Pubblicato il
5 dic 2011
5 dic 2011
E' morto François Lesage, il decano dei ricamatori
Pubblicato il
5 dic 2011
5 dic 2011
Il ricamatore François Lesage, ineguagliato artigiano dell'alta moda, morto giovedì scorso, ha accompagnato con il suo talento e la sua gioia di vivere molti fra i più grandi stilisti, da Balenciaga a Saint Laurent fino a Chanel, per più di mezzo secolo. Malato da molti mesi, questo artista dallo sguardo malizioso, scherzoso e sempre ottimista, è morto al termine di una "lunga malattia" all'età di 82 anni. La casa di produzione di Lesage (che aveva quattro figli e numerosi nipoti) era stata acquistata nel 2002 da Chanel.
![]() François Lesage. Foto: AFP/Jean-Pierre Muller |
Contattato dall'AFP, Karl Lagerfeld, si è detto "molto rattristato", ed ha affermato che questo artigiano "unico nel suo genere" e "bon vivant" aveva "sorpreso più di una volta" per il suo talento gli stilisti che avevano lavorato con lui.
Christian Lacroix, che lo aveva incontrato per la prima volta nel 1982 per la sua prima collezione da Patou, si è invece definito "più che triste" dopo la notizia della morte di Lesage, "l'artigiano affettuoso, l'amico appassionato, il maestro, il sostegno", che "ha dato un enorme risalto al mondo tradizionale del pizzo e del ricamo" e che "avrebbe voluto fosse eterno". "Lo rivedo, severo nel suo gabardine, aprire la sua valigia magica piena di tesori, di sottili lucentezze, di arditezze contemporanee mescolate a delizie storiche. Insomma, la sua opera affascinante". Lacroix racconta anche che durante la preparazione delle collezioni, Lesage "soffriva quanto noi". “Amavo quei momenti in cui andavamo a scoprire (nel suo atelier) le sue creazioni (...), dove valutavamo insieme l'effetto di una paillette bruciata da lui accanto a una pietra dipinta, aggiungendovi un poco di oro ad effetto ologramma. Era un po' come passare dall'altra parte dello specchio, con lui che mi teneva la mano”, scrive Lacroix nell'e-mail inviata all'AFP.
François Lesage aveva ricevuto la scorsa settimana il titolo di maestro d'arte al Ministero della Cultura. Frédéric Mitterrand saluta in un comunicato il "complice" dei couturiers: "La sua maestria, il suo sguardo, la sua immaginazione li accompagnavano nei loro sogni più audaci".
"Il nostro mestiere, è di essere dei camaleonti", spiegava François Lesage all'agenzia AFP l'anno scorso. "Con Karl, io sono Karl. Con Christian (Lacroix), io sono Christian... Riceviamo un disegno e il nostro ruolo consiste nell'interpretarlo. Lo stilista è l'architetto, noi i decoratori. E' tutta una questione di complicità". Affascinante e dalle tinte forti, era spesso presente alle sfilate, offrendo volentieri le sue osservazioni ai vicini della prima fila.
Nato nel 1929 "su un mucchio di perline e paillette", François Lesage ha acquistato a 20 anni l'azienda di pizzi fondata dal padre. "Non mi sono mai posto la questione (di fare altre cose). Dormo nella camera dove sono nato", confidava senza remore. Sua madre, "eccellente colorista", lavorava presso la sarta Madeleine Vionnet.
Dopo aver trascorso la guerra nella zona franca, a 19 anni parte per gli Stati Uniti per "perfezionare" il suo inglese. Lavora brevemente per la Paramount, ai costumi, dove incrocia Marlene Dietrich, Ava Gardner. Raccontava con piacere di essere stato invitato a una serata "romana" in toga da Lana Turner, in un'immensa villa hollywoodiana con una piscina "per metà all'interno, per metà all'esterno". "La torta galleggiava sulla piscina, portata da uomini di colore. Vedere tutto questo solo pochi anni dopo essere stato un rifugiato...", diceva. "Laggiù ero un piccolo principe. A Parigi, ero il figlio di Lesage", sospirava.
Ritorno alla realtà, suo padre muore. Ritorna. E' così che incontra Yves Saint Laurent da Dior e Karl Lagerfeld da Patou. Non hanno ancora 20 anni. "Gaultier, o Lacroix che è il mio figlioccio, erano anch'essi dei debuttanti", diceva. Una collezione, era solito dire, "consiste in una trentina di ricami fatti in due settimane”.
"Ci sono delle caste in questo ambiente, sempre con un'educata distanza" con i fornitori, che entrano nelle grandi maison dalla porta di servizio: "Non avevamo il diritto di salire per il grande scalone. Ho sempre dato del lei ai miei clienti, salvo Lacroix, con il quale ho avuto da subito un rapporto amichevole. Gli ho un po' insegnato il ricamo", diceva con modestia.
Re dell'aneddoto, amava ricordarsi di quel vestito di paillette su una base di gelatina indossato da una cliente spagnola che aveva ballato tutta la notte. O di quel vestito da sposa perforato dalla sigaretta di una manina nel suo atelier: "Abbiamo proposto agli sposi di creare un motivo, uno stemma con le loro iniziali. Abbiamo mangiato dei loukoum tutta la settimana e ricevuto fiori", diceva con una grande risata.
Desideroso di trasmettere le sue conoscenze, nel 1992 aveva creato una scuola di ricamo a fianco del suo laboratorio. L'opera di François Lesage è stata anche oggetto di numerose mostre a New York, Parigi, Tokyo o Los Angeles.
Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP
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