Galeries Lafayette e La Redoute: cosa aspettarsi dalla loro unione?
Le Galeries Lafayette finalizzeranno entro l’inizio del 2018 l’acquisizione di La Redoute (51% del capitale) facendo così nascere un’entità del valore di 4,5 miliardi di euro. Con l’obiettivo di raggiungere i 5,5 miliardi nel 2020 avvantaggiandosi ciascuno dei punti di forza dell’altro per garantirsi la propria crescita. In che misura queste due società si uniranno e quali sinergie si potranno attendere? Alcune risposte sono state date dagli stessi dirigenti delle due aziende, riunitisi in una conferenza stampa il 31 agosto.
L’obiettivo manifestato è chiaro: creare un leader del commercio omnicanale, il primo attore del mercato francese dell’abbigliamento come valore, davanti a Kiabi e H&M. Il tutto conservando una certa autonomia. “Non è prevista nessuna conseguenza sulla forza lavoro, né alcun avvicinamento fisico fra le due aziende”, assicura Nathalie Balla che, con Eric Courteille, ha dato il via alla ripresa della Redoute nel 2014, dopo il suo acquisto dal gruppo Kering (allora PPR).
È auspicato un arricchimento reciproco. “Le insegne resteranno indipendenti, entrambe sono marchi iconici, ma non ci poniamo limiti per esplorare tutte le condivisioni possibili, che si tratti dell’offerta, dei dati o dei file dei clienti”, annuncia Eric Courteille, che tiene subito a citare come esempio le recenti acquisizioni di partecipazioni che anche in quei casi hanno combinato e-commerce e negozi fisici, da Amazon con Whole Foods a Conforama in ShowroomPrivé.
“Una crescita verso un’offerta premium da entrambe le parti”
Il gruppo Galeries Lafayette si avvantaggerà sicuramente delle competenze digitali di La Redoute, che ha ormai abbandonato il grosso catalogo vecchia maniera e realizza ora il 91% delle proprie vendite su Internet. “Le Galeries devono accelerare la loro digitalizzazione”, insiste Nicolas Houzé, direttore generale del grande magazzino creato 125 anni fa. “Faccio l’esempio dell’elemento chiave della consegna: La Redoute è molto forte nel famoso ‘ultimo chilometro’, e così ci potrà aiutare ad essere migliori su questo punto”. L’obiettivo di Houzé? Che le vendite delle Galeries Lafayette realizzate online raggiungano il 10% delle sue vendite complessive nel 2020. Al contrario, il know-how del grande magazzino nella gestione di negozi gli permetterà di assistere e aiutare l’ex marchio di vendite per corrispondenza nel suo sviluppo retail, oggi unicamente concentrato sulla nicchia di mercato dei prodotti per la casa.
Anche l’universo dell’arredamento appare come uno dei cardini di questa unione. Un segmento sul quale La Redoute si è sviluppato notevolmente, dato che la Casa rappresenta il 48% del suo giro d’affari. In questo senso, la generalizzazione dei corner di AM.PM., il marchio di mobili della Redoute, è stata già prevista all’interno delle Galeries Lafayette; in un primo tempo sarà in Francia, ma poi perché non all’estero? Bisogna dire che i due attori collaboravano già fra di loro, dato che un primo shop-in-shop del brand era stato installato nel 2015 al BHV Marais. “In più vogliamo allestire degli showroom connessi per gli articoli la casa”, precisa Nathalie Balla. Questo mercato in crescita contrasta con il generale stato di salute del comparto dell’abbigliamnto e rappresenterà un importante vettore di crescita per il nuovo insieme: l’obiettivo è che l’offerta di arredi e mobili passi dal 20% al 25% del fatturato globale delle due entità entro il 2020.
In termini di prodotti, non è in programma nessuna sostituzione. Sarà invece la complementarietà a primeggiare, visto il posizionamento prezzi in parte diverso delle due aziende. “Le Galeries Lafayette sono situate più in alto sulla scala dalla moda, riunendo marchi mainstream, di lusso accessibile e lusso nel negozio di boulevard Haussmann, mentre La Redoute si muove piuttosto fra "access" e mainstream”, puntualizza Philippe Houzé, presidente del Consiglio d’Amministrazione del gruppo Galeries Lafayette. “Accompagneremo la crescita di gamma operata da La Redoute. Una ‘premiumizzazione’ dell’offerta è in corso da entrambe le parti”. In concreto, “si potrebbe, perché no, immaginare che il proprio marchio fashion delle Galeries Lafayette sia venduto su La Redoute”, profetizza Nathalie Balla, “ma anche che si possa migliorare la nostra offerta (per qualità e stile) e arricchire la “Brand Boutique” (il corner multimarca all’avanguardia risultato della partnership fra Brand Bazar e La Redoute, ndr.) con nuovi brand che lavorano con le Galeries”.
Ambizioni internazionali
Altro pilastro del loro sviluppo reciproco? L’estero. “Contiamo già su 7 indirizzi all’estero, siamo in anticipo sulla nostra tabella di marcia”, si rallegra Nicolas Houzé. “Un negozio aprirà a Shanghai entro la fine di quest’anno, con la volontà di cercare altre location in Cina”. Alllo stesso modo, La Redoute, presente fisicamente in sei nazioni e che realizza il 30% del proprio volume d’affari all’estero, ha ampliato la sua presenza online perfezionando nel 2016 delle partnership con Azoya per la Cina e CFAO per l’Africa. L’offerta Casa è appena stta lanciata sul Web a livello internazionale. Sul versante retail, il distributore di Roubaix “punta a una nuova apertura all’estero entro due anni. Fino ad allora, rafforzeremo la nostra presenza in Francia con due negozi La Redoute Intérieurs a Lione e Carré Sénart”, annuncia Nathalie Balla.
Con il target di tornare a generare redditività nell’esercizio 2017, La Redoute mantiene il proprio obiettivo: raggiungere il miliardo di euro di vendite entro il 2021. Una cifra che Philippe Houzé cita come soglia per acquisire il rimanente 49% del capitale di La Redoute e così diventare in ultima analisi il suo unico azionista.
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