Fendi: un addio in lacrime a Karl Lagerfeld
Tutto l’ambiente della moda ha detto addio Karl Lagerfeld giovedì a Milano, quando Fendi ha presentato l'ultima collezione creata dallo stilista tedesco in occasione di una sfilata straziante e cupa.
Il suo grande amico e DJ di lunga data Michel Gaubert ha messo “Heroes” di David Bowie nel finale, a contrassegnare la fine dei 54 anni trascorsi nella maison romana da Karl Lagerfeld, morto questo martedì mattina a Parigi, all'età di 85 anni. Molte modelle, acconciate con i capelli neri e lisci ed occhiali futuristici, erano visibilmente in lacrime, come vari importanti dirigenti di LVMH seduti in prima fila.
Bella e Gigi Hadid hanno presentato gli ultimi due outfit: due abiti fluidi in mussola plissettata semitrasparenti su collant logati, uno color carne, l’altro mandarino, e il primo abbinato a un berretto da fantino di pelliccia. Poi Silvia Venturini Fendi è coraggiosamente venuta a salutare gli ospiti - sorride, smorfia, singhiozza e scuote la testa, sotto un cartello su cui è scritto, con la calligrafia di Karl Lagerfeld: “Love Karl”.
“Il legame tra Karl Lagerfeld e Fendi è la più lunga storia d’amore del mondo della moda e continuerà a influenzare le nostre vite per anni. Sono profondamente rattristata dalla sua scomparsa ed estremamente colpita dalla costante attenzione e perseveranza di cui ha dato prova fino alla fine. Quando ci siamo sentiti pochi giorni prima di questo défilé, pensava solo a una cosa: la ricchezza e la bellezza della collezione. Questa è un'autentica testimonianza del suo carattere. Ci mancherà tantissimo”, ha dichiarato Silvia nelle note al programma.
Mentre gli applausi piano piano scemavano, Karl è riapparso su un megascreen. Parlava in francese per raccontare il ricordo che aveva dei primi schizzi per il marchio nel 1965. Le sue mani, coperte dagli iconici guanti in pelle, si muovevano frenetiche agitando un pennarello nero.
“È la preistoria, Negli anni '60 non ci siamo certo trattenuti. Avevo un cappello Cerruti, i capelli lunghi, degli occhiali neri, una cravatta stampata di Jean Lavallière e un giubbotto da caccia di tipo inglese con le applicazioni. Norfolk credo si chiami. Con delle culotte in stile francese e degli stivali e una borsa che avevo trovato a Milano. Voilà, è tutto. Un tweed scozzese stampato con sfumature di rosso e giallo. Me ne ricordo molto bene. Quello era il mio stile, indecoroso, nel 1965”, spiegava alzando le spalle, ed estraendo il bellissimo schizzo dal suo taccuino.
Karl è famoso per aver inventato il logo della doppia F invertita della casa di moda romana, spesso dichiarando per ridere che non gli erano mai state versate le royalties per il copyright sul marchio. In questa stagione è stata ripresa la sua versione arrotondata “Karligrafata” del 1981, vista su dei collant o delle camicie di seta con collo a punta abbottonato fino in alto, alla maniera inimitabile di Karl. Il logo è apparso anche, con grande effetto, su dei bottoni cabochon e dei giacconi da marinaio intarsiati di pelliccia. Anche la passerella beige, in moquette spessa, esibiva l’emblematico logo in lettere alte un metro.
È stato uno show eccellente per un addio alle sfilate, con bellissime giacche in pelle cerata, blazer maschili tagliati in modo sublime e una serie indimenticabile di tailleur in pelle traforata, molti dei quali abbinati a borse “Peekaboo” rifinite con le stesse perforazioni. Per le serate più fredde, una camicia da nonno allungata in visone marrone, davvero splendida, decorata da una striscia giallo narciso. Per le serate di gala, diversi abiti sbalorditivi con spalle a pagoda, tagliati a forma di diamante.
E nel finale un tocco di umorismo, che Karl Lagerfeld avrebbe sicuramente apprezzato. La canzone d’apertura era Small Town, di Lou Reed e John Cale. “Quando cresci in una piccola città, ti rendi conto che nessuna persona famosa è mai venuta da lì”, cantava Lou Reed. Ebbene, Karl Lagerfeld è cresciuto a Bad Darmstadt, cittadina di soli 3.500 abitanti…
Prima della sfilata, un gruppo di manifestanti anti-pelliccia ha offuscato gli animi, mentre i 1.500 invitati entravano nello spazio dedicato all’evento di Fendi a Milano. Le loro urla furiose risultavano totalmente fuori luogo in un giorno di lutto. Possibile che nessuno abbia mai insegnato loro il concetto di rispettare almeno un minimo i morti?
Quando si considera quanta gioia ha portato Karl Lagerfeld con le sue squisite creazioni e le sue buone parole, e a tutti i posti di lavoro che la sua creatività ha offerto agli italiani e ai lavoratori del settore della moda in tutto il mondo, tutto ciò è sembrato particolarmente ingiusto.
E un tentativo assolutamente fallito di distogliere l’attenzione dal solenne saluto reso ad un grande artista.
Macte virtute sic itur ad astra. Come scriveva saggiamente il grande poeta latino Virgilio. Ovvero: Coloro che eccellono, così raggiungono le stelle.
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