GCDS: una storia di immigrazione nella moda, ma al contrario
Pochi nuovi marchi sono così in spolvero nella Milano di questi giorni come GCDS. Una storia di immigrazione al contrario quella dei fondatori di questo brand, i quali hanno messo in scena quella che hanno definito come una “bonanza elettronica”, per concludere in bellezza la sessione di giovedì sera della Settimana della Moda milanese.
GCDS nasce da un'idea di due fratelli (Giuliano e Giordano Calza) nati a Napoli, ma che hanno fondato la loro casa di moda a Milano. Tuttavia, i primi passi nella moda non li hanno mossi in Italia, bensì a Shanghai, quando gestivano cinque ristoranti ed erano ansiosi di trovare un altro momento di ripartenza nelle loro vite.
Questo percorso inaspettato si riflette nei progetti di GCDS, il cui nome sta per God Can't Destroy Streetwear (“Dio non può distruggere lo streetwear”, ndr.). E per molti, l'Onnipotente ha certamente fatto a pezzi molte abitudini convenzionali quest'anno durante la pandemia, come le tipiche nozioni sulla messinscena delle collezioni di moda, poiché i designer di tutto il mondo si sono affrettati a reinventare presentazioni e show dopo il lockdown. E pochi lo hanno saputo fare quanto Giuliano Calza, che ha assunto lo studio di ingegneria di Los Angeles Emblematic Group per mescolare personaggi strambi, tanto kitsch e video-sogni nell'ultima presentazione di GCDS. In essa, una sfilata di moda è stta trasformata in un pianeta virtuale e inesplorato con l'aiuto della piattaforma “REACH.Love” dell’azienda californiana di ingegneria. Piattaforma che riunisce un team unico, composto dall’hacker creativo e artista Thomas Webb e dal regista Jeron Braxton, che ha realizzato il video “In Your Eyes” di The Weeknd.
A Milano, i fratelli hanno svelato il concept giovedì sera alle 20:00 al loro team di design e PR nel giardino della propria sede di Porta Venezia. A LA, c’è stato un contemporaneo show dal vivo.
Così abbiamo incontrato il designer Giuliano Calza, che ha studiato scienze politiche a Napoli, e suo fratello Giordano, amministratore delegato, che vanta una laurea in economia presso la Bocconi di Milano, in una chiamata su Zoom. Giuliano, vestito con una felpa con sopra stampato un teschio, e Giordano, in camicia di jeans, ci hanno raccontato il futuro della moda e di GCDS.
FashionNetwork.com: Perché avete di deciso di creare una galleria digitale?
Giuliano Calza: Lavoravo a casa mia guardando fuori dalle finestre e pensando a come potevo scappare da quella prigione. Volevo qualcosa che rallegrasse le persone e le eccitasse, quindi ho deciso di portare tutti fuori dal mondo reale verso uno generato in 3D e progettato in modo che i vestiti fluiscano e si comportino esattamente come nella realtà. Tutti vogliono far parte del pubblico di una sfilata di moda e quest'anno possiamo farli sedere dove vogliamo, ovunque, anche vicino alle celebrità. È una scelta democratica. Ma il progetto è stato estremamente faticoso. Comunque sono davvero entusiasta di creare questo tipo di sensazione alla Blade Runner. In questo mondo, puoi cambiare il tempo e l'atmosfera intorno; oppure le persone possono divertirsi con i giochi e persino andare nel backstage. Avremo molti giochi: nuove versioni di Pacman e del flipper e tutto ciò che avevamo sul nostro primo computer.
FNW: Perché avete scelto lo slogan God Can't Destroy Streetwear?
Giuliano: È stata una decisione fatta da adolescente. Ho iniziato questo progetto a soli 20 anni. Sono sempre allegro e pronto per un po’ di divertimento e pensavo che la moda ne avesse bisogno. Ho pensato: "perché tutti devono vestirsi di nero?". Vestiamoli in rosa e verde. Ho sempre avuto l'idea che l'abbigliamento fosse un camuffamento che riflette il nostro umore.
FNW: Definite il DNA di GCDS.
Giuliano: Uno stile bizzarro e giocoso Made in Italy. Uno streetwear che viene prodotto nelle migliori fabbriche d'Italia, con ottima maglieria e tagli sartoriali. Una bellezza che è moderna e manga.
FNW: Vi definireste un'etichetta per skateboarder?
Giuliano: No, perché oggi gli articoli che creiamo sono fatti a mano e altamente artigianali. I nostri cappotti arrivano dalla stessa fabbrica usata da Gucci e Dolce. Siamo tra lo streetwear e la moda.
FNW: Una volta avete fatto una sfilata a New York? Perché siete tornati in Italia?
Giuliano: Sì, l'abbiamo fatto una volta per la Primavera-Estate 2017. In effetti, la New York Fashion Week ci ha invitato come Italian Most Loved e hanno pagato tutto, e abbiamo realizzato uno show di successo su un molo. Ma New York è tre volte più cara di Milano! Quindi, mai più.
FNW: Che tipo di anno avrete, Giordano?
Giordano: Abbiamo appena inaugurato uno store a Londra, ma siamo rimasti aperti solo per tre settimane. E abbiamo aperto un quinto negozio in Asia a Shanghai. Quest'anno non abbiamo licenziato nessuno a causa del Covid. Tutti i nostri ragazzi stanno ancora lavorando per noi.
FNW: Qual è il vostro fatturato annuo?
Giordano: 20 milioni di euro, circa l'80% ottenuto nel wholesale. Nel 2020 sarà probabilmente lo stesso dell'anno scorso, forse un 5% in più.
FNW: Quanti punti vendita avete?
Giuliano: Abbiamo sette negozi di proprietà e poi circa 370 punti vendita multimarca, non molti department store - a mio fratello non piacciono. Essenzialmente boutique. Lo vediamo come un lusso entry-level.
Giordano: Le nostre vendite online sono più o meno raddoppiate quest'anno. Ma abbiamo dovuto chiudere il nostro showroom di Parigi e nessuno può venire allo showroom di Milano, quindi tutto è fatto tramite Zoom. Però in questo momento non abbiamo molti segnali negativi. Il nostro budget è almeno lo stesso dell'anno scorso grazie all'e-commerce. Inoltre, apriremo un negozio a Roma, su Via del Babuino. Un nostro punto vendita diretto. Abbiamo convinto il proprietario ad accettare una percentuale sulle vendite. Ai proprietari piace il nostro marchio perché non è possibile definire chiaramente cosa sia. Potremmo vendere pasta oppure acqua o altro!
Giuliano: Produciamo direttamente anche articoli per la bellezza. Ho scelto ogni oggetto e tutto è divertente. Come il nostro rossetto chiamato “Marijuana”, che funziona e vende molto. Ma il beuty ha bisogno di grandi investimenti, quindi ci stiamo andando piano.
FNW: Qual è il vostro mercato principale?
Giordano: La Cina è il nostro secondo mercato dopo l'Italia, compresi i negozi a Shanghai, Pechino e da una settimana a Hong Kong.
Giuliano: Vivevo a Shanghai. Ho aperto un ristorante italiano e ad un certo punto ne avevamo cinque, ma ho trovato sempre molto stressante gestire il cibo e le persone. Tantissime urla… Quindi volevamo un cambiamento. Ad ogni modo, sono stato cacciato perché non avevo un visto quindi, stranamente, andarci sembra come tornare a casa. Ho realizzato le mie prime felpe in Cina e le ho riprese per venderle a Milano. Quindi la nostra è una vera storia di immigrazione!
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