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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
21 set 2019
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Febbre tropicale e moda sostenibile da Marni

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
21 set 2019

Secondo una certa scuola di pensiero, Francesco Risso, il designer di Marni, sarebbe lo stilista più inventivo del momento a Milano. E a giudicare dalla collezione febbrile e incisiva che ha presentato per la firma italiana venerdì, si tratta di un parere molto saggio.

Marni - Primavera-Estate 2020 - Womenswear - Milano - © PixelFormula


Francesco Risso è un autentico rivoluzionario, un designer che pensa fuori dagli schemi e che si è servito un gran numero di materiali riciclati per creare una serie di look visivamente sbalorditivi, pur esplorando nuovi territori in termini di moda.
 
Nel corso dei tre anni che ha passato da Marni, Francesco Risso ha creato spazi concettuali innovativi per le sue sfilate, questa volta ponendo i suoi ospiti su una serie di sedili cilindrici in cartone riciclato disposti geometricamente.

Ma il fulcro della sua proposta sono state delle stampe pazze (astrazioni floreali e gestuali nei colori primari) fuse con forme audaci. Risso ha davvero un talento innato, ed è stato in grado di proporre degli abiti da sera sapientemente tagliati di traverso, dei corpetti asimmetrici fluttuanti e audaci, degli impertinenti abiti scollati da cortigiane e degli enormi giacconi da marinaio: tutto era semplicemente perfetto.
 
Per i momenti più solenni, il giovane stilista ha mostrato dei blazer e dei cardigan oversize degni dell’alta moda, rifiniti con fiori e piante delle Figi dipinti a mano. E il pubblico è sembrato fremere allo shock provocato da un vestito stupendo, che pareva realizzato con il pescato del giorno e gli strumenti di un pescatore: alghe lanose pescate in acque profonde e vecchie reti da pesca in nylon.

Marni - Primavera-Estate 2020 - Womenswear - Milano - © PixelFormula


“Ho immaginato di svegliarmi malato, affetto da una malattia tropicale, che comportasse allucinazioni, brividi, sogni insensati. Quella linea sottile che trasforma i bei sogni in qualcosa di inquietante, e il modo in cui la natura è in grado di riconnettersi con il nostro tempo”, ha spiegato lo stilista, che è uscito a salutare in camice da laboratorio, il viso coperto da una pennellata.
 
L'arredamento comprendeva palme rigenerate disposte in un labirinto verde, opera dell’artista Judith Hopf. E la scelta delle acconciature è stata sorprendente: tutte le top esibivano trecce coperte di brina, e molte avevano piante acquatiche che crescevano loro sulla testa – ninfee e altre idrofite. Il tutto accompagnato da una colonna sonora geniale di DJ Frédéric Sanchez, ancora un mash-up, che ha raggiunto l’apice con “Victims of the Riddle” di Toyah.
 
In poche parole, una sfilata che segnerà un’epoca – un Marni organico, che recupera le immagini d’archivio e i materiali estratti da bottiglie di plastica trovate sul fondo degli oceani.

Marni - Primavera-Estate 2020 - Womenswear - Milano - © PixelFormula


“Francamente, quando sento la parola sostenibile, mi irrita un po'. È così facile usare il termine e molto più difficile tradurlo in atti pratici e azioni reali. Ma è un nuovo inizio, dal momento che abbiamo usato molti materiali organici, come le palme che decoravano il set, che sono cresciute grazie ai rifiuti chirurgici. Questo è il nostro modo di protestare con gioia”, ha spiegato il designer, in questo giorno di sciopero globale per il clima (Global Climate Strike).
 
E quando gli abbiamo ricordato questa manifestazione internazionale, lo stilista ha riso: “In effetti, dovrei smettere di parlare e scioperare a mia volta!”.

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