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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
19 gen 2020
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Dior: sensazionale sfilata maschile, dedicata a Judy Blame

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
19 gen 2020

Kim Jones ha cercato l’ispirazione per la sua nuova collezione per il menswear di Dior nella propria giovinezza londinese, rendendo un meraviglioso omaggio al famoso e tanto rimpianto Judy Blame. Il risultato? Una sfilata magica, che ha colpito sia in termini di stile, che di tagli, modelli e classe.

Dior Homme - Autunno-Inverno 2020 - Menswear - Parigi - © PixelFormula


Dimostrando una notevolissima sicurezza, Kim Jones ha distillato gli attributi di punta di Judy Blame, il più famoso tra tutti gli stilisti punk britannici, letteralmente in ogni outfit. Jones ha attirato a sé un fragore di applausi e urrà quando è uscito a salutare il pubblico sotto il grande tendone grigio che Dior ha installato in Place de la Concorde. In prima fila si trovavano tra gli altri Robert Pattinson, Cara Delevingne, Victoria, David e Brooklyn Beckham, e il boss dello stilista, l’uomo d’affari Bernard Arnault, imprenditore da 100 miliardi di euro.
 
Judy Blame era noto per aver incorporato la spazzatura della giungla urbana nelle sue immagini di moda, e questa sfilata ha giocato, con molta immaginazione, con queste idee. Come nella iconica cintura plissettata e nei risvolti pendenti, che Kim ha lavorato alla perfezione in cappotti di cachemire estremamente distinti. O come quando ha fatto sua la passione di Blame per i medaglioni eccentrici: tappi di birra, apribottiglie, badge di perle o spille da balia… che da Dior sono stati sostituti con superbe medaglie appuntite, realizzate da un membro della corte di Kim Jones, la star della gioielleria Yon Ahn, e dei pezzi che rappresentavano Judy come monarca o ancora con le perle feticcio dello stilista.

Ma nonostante questa ispirazione punk, gli abiti presentati emanavano una certa maestosità. Smoking che vestivano divinamente con colletti a contrasto, giacche di pelle dal taglio chirurgico avvolgenti come guanti o il magnifico cappotto da soirée d’inaugurazione in seta marezzata, rifinito con una grande rosa di tessuto.
 
Tutta l’équipe Dior era in grande forma ed ispiratissima, soprattutto il creatore di cappelli Stephen Jones, che ha creato una meravigliosa serie di cappellini alla Andy Capp e berretti con bordi zippati, o impreziositi da toppe Judy, da distintivi Pearly King e persino dalla famosa forma a freccia che Judy dava alla cresta di capelli che portava in testa.

Dior Homme - Autunno-Inverno 2020 - Menswear - Parigi - © PixelFormula


La collaborazione di Judy Blame con l’antica maison per cui lavora Kim Jones, Louis Vuitton, aveva dato alla luce una borsa di jeans consumata decorata con ciondoli LV in oro e argento, oggi un pezzo da collezione. Lo scorso venerdì, da Dior abbiamo scoperto una stampa da ballerina Toile de Judy, anziché Toile de Jouy, e un collage di ritagli di stampa composto da comunicati stampa originali di Monsieur e da elementi tratti dagli album di schizzi di Judy, in collaborazione con la Judy Blame Foundation.
 
Kim Jones ha anche disegnato camicie stampate a caldo e guanti da opera a motivi obliqui, indossati con cappotti di cachemire davvero da gentleman, e completati con distintivi ricoperti di tessuto, esattamente come la giacca “Bar”. Un momento assolutamente Christian Blame.
 
Tutti pronti per un’uscita in discoteca a tarda notte con il lusso più stravagante espresso dallo splendido blazer in lana spazzolata, prelevata direttamente dal ventre delle vigogne che vivono sulle rive del lago Titicaca. O ancora con il trench in visone, rasato in modo mirabile per produrre un effetto trompe-l'oeil.
 
Il PDG di Dior, Pietro Beccari, conosceva l’amicizia che univa Kim Jones a Judy Blame, e ha incoraggiato lo stilista a lanciarsi in questa avventura così personale. “Quando Judy ci ha lasciato, Pietro mi ha inviato un testo di condoglianze per la perdita del mio amico. E più tardi ha detto: “Perché non farai qualcosa quando tutti saranno pronti?” E penso che ora lo siamo”, ha spiegato Kim Jones.
 
Jones ha incontrato Blame per la prima volta “molto giovani, al Fridge di Brixton”, quando avevamo 18 anni. “È stato piuttosto terrificante! Ma mi sono fatto coraggio per andare a parlare con lui, ed ecco qua!”.
 
Lo stilista di Dior ha raggiunto il climax del défilé con un cappotto da opera punteggiato da una pioggia di tre tipi diversi di strass e paillette per riflettere meglio la luce, un look che faceva riferimento a un'idea di Marc Bohan nel 1969. Il massimo della couture maschile: ci sono volute 964 ore per ricamarle a mano.

Dior Homme - Autunno-Inverno 2020 - Menswear - Parigi - © PixelFormula


Kim Jones ora è così a suo agio nel suo lavoro che ha persino mostrato ai giornalisti una foto di Judy nel 1991, mentre lavora con John Galliano, l‘ex stilista delle collezioni femminili di Dior.
 
“Ecco Judy che fa styling per Galliano, con uno dei suoi look con gli stampati dei giornali, e una parola di Galliano che sottolinea quanto lo ami. Perché sapete, erano buonissimi amici”. Quindi, ecco ancora un altro legame con questa casa di moda, ha sottolineato Kim Jones.
 
Dopo la sfilata, una particolare euforia regnava tra il team creativo e le decine di modelli e make up artist, quel tipo di atmosfera che si ottiene solo dopo una super sfilata di successo. E questa ha senza dubbio rappresentato un enorme trionfo.
 
In una parola, quando si tratta di moda maschile a livello internazionale, Kim Jones è ormai il boss del segmento. Judy ne sarebbe stato fiero.

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