Fashion Week: la donna alla ricerca di sé stessa a Milano
Mai come in questa stagione gli stilisti milanesi sono apparsi tanto divisi. Sebbene sia vero che il tempo delle tendenze ben definite non esista più, le Fashion Week lasciavano comunque ancora intravedere dei movimenti di fondo. Ma non è più così. Almeno su un punto tutti sembrano d’accordo: lo street e lo sportswear non sono più all’ordine del giorno. Ovunque, la donna ritorna alle basi del guardaroba più classico, con l’abito, il tailleur, la giacca, il cappotto, il cardigan e la gonna (quest’ultima possibilmente a mezza lunghezza) come capi di riferimento.
Come per le collezioni maschili di gennaio, si conferma la passione per i vestiti dai tagli impeccabili, con belle stoffe classiche, la ricerca del dettaglio, o l’autenticità, mostrata mettendo in primo piano i saperi. Su molte passerelle si assiste al ritorno di una certa eleganza un po’ retrò, ispirata ai modelli degli anni ‘50, con lunghezze che molto spesso scendono sotto le ginocchia.
I completi sono sia confortevoli che eleganti, effetto ottenuto in particolare attraverso dei lunghi abiti fluidi abbinati ad ampi pantaloni, mentre i cappotti avvolgono il corpo. Una volta in più, Dolce & Gabbana si manifesta come l’emblema di questo movimento, con una collezione interamente dedicata alla “eleganza”.
La femminilità è esacerbata, come testimoniano gli innumerevoli guanti glamour visti qua e là, ma anche gli stivali alti fino alla coscia e gli stivaletti con i tacchi, onnipresenti, preferibilmente in vinile e in colori forti. Ma si esprime con ogni tipo di sfumature e variazioni. Romantica, con lunghi abiti-tunica floreali o colorati; infantile, con una strizzata d’occhio a Bambi da Marco De Vincenzo o ai mondi delle favole in altri stilisti; minimalista, puntando su un comfort di lusso da Calcaterra; iper sexy o aggressiva, tutta in pelle o latex.
Alcune collezioni arrivano addirittura a sdoppiarsi tra due correnti totalmente opposte, come da Miuccia Prada, che ha giocato su romanticismo e amore da un lato, e sulla forza e il tema militare dall’altro. O ancora GCDS, che ha trasformato le sue principesse in streghe nella seconda parte del proprio show. Bottega Veneta ha invece mischiato super motocicliste in total look di pelle con tenute più classiche.
Il filone dark attraversa molte altre collezioni. Lo si ritrova in uno spirito punk da Gucci con le sue maschere e collane irte di punte di metallo; in versione gotica da Marni con lunghe catene chiuse a chiave con lucchetti lungo il corpo delle modelle e delle graffette al posto delle cuciture; super sexy da Versace, grazie a bretelle sado-maso in pelle e calze con giarrettiere. Voglia di fare a botte e mostrare tutta la propria potenza?O bisogno di proteggersi in un mondo incerto e sempre più violento? La proliferazione di stivali da ranger da una passerella all’altra non è senza motivo.
Per Miuccia Prada, la moda non può più rimanere indifferente di fronte al crescere dell’odio e delle tensioni. Un sentimento che in passerella si è tradotto in inquietanti ragazze con lunghe trecce bionde e stivali militari. “Se fossimo stati in un altro secolo, ci sarebbe già stata una guerra, con tutte queste situazioni violente e il razzismo che sono presenti in Europa. Ho veramente paura”, ha commentato la stilista alla fine del suo show. “D'altra parte, lavoriamo per gente ricca realizzando vestiti ricchi. Ma la moda ha un peso sociale importante e c'è una sorta di attesa per parlare di altri argomenti. Come trovare un modo per farlo in maniera intelligente, ma non troppo superficiale?”.
Da altri stilisti, quest’inquietudine affiora solo in filigrana. Per esempio nella collezione molto sofisticata di Marco De Vincenzo, i cui abiti sono come annebbiati da cattivi pensieri. “Non ho l'abitudine di inviare messaggi, perché per me la moda è soprattutto glamour e gioia. È probabile che la mia collezione abbia assorbito le tensioni che ci circondano. Ma la moda è come un gioco, è anche un modo per fuggire dalla nostra vita quotidiana”, sottolinea.
Questa lettura spiega senza alcun dubbio l’ambivalenza che è emersa dalla Fashion Week milanese. Altri, più pragmatici, vi vedono solo una transizione, visto il periodo ancora colpito dalla crisi. “Dopo la moda per il genderless e l'influenza dello streetwear, oggi le case di moda cercano di comprendere quale sarà la prossima tappa. Ovviamente, è palese che stiano esplorando diverse piste, a volte dirigendosi molto lontano dal loro universo abituale”, analizzano Stefano Martinetto e Giancarlo Simiri, fondatori della piattaforma Tomorrow London Holdings.
“Questa ricerca un po' disordinata è anche da leggere considerando il calo delle vendite nel mercato dell'abbigliamento femminile, di cui il 20% del fatturato è stato recuperato dall'uomo. I marchi di moda donna cercano dunque di differenziarsi in tutte le direzioni possibili”, concludono.
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