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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
30 set 2020
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Esprit: forti perdite nell’esercizio 2019/20

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
30 set 2020

In fase di trasformazione dal 2018, il gruppo di moda Esprit, che ha sede tra la Germania e Hong Kong, ha subito tutto il peso della crisi del Covid-19. Nell’esercizio finanziario annuale terminato il 30 giugno, il marchio ha visto diminuire il fatturato del 23,6%, a 9,874 miliardi di dollari di Hong Kong (1,09 miliardi di euro). Le sue perdite al lordo di interessi e imposte sono aumentate notevolmente nel corso dell'anno, passando da 2,080 a 3,447 miliardi di dollari di Hong Kong (380 milioni di euro), pari a un +65,7%.

Collezione Autunno-Inverno 20/21 - Esprit


Il gruppo spiega di aver subito i primi effetti della crisi sanitaria lo scorso gennaio, sui mercati asiatici e a livello della propria supply chain, mentre a marzo i suoi negozi europei hanno quasi tutti abbassato le serrande per diverse settimane. “Come risultato di queste chiusure, i ricavi del gruppo sono diminuiti drasticamente, le scorte sono aumentate, mentre è continuata la spesa per affitti e stipendi”, afferma l'azienda. Le vendite in Europa e Nord America sono diminuite del 41% nel periodo da marzo a giugno 2020.
 
Di fronte alle incertezze su una possibile ripresa, la direzione ha scelto alla fine di marzo di chiedere la protezione giudiziaria per le sue attività in Germania attraverso una procedura di salvaguardia, per condurre una ristrutturazione. I provvedimenti presi da Esprit hanno portato alla riduzione dell'organico e alla chiusura di negozi o al mancato rinnovo di vari contratti di locazione: ovvero la prevista eliminazione di metà della rete di store sul mercato tedesco e il licenziamento di 1.100 persone. Lo scopo di queste manovre è ridurre i costi nel tentativo di tornare un giorno alla redditività.

I risultati retail di Esprit in Europa sono stati molto influenzati al termine dell'esercizio dal lockdown - Esprit


Il mese successivo, ad aprile, la società, comunque ancora quotata alla Borsa di Hong Kong, ha deciso di cessare anche l'attività nella maggior parte dei suoi mercati asiatici: Singapore, Malesia, Taiwan, Hong Kong e Macao. Inizialmente doveva rimanere presente in Cina attraverso una joint venture, ma questa è stata invalidata alla fine di luglio “a causa di una violazione sostanziale delle condizioni da parte del partner contrattuale”. L'azienda afferma di avere allo studio una nuova strategia nell'area, ma nel frattempo tutti i suoi negozi cinesi hanno chiuso i battenti.

Il gruppo, che impiegava 3.400 persone al 30 giugno 2020 (qundi un numero significativamente ridotto, poiché raggiungeva le oltre 4.900 unità un anno prima), intravede un primo trimestre 2020/21 “già promettente”, che l’incoraggia a seguire il suo piano di ristrutturazione con l'obiettivo di essere nuovamente redditizio entro due anni. Ciò richiederà comunque la chiusura di altri negozi.

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