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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
15 dic 2022
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Debenhams e gli altri brand di Boohoo registrano risultati contrastanti nel 2021/22

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
15 dic 2022

Nonostante non sia più tenuto a pubblicare aggiornamenti regolari dei propri risultati economici da quando lo scorso anno è stato acquisito dal gruppo Boohoo, il grande magazzino online Debenhams deve sempre depositare i conti presso la Companies House, il registro delle imprese del Regno Unito, e così le sue ultime cifre mostrano una perdita ante imposte di 11,7 milioni di sterline (13,59 milioni di euro) nei 13 mesi e mezzo terminati alla fine di febbraio di quest'anno.

Debenhams


La società, precedentemente quotata alla Borsa di Londra, è stata acquisita da Boohoo nel gennaio 2021 a seguito del suo fallimento.

Il periodo coperto da questi risultati è stato chiaramente difficile, in quanto la catena ha visto chiudere i propri negozi e ha dovuto continuare a fare i conti con le ripercussioni del Covid durante i lockdown e dopo la pandemia.

Le sue vendite all’estero durante questo periodo sono state pari a 56,2 milioni di sterline (65,28 milioni di euro), di cui 52,4 milioni di sterline (60,86 milioni di euro) ottenuti nel Regno Unito.

Le perdite subite sono state attribuite alla pandemia data “l'imprevedibilità della domanda dei consumatori, la percentuale di resi dei clienti, l'aumento dei tempi di consegna e i costi associati alla ricezione e all'invio delle merci”.
 
Il gruppo ha tuttavia affermato di rimanere “estremamente fiducioso per le sue prospettive di crescita futura e che, mentre l'incertezza della domanda a breve termine e l'aumento dei costi delle materie prime causati dalla pandemia sembrano dissiparsi”, è “ancora convinto di poter perseguire l'attuazione della sua strategia” che mira a farlo “diventare il numero 1 nella moda online”.
 
Da Businesslive sono stati analizzati anche i conti di una serie di società di proprietà di Boohoo. Da tali dati si ricava che le minori vendite al di fuori del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno indebolito la crescita di PrettyLittleThing nell’esercizio conclusosi il 28 febbraio, con un leggero aumento delle vendite da 710,1 a 712,2 milioni di sterline (da 824,78 a 827,22 milioni di euro), ma un calo degli utili ante imposte da 98,7 a 75,1 milioni di sterline (da 114,64 a 87,23 milioni di euro).
 
Allo stesso tempo, l'etichetta Nasty Gal è passata da un utile ante imposte di 5,8 milioni di sterline (6,74 milioni di euro) a una perdita di 16,8 milioni di sterline (19,51 milioni di sterline), i ricavi dagli Stati Uniti sono scesi da 71 milioni a 62,8 milioni di sterline (da 82,47 a 72,94 milioni di sterline) e le vendite nel Regno Unito da 42,7 a 31,2 milioni di sterline (da 49,6 a 36,24 milioni di euro). Nel resto d'Europa il fatturato del brand è sceso da 15,5 a 9,4 milioni di sterline (da 18 a 10,92 milioni di euro).

Se la cava meglio Karen Millen, con utili ante imposte passati da 6,1 a 12,1 milioni di sterline (da 7,09 a 14,05 milioni di euro). Le sue vendite nel Regno Unito sono balzate da 27,7 a 45,3 milioni di sterline (da 32,17 a 52,62 milioni di euro), mentre negli Stati Uniti sono passate da 2,4 a 8,8 milioni di sterline (da 2,79 a 10,22 milioni di euro).
 
Le vendite di Oasis sono passate da 6,8 a 24,8 milioni di sterline (da 7,9 a 28,81 milioni di euro) nel Regno Unito e da 582.000 sterline (675.993 euro) a 3,4 milioni di sterline (3,95 milioni di euro) nel resto del mondo, tuttavia le sue perdite ante imposte sono salite da 985.000 sterline (114.408 euro) a 2,5 milioni di sterline (2,9 milioni di euro).

In dodici mesi il fatturato di Warehouse è invece passato da 5,6 a 21,3 milioni di sterline (da 6,5 ​​a 24,74 milioni di euro), ma anche le sue perdite ante imposte sono aumentate, da 857.000 sterline (995.405 euro) a 2 milioni di sterline (2,32 milioni di euro).

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