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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
9 apr 2020
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Fast Retailing (Uniqlo) riduce le previsioni annuali

Di
AFP
Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
9 apr 2020

Colpito duramente dalla pandemia di coronavirus, il colosso giapponese dell’abbigliamento Fast Retailing (Uniqlo) ha rivisto al ribasso le sue previsioni annuali, dopo performance non del tutto soddisfacenti nel primo semestre dell’esercizio 2019/20.

Uniqlo


Il gruppo prevede di realizzare un utile netto annuale di 100 miliardi di yen (844 milioni di euro), contro i 165 miliardi di yen stimati in precedenza, il che rappresenta un calo del -38,5% rispetto all’esercizio fiscale 2018/19. Fast Retailing ha inoltre abbassato drasticamente l’obiettivo annuale di utile operativo, passato da 245 miliardi a 145 miliardi di yen (-43,7%). Infine, la società si aspetta una flessione del -8,8% delle vendite a livello mondiale nell’esercizio in corso, a 2.090 miliardi di yen (17,63 miliardi di euro), mentre si aspettava di raggiungere i 2.340 miliardi di yen.
 
Queste stime sono state elaborate “partendo dal principio che l’impatto del Covid-19 continuerà a causare un forte declino delle vendite anche ad aprile e maggio, prima di un ritorno progressivo alla normalità a partire da giugno”, ha spiegato Fast Retailing in un comunicato.

Il gruppo non esclude tuttavia di rivedere di nuovo i suoi obiettivi al ribasso se l’impatto della pandemia dovesse persistere, anche considerando la recente dichiarazione di stato di emergenza in numerose regioni del Giappone, tra cui quelle di Tokyo e Osaka.
 
"Penso che il nuovo coronavirus sia la più grande crisi che l’umanità abbia conosciuto dalla Seconda Guerra mondiale”, ha dichiarato in occasione di una conferenza stampa il fondatore e patron di Fast Retailing, Tadashi Yanai.
 
Molto presente anche in Cina e in Corea del Sud, il gruppo è stato colpito sin dall’inizio della crisi sanitaria ed è stato costretto a chiudere temporaneamente diverse centinaia di negozi del suo brand principale, Uniqlo; anche la produzione dei suoi capi di abbigliamento, realizzata da partner in Asia, ha subito un notevole impatto. Se la produzione in Cina è quasi tornata alla normalità, quelle in India e in Bangladesh rischiano di “fermarsi completamente” nel prossimo periodo, ha anticipato Tadashi Yanai.
 
Anche le attività del gruppo in Europa e Nord America sono state severamente colpite dalla pandemia, che ha causato misure di quarantena, a volte drastiche, in tutto il mondo.
 
Nel primo semestre (da settembre 2019 a fine febbraio 2020), l’utile netto del gruppo è sceso del -11,9% a 100,4 miliardi di yen, l’utile operativo del -20,9% a 136,7 miliardi di yen e il giro d’affari del -4,7% a 1.208,5 miliardi di yen.

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