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6 ott 2014
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Export calzature italiane verso la Russia in calo del 20%

Pubblicato il
6 ott 2014

Dopo un quadriennio di crescita, il 2014 è all’insegna delle difficoltà per la Russia e i mercati della Comunità Stati Indipendenti (CSI). La grave crisi politica tra Russia e Ucraina, con le sue profonde implicazioni nei rapporti con l’Unione Europea e gli Stati Uniti, ha amplificato le difficoltà congiunturali, determinando un brusco rallentamento degli ordini anche nel calzaturiero Made in Italy.

Collezione PE 2015 Le Babe, presentata a TheMicam nell'edizione di settembre 2014 - Foto di Patrizia Franzese


Secondo i recenti dati Istat elaborati da Assocalzaturifici, nel primo semestre 2014 l’export di calzature verso la Comunità degli Stati Indipendenti è sceso di quasi il 20% in valore, passando da 400 a 321 milioni di euro. La flessione è stata del 17,7% in quantità (da 5,6 a 4,6 milioni di paia) rispetto allo stesso periodo del 2013.

La Russia era a fine 2013 il nostro quinto mercato di destinazione in valore e il settimo in volume. Ucraina e Kazakistan, gli altri due principali acquirenti dell’area, occupavano il sedicesimo e il ventisettesimo posto nella graduatoria valore. Il peso dell’intera CSI sulle vendite estere di calzature italiane superava il 10% in valore; nel 2000 tale quota era ferma al 3,7%. L’incremento in valore, dal 2000 al 2013 è stato, al netto dell’inflazione, del 152%. In termini di volume del 74%.

Mario Valentino, Collezione PE 2015 presentata a TheMicam nell'edizione di settembre 2014 - Foto di Patrizia Franzese


Una crescita prolungata – interrottasi bruscamente nel 2009 per gli effetti della crisi economica mondiale – che aveva ripreso vigore nel 2010 giungendo, nel 2013, al pieno recupero dei livelli 2008. Negli ultimi 15 anni la CSI è risultata, assieme al Far East, tra le aree mondiali più dinamiche, con una spiccata preferenza verso la fascia alta della produzione Made in Italy: il prezzo medio (77,58 euro/paio nel 2013) è più che doppio rispetto alla media dell’export italiano complessivo (pari a 36,73 euro).

Flessioni a due cifre – secondo i dati Eurostat elaborati da Assocalzaturifici – per i primi 3 fornitori, da cui provengono 6 calzature su 10 in arrivo dalla UE: Italia, Polonia (-12,3% in valore) e Germania (-14,2%). Complessivamente l’Unione Europea ha esportato in CSI 21,8 milioni di paia per 659 milioni di euro, con cali del -12,1% in valore e del -4% in quantità rispetto al primo semestre 2013. La quota dell’Italia sul totale UE sfiora il 50% in valore (48,7%), e si attestata invece al 21% in volume. Il prezzo medio delle scarpe importate dall’Italia (69,90 euro) risulta tre volte e mezzo superiore alla media degli altri fornitori UE.

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