7 giu 2011
Denim by PV: l’eco-design è inevitabile
7 giu 2011
I giorni 25 e 26 maggio, il salone Denim by Première Vision ha mostrato nuovamente il volto di un'industria del jeans che mette in primo piano le sue credenziali ambientali. Il salone dedicato alla parte primaria della filiera aveva infatti sposato il principio dell'eco-sostenibilità, trasformando l'ingresso della Halle Freyssinet (Parigi XIII arrondissement) in un labirinto verdeggiante per presentare le novità del green-denim. Il luogo dell'eco-design che affronta la creatività del denim è stato inoltre al centro di un dibattito organizzato fra diverse personalità del settore. E se la necessità di un'evoluzione dei processi produttivi sembra da tutti condivisa, le sue modalità restano da definire.
Marco Lucietti (Isko), Enrique Silla (Jeanologia), Alberto Candiani (Candiani), Adriano Goldschmied (Diesel), François Girbaud (Marithé François Girbaud), Neil Bell (Levi's) e Samy Bziou (Denim Authority) |
Per François Girbaud, icona francese del settore, la questione non è di sapere se un'evoluzione sia possibile. "Ancora pochi anni fa non pensavamo di poter risparmiare acqua. E tuttavia, con le nuove tecnologie, oggi è sufficiente investire [per poterci riuscire]", spiega il transalpino. Gli investimenti che si dovranno sostenere fanno però temere a molti che possa avvenire una riduzione dei margini, già colpiti dalla crisi. Ma se il denim evolve verso una maggiore eco-responsabilità, i clienti saranno pronti ad accettare in nome dell'ambiente un aumento dei prezzi? Le opinioni divergono.
Per Neil Bell, sviluppatore per il marchio Levi’s, la risposta propende verso il sì. "Noi pensiamo che il consumatore cerchi prima di tutto un prezzo equo", puntualizza l'esperto, sottolineando contestualmente l'evoluzione che sta avvenendo nella mentalità delle persone. "Le prossime generazioni saranno certamente più pronte e approfondite nel loro impegno ambientale, ma la generazione attuale rimane concentrata sul prezzo". Per Adriano Goldschmied, un aumento dei prezzi al contrario non è concepibile. "Il consumatore non è pronto a pagare di più, sta dunque a noi fare cose migliori, lavorare in modo diverso per garantire la nostra redditività", spiega, sottolineando lo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi procedimenti, come il laser, che giudica "molto promettente".
Un parere evidentemente condiviso da Enrique Silla, presidente di Jeanologia, che concepisce e realizza dei progetti di trattamenti al laser e all'ozono. "Alla fine, il solo mezzo per produrre denaro è di creare un prodotto più bello, sexy, solido…", spiega quest'ultimo, sottolineando che è l'industria stessa che si deve reinventare. "Presto non dovremo più pensare a ridurre il consumo di acqua, poiché in futuro non la utilizzeremo più", assicura, prevedendo che la parte dei jeans prodotta con il laser e l'ozono raggiungerà il 20% entro cinque anni. Per Alberto Candiani, presidente dell'omonimo produttore italiano, sbarazzarsi totalmente del cotone non è certamente un'opzione praticabile. "Abbiamo numerose materie prime promettenti, come il Tencel", ammette. "Ma nessuna di loro potrà sostituire il cotone. Il jeans continuerà a doverlo usare".
Neil Bell auspica, qualunque cosa accada, di vedere gli operatori del settore addetti ai processi produttivi prendersi le proprie responsabilità. "Il consumatore è molto interessato dalla tracciabilità dei suoi prodotti". Tuttavia, per Enrique Silla, è troppo presto per istituire una certificazione, anche se la sua adozione giocherà sicuramente un ruolo molto importante nel futuro. Ma "la trasparenza avrà un costo", mette in guardia Marco Lucietti, brand manager del produttore Isko. "Se vogliamo mantenere la nostra produzione in Europa, allora bisognerà vendere dei prodotti che abbiano un vero valore aggiunto".
E i brand sembrano dargli ragione, come nel caso di G-Star che ha messo in evidenza al Bread&Butter di Berlino di gennaio scorso i suoi prototipi a base di ortiche. O di Japan Rags, che raggiungerà la capitale tedesca nel mese di luglio per presentarvi, su 100 m², solo alcuni modelli di jeans, la cui particolarità è il loro trattamento a base di ozono e la cui etichetta riporta la scritta 'Zero', perché per realizzarli il consumo d'acqua è stato prossimo allo zero.
Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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