Dior: Rivolta Femminile
È tempo di tornare alle origini da Dior — anche se soprattutto alla giovinezza di Maria Grazia Chiuri, invece che all’infanzia parigina di Christian Dior. Una collezione composita, sia commerciale che chic, per il prossimo Autunno-Inverno.

Malgrado la sua nostalgia, la sfilata non aveva niente di démodé. La collezione evocava le donne emblematiche degli anni '60 e '70, ma anche i fotografi italiani che le hanno trasmesse ai posteri, inserendo elementi del guardaroba personale di Maria Grazia Chiuri — dei jeans, quadretti grafici, abiti traslucidi e stivali da lavoro.
La sfilata si è aperta con un superbo costume da maschiaccio, la cui descrizione si sarebbe potuta trovare nel diario di una ragazza adolescente — con il riferimento al tailleur “Bar” in più —, poi è proseguita con un abito drappeggiato perfettamente tagliato, che rivelava scollatura profonda e vita sottile, caratterizzato da una cintura monogrammata "CD". Indossato con robusti stivali militari, l'abito ricordava gli anni della giovinezza della stessa designer, quando sviluppava il suo universo estetico e ha iniziato ad esprimersi attraverso la moda.
Durante un incontro con la stampa italiana poche ore prima dell'evento, la stilista è inoltre tornata su diversi episodi della sua gioventù. Quando Maria Grazia Chiuri ha chiesto a sua madre il permesso di iscriversi a una scuola d'arte, questa scelse di mandarla tra i banchi della più severa università dei Parioli, il quartiere preferito dell'alta borghesia romana.
La sua ultima collezione per Dior si potrebbe dunque leggere come una risposta a questo piccolo tradimento. Maria Grazia Chiuri si è divertita a sovvertire il guardaroba più classico aggiungendovi un pizzico di impertinenza: qua, una giacca maschile indossata con una sensuale gonna a pieghe e scarponcini da trekking; là, una giacca da motociclista in pelle controbilanciata da un’ordinata cravatta studentesca. Una lavallière di seta nera, indossata sopra una camicetta trasparente, svela un reggiseno coperto di loghi. La visione di Dior è piena di leggerezza, ma anche di controllo. La maggior parte delle modelle indossava foulard sulla testa, o a volte berretti o cappellini da venditori di giornali.

In questa stagione, la direttrice artistica di Dior ha scelto di variare le lunghezze all’infinito. A volte sono stati proposti mini abiti (ideali per andare a ballare al celebre “Piper Club” della Città Eterna), a volte abiti al ginocchio, per un incontro con gli autori da lei citati nel programma della sfilata. A volte gonne tagliate a metà polpaccio, in questa stagione abbinate ad ergonomicissime scarpe da lavoro o caloscie in pelle grigia chiara "Dior". Ma anche sontuosi abiti lunghi di maglia, decorati con motivi a mosaico.
Maria Grazia Chiuri ha anche proposto splendidi capi con le frange, cappotti-mantelle a quadri, gonne di lana per ragazze cerebrali, abiti da sera in stile "Dolce Vita"... Completamente in sintonia con le sfilate milanesi, dove quasi tutte le collezioni erano ricche di capi frangiati.
“Sinceramente, non mi aspettavo di vedere tutte queste frange. Ma mi piacciono molto”, confessa Maria Grazia Chiuri sorridendo.
La sfilata (sold-out) si è svolta sotto un tendone gigante, costruito nel Giardino delle Tuileries dal collettivo Claire Fontaine, che aveva rivestito le pareti con insegne luminose e colorate, sulle quali si potevano leggere degli slogan femministi: "Women Raise the Uprising" ("Le donne sollevano la rivolta"), "Women are the Moon that Moves the Tides" ("Le donne sono la luna che muove le maree"), "Patriarchy = Climate Emergency" ("Patriarcato = Emergenza climatica") e ancora "When Women Strike the World Stops" ("Quando le donne scioperano, il mondo si ferma").
Tra tutti i défilé, le plance delle ispirazioni che realizza Maria Grazia Chiuri sono proprio le nostre preferite. Sul mood board di questa collezione, appariva tutta una serie di donne emblematiche, dalle intellettuali Palma Bucarelli e Carla Accardi fino alle bellezze iconiche dell’epoca, con Brigitte Bardot, Jane Birkin e Bianca Jagger in testa.

La passerella era rivestita da migliaia di copie del quotidiano Le Monde ricoperto di silicone — a rischio di offendere i giornalisti rivali del Figaro. La colonna sonora è iniziata con Ryuichi Sakamoto e si è conclusa con "Ancora Tu" interpretata da Roísín Murphy. L'accompagnamento ideale per questa sfilata sontuosa e impegnata.
Sempre all'avanguardia nel campo dei social network, Dior ha invitato una star di TikTok (“una TikToker”, come dicono gli addetti stampa), Taylor Hage, che ha avuto l’onore della prima fila. Al suo fianco, la “Youtuber” Liza Koshy, attivista per l'istruzione femminile e amica di Michelle Obama.
In sintesi, la sfilata ha espresso un punto di vista impegnato e lungimirante: Maria Grazia Chiuri sa mettere la moda al servizio delle sue convinzioni femministe, senza troppe fanfare. Sebbene la collezione in sé non sia stata una delle più memorabili della designer — che forse è sembrata muoversi in un terreno troppo familiare — conteneva comunque alcune belle visioni di moda, e ha mantenuto Dior aggiornato ai tempi odierni e in una posizione di rilievo.
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