11 giu 2019
Freddy torna a Pitti Uomo con la capsule firmata Luca Tommassini
11 giu 2019
Freddy, lo specialista italiano del fitness, punta sul lifestyle e torna dopo 10 anni a Pitti Uomo per presentare il nuovo progetto realizzato con Luca Tommassini: una capsule collection per la primavera/estate 2020 nata dalla condivisione dei valori dell’“Art of Movement” tra l’azienda ligure e il famoso coreografo, che ripropone su capi, calzature e accessori unisex le sue coreografie, sotto forma di stampe.
“Con Luca abbiamo immaginato questa capsule pensando ai capi che lui vorrebbe avere in valigia nei suoi viaggi in tutto il mondo. La collezione si sviluppa principalmente intorno al concetto di bianco e nero, molto in linea con i trend contemporanei; include capi più tradizionali, come t-shirt e tute, ma anche proposte insolite, come un parka e un poncho che si trasforma in gonna”, ha spiegato a FashionNetwork.com Carlo Freddi, che ha fondato l’azienda a Chiavari nel 1976. “La fascia prezzo è un po’ più alta rispetto ai nostri standard, ma comunque accessibile: dai 50 ai 70 euro le t-shirt, da 120 ai 140 euro le tute. Abbiamo progettato anche un mobile espositivo ad hoc per questa capsule, per creare dei corner dedicati all’interno dei punti vendita”.
Con la nuova linea, Freddy punta a inserirsi in negozi selezionati di fascia medio-alta, specializzati nell’athleisure. “La capsule collection è piaciuta molto a tutti i distributori, anche quelli esteri, in particolare Inghilterra, Germania e in generale tutto il mondo anglosassone e scandinavo. La modalità di vendita sarà quella del ‘see now buy now’, che sarà lanciato sul nostro sito durante Pitti; dal punto di vista della comunicazione vogliamo lavorare molto con testimonial e influencer”, prosegue Freddi. “Anche grazie a questo progetto, nel 2019 puntiamo a portare le vendite online, che oggi rappresentano il 5% del totale, al 10%”.
Freddy, che ha chiuso il 2018 con un fatturato di circa 50 milioni di euro, stabile sul 2017, e prevede per quest’anno una crescita a una cifra, possiede in Italia un flagship store a Milano e altri cinque punti vendita all’interno di mall legati al progetto Wr.Up, la tecnologia firmata e brevettata dall’azienda, applicata al pantalone e in grado di esaltare la silhouette di tutte le donne: “Wr.Up è stato un successo planetario, lanciato nel 2013, con cui abbiamo raggiunto un pubblico molto ampio in tutto il mondo: siamo presenti con questa linea in 44 Paesi con distributori e raggiungiamo 100 Paesi con l’online. Oggi Wr.Up rappresenta il 44% del nostro giro d’affari totale e ci ha permesso di aumentare la nostra quota export, arrivata al 50%. Il modello è particolarmente amato sul mercato cinese, che grazie a Wr.Up è diventato il nostro primo mercato estero, seguito dai Paesi scandinavi, Inghilterra, Francia, USA, Australia e Russia”, ci ha spiegato Freddi.
Oltre ai monomarca italiani, all’estero il brand conta su una rete di una cinquantina di monobrand gestiti da distributori e due punti vendita diretti, a Miami e a Londra; a fine giugno Freddy sbarcherà in Israele con i suoi due primi negozi sul territorio. Il network wholesale si compone di circa 800 multimarca in Italia e 1.200 nel mondo.
Sul fronte produttivo, oltre ad alcune collezioni sia uomo che donna 100% made in Italy, l’azienda sta ampliando sempre più la percentuale di prodotti realizzati sul territorio nazionale: “Lavoriamo in particolare sui tessuti, che per un prodotto come il nostro devono necessariamente essere di qualità e ad alte prestazioni. Abbiamo un’importante collaborazione con la Tessitura Brugnoli di Busto Arsizio; abbiamo sviluppato tessuti molto particolari, tra cui uno realizzato con la pianta di ricino, che garantisce la massima traspirazione. Il made in Italy per noi è una scelta, oltre che qualitativa, anche etica: vorremmo contribuire alla creazione di una filiera italiana, che lavori sulle unicità del nostro Paese, come tecnologia, qualità e innovazione”, ha concluso Freddi.
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