Dr Martens conferma il progetto di quotarsi alla Borsa di Londra
Il piano di lunga data di Dr Martens Limited sarà finalmente realizzato, come ha confermato la società lunedì: il suo ingresso in Borsa a Londra ci sarà. Il fondo Permira, che controlla il brand, vuole cederne una parte che rappresenta circa il 25% delle sue azioni.

Non è stata ancora fornita una stima di valutazione e il piano di attuazione per ora non è stato completamente definito. La griffe britannica di calzature sta solo valutando "di richiedere l'ammissione delle proprie azioni ordinarie al segmento di quotazione premium del Listino Ufficiale della FCA (l’autorità britannica di regolazione finanziaria, ndr.) e di negoziare sul mercato principale della Borsa di Londra”.
Ci vorrebbe una combinazione di circostanze straordinarie perché questo progetto non si concretizzi; e dato che la più grande crisi degli ultimi decenni ha già colpito il comparto lo scorso anno, molto probabilmente l'IPO di Dr. Martens avverrà.
È interessante notare che il marchio vuole chiedere di essere quotato sul mercato principale della Borsa di Londra. Molte aziende del settore della moda preferiscono infatti entrare nel mercato degli investimenti alternativi del listino londinese piuttosto che nel suo mercato principale, più strettamente regolamentato.
Dr. Martens è un’azienda in grande crescita, come dimostrano i risultati del suo ultimo esercizio finanziario. Inoltre, nel 1° semestre dell’esercizio in corso, chiuso a settembre 2020, Dr Martens ha registrato ricavi per 318,2 milioni di sterline (353,1 milioni di euro), +18% in un anno, nonostante la pandemia. L’EBITDA, è salito del 30%, a 86,3 milioni di sterline (95,77 milioni di euro). Una crescita ancor più impressionante se si pensa che il mondo è attraversato da un anno da una crisi sanitaria globale senza precedenti.
Tra gli esercizi 2018 e 2020, il gruppo ha registrato una crescita annuale composta dei propri ricavi (CAGR) del 39% e una CAGR del proprio EBITDA dell'81%.
Una crescita in parte dovuta alla strategia di vendita diretta implementata da Dr Martens, rivelatasi una decisione “cruciale per consentire al marchio e all'azienda di raggiungere il loro pieno potenziale di sviluppo a lungo termine”, e grazie alla quale il brand ha “moltiplicato i punti di contatto diretto con i clienti, ha beneficiato di una migliore valorizzazione delle scarpe e del marchio, ha avuto accesso a più dati e ha ottenuto un migliore controllo sulla gestione della propria strategia”, si legge nella nota pubblicata lunedì.
Dr Martens ha anche ricordato come il suo e-commerce realizzi da qualche tempo eccellenti performance e si aspetta che rimanga “il principale motore della crescita nei prossimi anni”.
Già nei 12 mesi terminati a marzo 2020, la vendita diretta ha rappresentato il 45% del fatturato totale dell'azienda, il 25% ottenuto nei negozi e il 20% con l'e-commerce. Nel 1° semestre dell’attuale esercizio, l’e-commerce è passato in testa. Oggi il 34% dei ricavi proviene dalle vendite dirette, di cui il 24% nell'e-commerce e solo il 10% nei negozi fisici. Questi ultimi hanno risentito delle chiusure per i lockdown e del calo dell’affluenza.
Ma se la vendita diretta rimane un asse strategico per il brand, queste cifre mostrano chiaramente che le vendite B2B rimangono il fuclro di Dr Martens. Oltre ai suoi 130 negozi di proprietà, alle sue concessioni e al suo negozio online, il marchio dispone anche di clienti all'ingrosso, distributori e franchising. Nell’ultimo anno finanziario, il B2B rappresentava il 55% delle sue entrate. E nei primi sei mesi dell'anno fiscale in corso, fino alla fine di settembre, quella percentuale è salita al 66%. Per aree geografiche, la regione EMEA rappresenta il 43% delle vendite, davanti alle Americhe (37%) e all’Asia-Pacifico (20%).
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