9 feb 2020
Eurojersey incrementerà gli investimenti produttivi di oltre 10 milioni di euro in 3 anni
9 feb 2020
L’azienda tessile varesina effettuerà investimenti pari a quasi 10 milioni di euro nel prossimo triennio nell’intento di potenziare la propria capacità produttiva e rendere possibile una maggiore diversificazione dei suoi prodotti di punta, i tessuti tecnici “Sensitive Fabrics”, brevettati nel 1989 e scaturiti da una mischia di nylon e della fibra elastomerica di lycra.

Oggi la società vanta un portafoglio di varie centinaia di clienti, aumentati di diverse decine rispetto a tre anni fa, soprattutto nel settore dell’abbigliamento, cresciuto del 14% nel 2019, che rappresenta il principale segmento del suo giro d’affari. “I nostri clienti principali generano il 70% del fatturato di Eurojersey”, precisa a FashionNetwork.com Michela Delle Donne, direttrice marketing di Eurojersey. “Tra i 100 top, i primi 5 in assoluto fanno parte del segmento activewear, per esempio lo statunitense Athleta, che utilizza tutti i nostri tessuti per proporre sul mercato una collezione urban con tessuti performanti, la cui modelleria non è solo composta dai leggings, ma anche da giacche, camicie o pantaloni cinque tasche”, aggiunge il direttore commerciale, Matteo Cecchi.
“Sono tanti i marchi di moda maschile che si stanno approcciando a noi per utilizzare i nostri confortevoli tessuti no-stiro “Sensitive Fabrics” anche per giacche o pantaloni, non più solo per camiceria, campo in cui continua con ottimi risultati la collaborazione con Canclini”, indica Cecchi. “Oggi, molti marchi europei ed americani di menswear ci contattano per realizzare ad esempio giacche termosaldate, stampate o lavate in capo, vista la tendenza delle ultime sfilate internazionali, per un ritorno al formalwear, affiancato però da tocchi di comodità e performance con tessuti più tecnici. Tra essi, Herno o Boggi, Hugo Boss o Closed”. E anche Paul Smith, per il quale ad esempio Eurojersey ha realizzato, totalmente in Italia, un blazer termosaldato con logo interno laserato. “Siamo dei tecnici, ma il look dei nostri tessuti rimane molto fashion”, ricorda Michela Delle Donne.
Oltre alla tecnologia 3D che enfatizza stampe, decori, disegni e texture, con la stagione Primavera-Estate 2021 Eurojersey ha anche lanciato tessuti elastici in mélange sviluppati su diverse basi nella collezione “Conscious Tech”, grazie alla collaborazione con il confezionista lituano Audimas, utilizzati ad esempio da Burberry per dei leggings da donna con il nuovo monogramma TB Thomas Burberry, o da Moncler per alcuni fuseaux femminili invernali, in cui sono state abbinate termosaldature tecniche con elementi di tessuto a contrasto shiny/opaco più fashion. Si tratta di tessuti tinti interfilo mélange e poi tinti in pezza. I pesi sono 170 grammi, 190, 210 o 245 (da leggings, da camiceria o da top a seconda delle grammature). “Siamo tra i primi ad aver realizzato un tessuto mélange indemagliabile”, assicura Matteo Cecchi.

L’azienda 100% Made in Italy, che fa parte del Gruppo Carvico, con sede a Caronno Pertusella (VA), ha chiuso il 2019 con un fatturato superiore ai 74 milioni di euro, crescendo dell’1% sul 2018. Un dato generato per l’82% sui mercati esteri e per il 18% in italia. In termini di vendite di tessuti per l’abbigliamento, l’Europa supera l’America ed è stata ancora l’Olanda a collocarsi al primo posto del giro d’affari di Eurojersey, con 12,4 milioni di euro di fatturato, seguita dalla Germania, con 10 milioni di euro di fatturato e dalla Francia a 9,7 milioni.
L’azienda è totalmente verticalizzata, e avendo una stamperia interna può vantare una serie infinita di disegni e pattern disponibili in archivio. Estesissimo l’elenco dei suoi clienti del mondo del lusso, che parte da Burberry e arriva a Celine o Chiara Boni.
Eurojersey ricorda con il consueto orgoglio di occuparsi di sostenibilità ambientale sin dal 2007, quando ha avviato il progetto “Sensitive Ecosystem” e ad aprile 2019 “siamo diventati la prima azienda tessile al mondo certificata PEF (Product Environmental Footprint), che dichiara l’impronta ambientale lasciata da un metro quadro di tessuto attraverso 16 indicatori, fra cui l’impronta idrica, l’impatto delle emissioni di gas a effetto serra e l’impronta energetica”, puntualizza Michela Delle Donne.
Situazione Coronavirus? “Non sappiamo ancora che contraccolpi potrà avere per i clienti locali che abbiamo in Cina. I nostri clienti principali sono certamente preoccupati, perché parte della loro produzione manifatturiera viene realizzata in Cina, ma è anche vero che hanno tutti dei back-up plans che gli consentono di spostare abbastanza rapidamente la produzione in Vietnam”, racconta il direttore commerciale. “Chi si preoccupa lo fa perché ha fornitori di tessuti cinesi. Ora le aziende vorranno conoscere l’origine della materia prima, se si avranno problemi nel ricavarla o nel produrla, ecc. Sicuramente questa situazione dei ritardi ne creerà, e potrebbe darsi addirittura che tale fenomeno possa creare a lungo termine dei vantaggi all’Europa, alla Turchia o al Nordafrica, aree nelle quali le aziende potrebbero spostare in un prossimo futuro quelle specifiche produzioni manifatturiere”.

“Comunque, visto che tutte le nostre materie prime provengono dall’Europa, e che la nostra produzione è 100% Made in Italy (anzi, Made in Caronno Pertusella), non abbiamo problemi di sourcing, C’e da valutare la situazione trasporti: se la disponibilità di voli aerei e di cargo in entrata e uscita dalla Cina sarà limitata, conseguenze ce ne saranno”, aggiunge la direttrice marketing.
Eurojersey vede aumentare i clienti in modo particolare negli Stati Uniti, “mercato che sta dimostrando maggiori possibilità soprattutto grazie alla contaminazione reciproca in atto tra i settori dell’Active-Athleisure e dell’Abbigliamento”, precisa Cecchi.
Eurojersey continua infine ad essere contributor di ZDHC (Zero Discharge of Hazardous Chemicals) per il chemical management ed è sempre partner di WWF Italia.
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