29 mar 2019
Deus apre un nuovo “tempio” al mese per 5 mesi e si lancia nell’eyewear
29 mar 2019
Conosciuto a livello internazionale per le moto custom, il marchio Deus, nato nel 2006 in Australia e specializzato anche in biciclette e tavole da surf, ha però come core business una linea di abbigliamento e accessori, venduta in “spazi che chiamiamo “templi dell’entusiasmo”, ambienti creativi nei quali convivono negozio, caffetteria, motociclette, vestiti, un teatro o un barbiere, oppure una parte di officina meccanica in cui si realizzano bici, come in quello appena inaugurato a Milano”, dice a FashionNetwork.com Filippo Bassoli, Partner e Direttore Marketing globale della casa madre Deus Ex Machina, “mentre nel Far East siamo famosi perché legati al mondo del surf; quindi i nostri negozi esprimono un’eterogeneità molto variegata e particolare. Le nostre tre passioni ispiratrici (motociclette, biciclette e tavole da surf) vengono richiamate, con grafiche particolari e abbinamenti fantasiosi, nella linea di abbigliamento ed accessori”.

L’azienda aveva già aperto 6 “templi” nel mondo, a Sydney (Australia), Bali Canggu (Indonesia), nel quartiere di Harajuku a Tokyo (Giappone) a Venice Los Angeles (Stati Uniti), Biarritz (Francia), e in Italia a Milano, in Via Thaon di Revel, 3. La scorsa settimana, Deus ha inaugurato il suo secondo caffè nella capitale italiana della moda e del design, il “Deus Cycle Works Café”. “Si trova in Via Felice Cavallotti, 8”, indica Bassoli, “e si tratta dell’ex “Bianchi Cycle Café”, che ha mantenuto al suo interno la parte dedicata al flagship store del famoso marchio di biciclette con dentro anche un’officina. È più dedicato al mondo bici, ma vi coesistono comunque tutti i nostri universi produttivi”.
“Ne apriremo un altro al mese nei prossimi 4 mesi”, continua il Direttore Marketing mondo. “Il primo sarà a Ibiza, poi Amsterdam, Zurigo, Lisbona. I nostri caffè sono luoghi frequentati in modo estremamente eterogeneo: dal biker esagerato al notaio, dal ragazzino con lo skateboard al businessman con l’autista che aspetta fuori. Deus è un marchio di estrazione maggiormente maschile, ma è sempre più indossato anche dalle ragazze”.
Inoltre, Deus Ex Machina vanta altri 6 store monomarca Deus: a Istanbul (Turchia), Madrid (Spagna), Bali Oberoi (Indonesia), e 3 in Australia, a Byron Bay, Penrith e al Warringah Mall. A livello di prodotto, Deus si è dedicato a una brand extension. Infatti è arrivata la linea di occhiali, realizzata in collaborazione con AVM 1959, il gruppo di eyewear di Volta Mantovana.

“Sette anni fa un gruppo di persone che hanno un fil rouge comune (a volte di parentela o amicizia) ha portato Deus in Europa”, racconta Bassoli, “e da un anno e mezzo ne abbiamo acquisito il controllo; l’headquarter ora si trova in Italia”. Il gruppo in questione è composto da un florilegio di importanti professionisti. C’è innanzitutto Federico Minoli (ex amministratore delegato della casa di moda svizzera di lusso Bally, ex boss e presidente di Ducati, e con esperienze in Benetton e Dainese), che è diventato il CEO di Deus Ex Machina al posto di uno dei fondatori, l’australiano Dare Jennings, ora presidente. Quest’ultimo, che in precedenza aveva fondato il marchio di t-shirt e abbigliamento Mambo, ha creato l’azienda insieme al connazionale Carby Tuckwell, e i due sono tutt’ora soci di Deus Ex Machina.
Minoli è il cugino di Filippo Bassoli. Insieme ad Alessandro Rossi (CFO del Gruppo) sono i professionisti italiani artefici dell’arrivo di Deus a Milano, dove nel 2013 è stato aperto il primo avamposto milanese. Nell’ampia compagine societaria figurano anche Antonio Belloni, Vice Direttore Generale di LVMH (anche lui è cugino di Minoli), Ottavio e Marco Missoni, rampolli della grande azienda italiana di moda e design, Enrico D’Onofrio (MV Agusta, Ducati, HD), Santiago Follonier, Marco Bramani (Vibram), Max Brun (fondatore storico della Numero 1), Marco Donati (Storage), Andrea Host, Luca Viglio, Stefano Agostini, Giulio Baroni, Marco Bassoli, Antonio Tazartes, e poi c’è Masaki Kato, del giapponese Jack of all Trades, un distributore di moda che ha portato in Giappone oltre 30 label australiane, francesi, tedesche e britanniche. Tutti loro, insieme anche ad altri amici, hanno comprato il 60% di Deus.
Nel 2016 sembrava che Deus finisse nelle mani di L Capital (ora chiamato L Catterton), il braccio di private equity proprio di LVMH, dove si sarebbe riunito ai brand R.M. Williams e Seafolly nell'arsenale australiano del colosso francese, ma l’operazione non si concretizzò.

Deus può vantare una rete di 1.500 rivenditori wholesale che commerciaizzano il suo abbigliamento in 20 nazioni di tutti i continenti. Il fatturato di Deus Ex Machina è stato di 40 milioni di euro nell’ultimo esercizio 2018, quando è salito del 30%, con previsione di aumentare in doppia cifra anche quest’anno. L’e-commerce, gestito internamente dalla società, è cresciuto del 90% in un anno, e consegna in tutto il mondo.
“Deus è nato come marchio (anche se noi giochiamo molto con la grafica del brand, tanto che ha decine e decine di loghi diversi), ma sono orgoglioso del fatto che siamo sempre più visti come movimento culturale, come testimoniano i milioni di follower che vantiamo sui social network”, conclude Filippo Bassoli.
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