30 lug 2019
Eurojersey debutta nei tessuti per la moda maschile e si certifica PEF
30 lug 2019
L’azienda varesina che produce tessuti tecnici è tornata dopo un’assenza di 18 anni al salone internazionale del tessile Milano Unica, conclusosi questo mese a Milano, in cui ha presentato la sua prima collezione di tessuti per la moda maschile.

“In buona sostanza siamo un’azienda monoprodotto, che produce solamente il tessuto “Sensitive Fabrics”, scaturito da una mischia di nylon e della fibra elastomerica di lycra, il quale consente di produrre tessuti tecnici elasticizzati molto versatili ed è stato brevettato nel 1989”, racconta a FashionNetwork.com Michela Delle Donne, direttore marketing di Eurojersey.
La nuova collezione di tessuti per la moda uomo, per l’Autunno-Inverno 2020/21, dei tessuti “Sensitive Fabrics” si chiama “Untraditional Tailoring”. “Ci siamo orientati verso il mondo della moda uomo anche dopo aver raccolto dei feedback da alcuni clienti che si stanno avvicinando al nostro prodotto per l’utilizzo in giacca e pantalone, ma specialmente camiceria”, aggiunge il direttore commerciale Matteo Cecchi. "Abbiamo una collaborazione con Canclini per il disegno dei tessuti da camiceria che sta andando decisamente bene. E cominciamo ad avere diversi marchi del menswear che adottano le nostre realizzazioni, come Herno o Boggi, anche per giacche termosaldate, stampate o lavate in capo. A livello mondiale c’è un interesse dell’applicazione del nostro prodotto presso quei brand dallo stile più athleisure che vogliono realizzare capi che mantengano un look fashion, ma ai quali aggiungere un lato performance che garantisca confort e facilità d’uso”.
L’azienda 100% Made in Italy che fa parte del Gruppo Carvico, con sede a Caronno Pertusella (VA), ha chiuso il 2018 con un fatturato di 74 milioni di euro, crescendo di 6 milioni sull’anno precedente. Un dato generato per l’85% sui mercati esteri. In termini di vendite di tessuti per l’abbigliamento, l’Europa supera l’America ed è l’Olanda a collocarsi al primo posto del giro d’affari di Eurojersey, con il 35%, seguita da Germania, Italia e Francia. I dipendenti diretti della società sono diventati 203, una ventina in più dell’anno scorso.

“Veniamo dai due anni migliori di sempre per la nostra azienda, senza dubbio perché c’è una tendenza favorevole all’applicazione di questi materiali tecnici anche per altri usi”, continua Michela Delle Donne. Il settore dell’abbigliamento vale poco più del 40% del fatturato di Eurojersey, cui segue il segmento sport/athleisure, in grande crescita, mentre il segmento storico dell’intimo/beachwear sta soffrendo per il boom dei materiali tecnici-sportivi e la crisi dell’intimo ‘alla francese’ o ‘alla Victoria’s Secret’. “Chi fa un prodotto medio-alto sta andando bene, seppur con crescite molto limitate, chi realizza un prodotto di medio-bassa gamma sta facendo molta fatica”, assicura Cecchi, che ricorda come Eurojersey abbia realizzato anche collaborazioni di nicchia, come per calzature su tessuto stampato insieme a Vibram, o con alcune aziende di arredamento.
L’azienda è totalmente verticalizzata, e avendo una stamperia interna può vantare una serie infinita di disegni e pattern disponibili in archivio e vanta un estesissimo elenco di clienti del mondo del lusso, come Burberry, Celine o Chiara Boni.
Eurojersey si occupa dal 2007 di sostenibilità ambientale, quando ha avviato il progetto “Sensitive Ecosystem” e ad aprile del 2019 “siamo diventati la prima azienda tessile al mondo certificata PEF (Product Environmental Footprint), che dichiara l’impronta ambientale lasciata da un metro quadro di tessuto attraverso 16 indicatori, fra cui l’impronta idrica, l’impatto delle emissioni di gas a effetto serra e l’impronta energetica”, puntualizza Michela Delle Donne. “Dal filo alla produzione del tessuto (tessitura, tintoria, stamperia, fino alla spedizione al cliente), tutto viene certificato seguendo questi parametri. La certificazione è stata istituita nel 2013 dal Joint Research Centre (JRC) dell’Unione Europea come raccomandazione per tutte le aziende europee. Stiamo lavorando con alcuni clienti per arrivare a certicare anche l’impatto ambientale del capo finito”.

In questo senso, è stato Herno, con la collezione “First Act” (realizzata con tessuto Sensitive Fabrics”), a certificare per primo 8 capi dalla produzione del filo, a quella del tessuto a quella del capo finito. “Speriamo che questa tecnologia, che stiamo adottando per primi, diventi un benchmark e sia abbracciata da altri marchi, sia del monte che del valle della filiera”, si augura il direttore marketing.
Nella sua continua attenzione alla sostenibilità, Eurojersey continua ad essere contributor di ZDHC per il chemical management. ZDHC (Zero Discharge of Hazardous Chemicals) è un’organizzazione internazionale che approfondisce il problema delle sostanze chimiche pericolose nella filiera globale del tessile. Inoltre, Eurojersey è orgogliosamente l’unica azienda tessile ad avere attiva una partnership con il WWF Italia, dal 2015. Il nuovo triennio di collaborazioni, partito nel 2018, è focalizzato soprattutto su azioni a sostegno della tutela dei mari, quest’anno rivolte alla salvaguardia degli squali nel Mediterraneo anche contro le frodi alimentari ed esplicitate nell’evento “Shark Awareness Day”, svoltosi il 14 luglio scorso a Monopoli (BA), per il quale l’azienda di Caronno ha vestito 400 volontari e pescatori coinvolti nel progetto con t-shirt in "Sensitive Fabrics".
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