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Adnkronos
Pubblicato il
14 giu 2021
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Dal G7 in Cornovaglia parte la sfida alla Cina

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Adnkronos
Pubblicato il
14 giu 2021

Parte dalla costa di Carbis Bay, in Cornovaglia, la sfida a Pechino, capeggiata dal presidente statunitense Joe Biden, che riesce ad incassare una posizione netta, dei 7 grandi del pianeta, sulla Cina. Dopo le divisioni iniziali sul documento finale, i sette big si allineano sulle posizioni americane, di condanna sostanziale sul lavoro forzato e sui diritti umani, ma anche chiedendo un'indagine internazionale sulle origini del virus che, partito da Wuhan, ha travolto il pianeta, con un altissimo sacrificio in termini di vite umane e di contraccolpi durissimi per l'economia mondiale.

I capi di Stato al G7 in Cornovaglia


Da una Cornovaglia insolitamente assolata, parte anche la sfida alla Nuova via della Seta, con un consistente piano infrastrutturale alternativo a quello cinese. L'iniziativa - naturalmente 'made in Usa' - prenderà il nome di 'Build Back Better World (B3W)', ed è una scossa per Pechino, di fatto una contromossa dell'America - affiancata da Italia, Francia, Canada, Germania, Giappone, Regno Unito - alla competizione economica sleale del Dragone.

Su questo, c'è chi indicava l'imbarazzo dell'Italia, l'unico Paese occidentale a siglare, nel 2019, accordi sulla via della Seta, una scelta riconducibile al primo governo Conte. Ma Mario Draghi, in conferenza stampa al termine del G7, si mostra sicuro, e, rispondendo alle domande dei cronisti, non esclude che quegli accordi possano essere rivisti. In sintesi, smantellati. Il memorandum siglato nel 2019, con tanto di liste lunghissime di singole intese tra i due Paesi "non è stato mai menzionato, nessun accenno" durante il G7, assicura il presidente del Consiglio. "Per quanto riguarda l'atto specifico, lo esamineremo con attenzione...", annuncia.

La sintonia con Biden, del resto, sembra totale. "Sulla Cina si è scritto tanto della nostra posizione”, dice Draghi,  richiamando le indiscrezioni emerse che lo descrivevano 'freddo', assieme alla cancelliera Angela Merkel e ai vertici Ue, sull'accelerazione impressa dagli States contro Pechino, “si è parlato di divisioni ma io credo che il comunicato rifletta la posizione non nostra ma quella di tutti, in particolare rispetto alla Cina e alle altre autocrazie". Per il presidente del Consiglio, su questo, "è fondamentale essere franchi: l'ho già detto in altre occasioni, bisogna essere franchi sulle cose che non condividiamo. Biden a un certo punto ha detto che il silenzio è complicità".

"Nessuno disputa il fatto che la Cina abbia diritto ad essere una grande economia come le altre”, dice ancora il premier. “Quello che è stato messo in discussione sono i modi che utilizza, anche con le detenzioni coercitive. È un'autocrazia che non aderisce alle regole multilaterali, non condivide la stessa visione del mondo delle democrazie".

Draghi guarda con la solita fiducia i mesi che ci attendono, l'economia, rimarca, è in ripresa. "È un buon momento, ma restano preoccupazioni e rischi cui fare attenzione", mette in guardia. "L'atmosfera del G7 è stata fondamentalmente positiva ma realistica”, riconosce, “siamo 7 Paesi in cui le economie vanno bene o benissimo, la ripresa va consolidandosi, la campagna vaccinale prosegue in tutti i Paesi con diversi stadi di avanzamento".

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