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Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
5 nov 2020
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Danimarca obbligata ad abbattere milioni di visoni a causa di una mutazione del Covid-19

Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
5 nov 2020

Brutto momento per i produttori di pellicce di visone. La Danimarca macellerà tutti i visoni allevati sul suo territorio a causa di una mutazione del virus Covid-19 già trasmessa a 12 esseri umani, che può compromettere l'efficacia di un futuro vaccino per l’uomo, ha annunciato mercoledì la Premier Mette Frederiksen.

Due visoni in gabbia - AFP


“Il virus mutato attraverso il visone può creare il rischio che il futuro vaccino non funzioni come dovrebbe (...) è necessario abbattere tutti i visoni”, vale a dire da 15 a 17 milioni di animali secondo le autorità, ha dichiarato il Primo Ministro in una conferenza stampa. Secondo le spiegazioni delle autorità danesi, questa mutazione non si traduce in effetti più gravi per l'uomo, bensì in una minore efficacia degli anticorpi umani, che può nuocere allo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19.
 
Con oltre 17 milioni di visoni macellati nel 2018, più della metà della produzione europea e oltre un quarto di quella mondiale, la Danimarca è il più grande esportatore mondiale di pelli di visone, un'attività che ha fatto la fortuna di più di mille fattorie nel piccolo regno nordico, e ne è anche il secondo produttore dietro alla Cina (oltre 20 milioni) e davanti alla Polonia (circa 5 milioni), secondo l'ONG di protezione degli animali Humane Society, che si batte per l’abolizione di questo controverso settore.

Dopo i primi casi di Covid-19 nei visoni, Copenhagen aveva già lanciato questa estate una campagna di macellazione di oltre 1,5 milioni di bestiole in circa 150 fattorie infettate. In quell’occasione, per ogni animale ucciso era stato previsto un risarcimento di circa 175 corone danesi (poco meno di 25 euro) alle fattorie, indipendentemente dal fatto che l’allevamento fosse contaminato o meno.
 
I dodici casi di trasmissione all'uomo del virus mutato sono stati rilevati nella parte nord della regione dello Jutland, dove si concentra la maggior parte degli allevamenti. Lo scorso luglio, anche l’Olanda (quarto produttore mondiale) era stata costretta ad adottare un provvedimento simile, dovendo abbattere più di un milione di visoni, dopo che dall'inizio della pandemia sono stati registrati diversi casi sospetti di trasmissione del coronavirus dal visone all'uomo. Nel 2016, la più alta corte dei Paesi Bassi ha ordinato la chiusura degli allevamenti di visoni locali entro il 2024. Sempre a luglio scorso, anche nella regione spagnola dell’Aragona è stato ordinato l’abbattimento di quasi 100.000 visoni da un allevamento in cui quasi il 90% degli animali è risultato positivo al nuovo coronavirus.

Un visone in natura - Shutterstock


Questi provvedimenti s’inseriscono sulla scia della proposta francese di chiudere tutti gli allevamenti di visoni nell’Esagono entro cinque anni. Lo ha annunciato recentemente il Ministro per la Transizione Ecologica del governo transalpino Barbara Pompili. “I nostri tempi accettano sempre meno che gli animali selvatici vengano allevati al solo scopo di essere macellati unicamente per essere indossati come vestiti”, ha spiegato in quell’occasione la ministra.

La Francia conta ormai solamente quattro aziende specializzate nell'allevamento di visoni americani, per un totale di circa 10.000 animali. Quasi 2.500 i posti di lavoro settoriali, tra diretti o indiretti, minacciati dal provvedimento. Il caso delle pellicce di coniglio non è stato ancora preso in considerazione perché legato al mercato alimentare, rientrando nel perimetro d’attività del Ministero dell'Agricoltura.
 
Naturalmente la federazione francese delle pellicce non ci sta, e ha indicato che utilizzerà tutte le vie legali possibili per opporsi a questa decisione, che considera incostituzionale. “Per la prima volta in Francia, un settore di attività viene sacrificato per compiacere un gruppo militante”, sostiene il portavoce della filiera francese della pelliccia, Pierre-Philippe Frieh. “Durante i suoi colloqui con me, il ministro ha riconosciuto che le aziende allevatrici rispettano le norme sul benessere degli animali. È quindi una decisione di principio contro l'allevamento ed è difficile capire per quali ragioni altri settori (foie gras, pollame, pecore, suini, bovini) non sarebbero presi di mira dal provvedimento. La federazione francese delle pellicce sottolinea che mentre la libertà d’impresa fa parte del blocco di costituzionalità, la condizione animale non lo è. Il testo fondamentale, in questa fase, privilegia la difesa delle attività umane rispetto alle rivendicazioni animaliste”.

Barbara Pompili - Shutterstock


“Dato il sostegno del ministero alle affermazioni animaliste (si dice che il visone sia un animale selvatico, falso; un animale semi-acquatico, ancora falso) e il suo rifiuto di fare affidamento sulla letteratura scientifica e sulla ricerca veterinaria, chiediamo di essere ascoltati in una udienza che ristabilisca la verità”, indica Pierre-Philippe Frieh.
 
La produzione di pellicce viene gradualmente rifiutata dai Paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Germania, passando per l'Austria, la Repubblica Ceca e la Norvegia. Un rigetto per le pellicce che si riflette anche nell’universo dei marchi e dei distributori: Jean-Paul Gaultier, Prada, Canada Goose, SMCP, Macy’s, Farfetch e molti altri hanno recentemente annunciato di rinunciare alle pellicce nelle loro collezioni.

Con Matthieu Guinebault

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