12 mar 2019
Fabrizio Ferrario Furs preme sulla distribuzione estera e sulla label Why Not
12 mar 2019
Il marchio di pellicceria fondato nel 1992 a Cogliate (MB) dall’omonimo imprenditore lombardo si apre al retail e spinge sui mercati esteri e sulla nuova label di capispalla Why Not, fondata lo scorso anno dalla figlia, Paola Ferrario.

Aperto a maggio del 2018 in boulevard de la Croisette 50, a Cannes, vicinissimo al Casinò, il primo negozio di Fabrizio Ferrario Furs ha una superficie di 55 metri quadrati, e ha già ottenuto “un ottimo sell-out in questi primi 9 mesi d’attività”, ha detto a FashionNetwork.com il fondatore Fabrizio Ferrario. Il brand produce pellicce (la prossima collezione avrà circa 80 pezzi) in cincillà (70%) e zibellino (25%), con qualche visone (che rappresenta il 5% della produzione) realizzato in collaborazione con l’etichetta di capispalla Why Not.
Why Not è l’agenzia di comunicazione della figlia dell’imprenditore lombardo, Paola Ferrario, che cura la comunicazione della società paterna, e che dall’anno scorso produce una linea di capispalla più young, per il momento composta di 10 articoli in visone decorati con borchie. “Il prodotto Why Not l’abbiamo pensato volutamente come più giovane, e l’abbiamo voluto slegare dalla nostra produzione di iper lusso in cincillà e zibellino, velli che rappresentano un po’ la storia della pellicceria. Questo brand ci dà una linfa creativa più moderna, perfetta per intercettare gusti dei clienti più giovani”, afferma Fabrizio Ferrario. “In questo 2019 Why Not ha già trovato nuovi clienti in Corea del Sud e Cina”.
Nato nel 1992 (ma chiamato così solo dal 2008), il brand dal 2011 produce anche una linea di preziosissime coperte, cuscini o pouf in cincillà (Fabrizio Ferrario Home), foderati con cashmere, e c'è pure una linea in cashmere al 50%.

Il fatturato 2018 è cresciuto quasi in tripla cifra percentuale, rivela Ferrario, che stima di crescere almeno in doppia cifra anche al termine di questo esercizio. L’export avviene in 10 Paesi. La nazione più cresciuta l’anno scorso è stata la Corea del Sud. “È diventato un mercato caratterizzato da una clientela giovane. Una giovane borghesia che ha sfruttato il boom delle vendite online, che per molti coreani hanno determinato utili elevatissimi. Questi guadagni, realizzati in tempi relativamente rapidi, li hanno portati ad investire anche nel lusso. Un fenomeno simile a quanto successo in Cina nel decennio precedente”, dice l’imprenditore.
Il giro d’affari di Fabrizio Ferrario Furs è per il 98% generato all’estero. Primo mercato la Francia con il 50% del fatturato, soprattutto ottenuto in Costa Azzurra (“dove spesso vendiamo a clienti russi che vi si recano in villeggiatura”, dice Ferrario), seguita dal Giappone.

Infine, tra fine 2019 e inizio 2020, Fabrizio Ferrario Furs punta ad aprire un altro negozio monomarca in una prestigiosa stazione sciistica europea, che Ferrario non vuole indicare con precisione, ma che non esclude possa trovarsi in Svizzera.
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