E-commerce: i deputati europei approvano la fine del geoblocco
Nel suo sforzo per creare un mercato online unico, l'Unione Europea si propone di lottare contro il blocco geografico di chi compra su Internet. I deputati europei si sono pronunciati, in una votazione in commissione martedì 25 aprile, in favore di un testo che vieta ai retailer sul Web di trattare in modo diverso gli utenti di Internet in base al loro Paese di residenza.

La prima indagine settoriale sui geoblocchi nel commercio elettronico risale al 2016 e “ha permesso di constatare che il 38% dei dettaglianti che hanno partecipato all'indagine e che vendono online beni di consumo, quali abbigliamento, calzature, articoli sportivi e apparecchi elettronici di consumo, utilizza i geoblocchi. Per questi prodotti, il geoblocco assume per lo più la forma di un rifiuto di consegna all'estero”, si legge sul sito della Commissione Europea.
“Per quanto concerne i contenuti digitali online”, prosegue il sito, “la maggior parte (68%) dei fornitori ha risposto che applica geoblocchi nei confronti degli utenti residenti in altri Stati membri dell'UE. In genere, il geoblocco viene applicato dopo avere analizzato l'indirizzo IP (Internet Protocol) dell'utente, che permette di identificare e localizzare il computer o lo smartphone. Il 59% dei fornitori di contenuti digitali che ha risposto ha precisato che sono i fornitori a monte che impongono per contratto l'uso dei geoblocchi. Per quanto riguarda la diffusione dei geoblocchi, esistono notevoli differenze, che dipendono dalle categorie dei contenuti digitali e dagli Stati membri dell'UE”.
Il progetto legislativo stabilisce che “i venditori online non potranno discriminare i clienti di altre nazioni dell’UE per quanto riguarda le condizioni generali, in particolare i prezzi, sulla base della loro nazionalità, del loro luogo di residenza o anche della loro posizione temporanea”, hanno aggiunto i deputati in un comunicato.
Il testo si applicherà in particolare ai siti di e-commerce come Amazon, Zalando e eBay, e vieterà quindi ai rivenditori online di reindirizzare automaticamente i clienti verso il proprio sito web domestico senza il loro consenso. Uno step che deve ancora passare attraverso un negoziato con gli Stati membri.
L'obiettivo è quello di porre fine alla pratica del geoblocco (o geoblocking) che per il momento divide le offerte online sul Vecchio Continente, e quindi di incoraggiare gli acquisti online transfrontalieri. A livello mondiale, questi ultimi hanno rappresentato nel 2016 più del 50% degli ordini effettuati su Internet, soprattutto attraverso dei marketplace di grandi dimensioni, come Amazon, Zalando e Ebay.
Ma la principale difficoltà della trattativa futura si basa meno sulla parte commerciale e più sulla gestione dei diritti d’autore. Il testo approvato dall'Europa comprende anche i servizi musicali in streaming come Spotify e iTunes. Offerte che per il momento si conformano agli accordi nazionali che disciplinano le opere dell’ingegno. Un’altra difficoltà riguarda le offerte online di noleggio di veicoli, che potrebbero essere influenzate da altre normative diverse.
Secondo uno studio di Eurostat, il numero di consumatori europei che che ha realizzato acquisti transfrontalieri è arrivato al 32% nel 2016, contro il 25% del 2012. Tuttavia, non tutti i Paesi si trovano allo stesso punto. Uno studio di Paypal realizzato lo scorso anno mostra che il 54% dei cyberacquirenti dell’Europa Occidentale ha indicato di aver già fatto acquisti all’estero, ma un ampio scarto separa l’Irlanda (80%) dalla Germania (31%).
Uno squilibrio che si trova anche fra gli e-retailer. In Francia è il 64% a vendere all’estero, davanti agli spagnoli (61%), ai tedeschi (59%), agli italiani (55%) e ai britannici (56%). Tuttavia, molti siti e nazioni, prima ancora di dover affrontare le difficili sfide logistiche per le consegne in Europa, rimandano ancora una prima tappa cruciale: quella della traduzione del loro portale in una lingua straniera.
Versione italiana di Gianluca Bolelli
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