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4 mar 2009
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Dietro lo sfavillio delle sfilate milanesi, lo spettro del fallimento

Pubblicato il
4 mar 2009

MILANO, 3 marzo 2009 - Se la settimana delle sfilate milanesi non è stata senza energia, lo spettro del fallimento ha pesato molto sulle collezioni di Gianfranco Ferré e Just Cavalli, sullo sfondo della crisi globale del Made in Italy, che giudica la sua situazione finanziaria "molto grave". Solitamente riservata ai VIP, la prima fila della sfilata di Gianfranco Ferré ha accolto venerdì 27 febbraio ospiti stravaganti: i tre commissari nominati dal governo per gestire la IT Holding, gruppo proprietario di Ferré, che alla vigilia era stato messo sotto tutela a causa dei suoi problemi economici.


Collezione A/I d'Elena Miro il 16 febbraio 2009 Foto: Damien Meyer/AFP


Questa procedura italiana, che pretende di proteggere una società dai suoi creditori finché si trovi una soluzione per garantirne il futuro, era stata inizialmente applicata soltanto alla filiale principale della IT Holding, Ittierre. Il fallimento della IT Holding, trascinerebbe nella sua caduta non soltanto Gianfranco Ferré ma anche Just Cavalli (linea bis di Roberto Cavalli), Galliano, Versace Sport o ancora Malo, griffe gestite sotto licenza da Ittierre e il cui futuro resta dunque più che dubbio.

Oltre a questi problemi c'è stato l'annullamento della sfilata di Just Cavalli 48 ore prima dell'evento, a causa della mancata consegna di metà degli abiti previsti per la collezione per mancanza di denaro. Senza lasciarsi abbattere, Roberto Cavalli presentava con successo, alcuni giorni più tardi, la sua linea eponima, che lo stilista gestisce ancora al 100%, con una collezione molto sexy tutta in trasparenza e con stivali a metà coscia neri con zip. "Ho deciso di dichiarare guerra alla crisi" , ha affermato lo stilista toscano presentando le sue creazioni: "non siamo in pieno periodo romantico, occorre attaccare per vincere".

Abbiamo "il dovere di essere ottimisti", ha rincarato Giorgio Armani alla stampa, sottolineando che il settore moda in questi ultimi anni era stato "troppo euforico e aveva speso in modo folle per le copertine delle riviste. Occorre rendersi conto che molti negozi vendono dal 25% al 40% in meno e che parecchie fabbriche chiudono", ha aggiunto re Giorgio, che ha fatto sfilare donne "grintose".


Creazione di Donatella Versace in occasione della settimana della moda A/I 2008 a Milano - Foto: Giuseppe Cacace/AFP

Se la settimana della moda ha innegabilmente brillato per la creatività e l’abilità nella presentazione delle collezioni, il calo di presenza del numero di acquirenti è apparso evidente in questa edizione; alcune grandi case di moda che avevano organizzato due sfilate hanno faticato ad occupare i posti riservati ai clienti. Senza contare la disaffezione nel programma ufficiale della “Fashion Week” di una decina di piccole “griffe” che hanno rinunciato a sfilare in questa stagione.

La situazione globale del settore moda non è più rassicurante: c’è "una necessità urgente e drammatica" di aiuti governativi per sostenere il settore, ha ricordato alcuni giorni fa Michele Tronconi, presidente della Federazione tessile, abbigliamento, pelletteria, scarpe e occhiali.

A Prato, cuore dell'industria tessile italiana, circa 8000 persone hanno manifestato sabato per difendere la loro occupazione e sfidare il governo. Quest'ultimo, la settimana scorsa, ha promesso che le prime misure di sostegno al settore saranno "presentate da qui a metà marzo". Nel 2008, il settore tessile-moda italiano - 60000 imprese per 513.000 lavoratori dipendenti - ha accusato un calo del 3% del suo volume di affari (53 miliardi di euro), secondo dati pubblicati venerdì 27.

Fonte: Katia DOLMADJIAN (AFP)

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