpiazzati da un'altra coppia, Stefano Citron e Federico Piaggi, che in passato avevano lavorato con lo stilista fondatore e che oggi sono responsabili della direzione creativa della donna e dell'uomo. Il nuovo proprietario ha poi mandato a casa tutto il top management e altre figure chiave dell'azienda, concentrando tutti i poteri nelle sue mani. “L’impressione è che l'azienda non sappia dove stia andando”, confida un ex dirigente. “Il management non è stato sostituito, non ci sono investimenti pubblicitari. Quelli che hanno comprato non hanno la minima idea di come si gestisce una casa di moda”.

I 100 milioni di euro in investimenti, ancora una volta promessi nel novembre scorso, sembrano più che altro un annuncio di facciata. Al posto di lanciare il previsto piano di espansione, il Paris Group ha chiuso la boutique milanese della prestigiosa Via della Spiga, accontentandosi di annunciare delle aperture a Dubai… “Il timore è che questi svuotino l'azienda del suo contenuto al fine di conservarne soltanto il nome, destinato ad essere poi sfruttato commercialmente attraverso delle licenze. Cioè quello che sembrano aver già fatto con Louis Féraud, che hanno comprato l'anno scorso”, prosegue il manager.

Malgrado tutto, le autorità italiane vogliono credere in una soluzione positiva della vicenda, con nessuno che osa proporre la revoca della vendita.

Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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