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Pubblicato il
15 apr 2019
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Diesel frena i conti di OTB

Pubblicato il
15 apr 2019

La holding di Renzo Rosso, OTB, chiude un 2018 compromesso dalla crisi negli USA del suo marchio di punta Diesel, che il mese scorso ha chiesto l'ammissione al “Chapter 11” per riorganizzare e rilanciare le sue attività oltreoceano. “Un anno di reset”, lo ha definito l’AD del gruppo di moda veneto, Ubaldo Minelli, “con interventi mirati a creare gli adeguati presupposti per uno sviluppo sostenibile del business”.

L'HQ di OTB a Breganze


Il risultato netto consolidato è risultato quindi negativo per 26 milioni di euro, a cui vanno sommati gli effetti derivanti da attività destinate alla dismissione per un valore pari a 32,5 milioni di euro. A risentirne è stato anche l’EBITDA a 41,5 milioni di euro, in calo (a cambi costanti) di circa 11 milioni rispetto all’esercizio precedente, mentre il fatturato consolidato si è attestato a 1,439 miliardi di euro, anch’esso in flessione a cambi costanti del 3,2% sul 2017.

A pesare sul risultato di gruppo, come detto, è stata proprio la difficile situazione di Diesel negli States, da sempre un mercato strategico per il business del marchio. Il nuovo piano ideato da OTB per risollevarne le sorti prevede – nel prossimo triennio – la chiusura di alcuni punti vendita non performanti e onerosi, l’apertura di nuovi monomarca in location in linea con il posizionamento di Diesel, il restyling di oltre il 60% dei negozi esistenti, l’apertura di pop-up tematici, il potenziamento del canale e-commerce tramite investimenti in innovazione tecnologica e una serie di partnership con i principali rivenditori americani.

Da primo della classe a “ripetente”, Diesel fatica da qualche tempo a ritrovare il bandolo della matassa. Il marchio di denim lanciato dall'imprenditore vicentino Rosso alla fine degli anni '70 stenta non solo oltreoceano, ma anche in Europa. Una sofferenza dovuta alla crescente concorrenza nel mondo dei prodotti denim e aggravata da fattori interni, come i numerosi abbandoni che di recente lo hanno interessato sia sul fronte stilistico che su quello manageriale, dalle dimissioni del direttore creativo Formichetti a fine 2017 al precoce addio del CEO, Marco Agnolin, dopo poco più di un anno di reggenza.

Tengono, invece, le altre insegne (Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, Paula Cademartori) e società (Staff International e Brave Kid) della scuderia OTB, che confermano un andamento complessivamente positivo e un fatturato in crescita, come si legge nella nota finanziaria diramata dal gruppo.
 
Il player di Breganze ha inoltre ulteriormente rafforzato la sua posizione finanziaria a 111 milioni di euro (+32% sul 2017), accanto ad una condizione patrimoniale che si dimostra solida a quota 885 milioni di euro.
 
Ingenti risorse, quindi, che OTB dichiara di voler mettere a disposizione di un piano industriale di sviluppo da oltre 200 milioni di euro da investire nei prossimi 3 anni. Ne gioverà la rete di vendita del gruppo, in particolare il canale retail, che vedrà l’apertura di circa 180 nuovi store nel periodo. Ma particolare attenzione sarà dedicata anche al consolidamento delle competenze industriali e, sopratutto, all’espansione dell’attuale perimetro di gruppo attraverso nuove operazioni di M&A.

La notizia non sorprende dato che OTB (già licenziatario di Just Cavalli) è da mesi in pole per acquisire la maggioranza delle quote della casa madre della linea, la Roberto Cavalli SpA, in una gara a cui hanno preso parte anche l'americana Bluestar Alliance e lo stilista tedesco Philipp Plein.

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