AFP
Gianluca Bolelli
15 nov 2022
Da Amazon, che potrebbe licenziare circa 10.000 dipendenti, i robot sostituiranno gli uomini?
AFP
Gianluca Bolelli
15 nov 2022
Amazon si appresta a licenziare circa 10.000 dipendenti, secondo il New York Times. La piattaforma di vendita online entrerebbe quindi nell’elenco dei tanti altri colossi tecnologici americani che hanno risposto alla crisi economica con tagli al personale su larga scala.

Ciò rappresenterebbe poco meno dell'1% dell'attuale massa salariale del gruppo, che a fine settembre contava 1,54 milioni di dipendenti nel mondo, senza contare gli stagionali assunti nei periodi di maggiore attività, in particolare per le festività natalizie.
Secondo il New York Times, le posizioni interessate dalle riduzioni di organico saranno localizzate nel dipartimento Amazon Devices (dispositivi elettronici dotati di assistente vocale Alexa o lettori Kindle), nella divisione vendita al dettaglio e nelle risorse umane. Tuttavia, la ripartizione per Paese non è specificata.
Il quotidiano americano aggiunge che il numero totale dei dipendenti licenziati è destinato a cambiare. Se venisse confermata la cifra di 10.000 tagli di posti di lavoro, sarebbe il più grande piano di riduzione d’organico nella storia dell'azienda.
Contattata lunedì dall’agenzia AFP, Amazon non ha risposto nell’immediato. La società aveva già annunciato un blocco delle assunzioni nei propri uffici due settimane fa. E la sua forza lavoro è già diminuita dall'inizio dell'anno, quando impiegava 1,62 milioni di persone a tempo pieno o part-time. Amazon ha assunto con forza durante la pandemia, per far fronte all'esplosione della domanda, raddoppiando il suo personale globale tra l'inizio del 2020 e la prima parte del 2022.
Ma il gigante statunitense della distribuzione ha visto diminuire il proprio utile netto del 9% su base annua nel terzo trimestre.
E per il trimestre in corso, che comprende il periodo cruciale delle festività di fine anno, Amazon prevede una crescita anemica, per i suoi standard, compresa tra il 2% e l'8% annui, e un utile operativo compreso tra 0 e 4 miliardi di dollari, rispetto ai 3,5 miliardi dello stesso periodo del 2021.

Anche Amazon Web Services (AWS), l'attività di remote computing (cloud) del gruppo, che finora ha mostrato una crescita e una redditività straordinarie, ha visto crescere i propri ricavi in maniera più moderata quest'estate, salendo del 27%, rispetto al 39% di un anno fa. “L'incertezza macroeconomica ha portato a un aumento del numero di clienti AWS che vogliono controllare i loro costi” e quindi risparmiare sulle spese tecnologiche, ha spiegato il direttore finanziario del gruppo, Brian Olsavsky, durante una conference call di presentazione dei risultati alla fine di ottobre.
Le grandi piattaforme il cui modello di business è basato sulla pubblicità stanno affrontando tagli al budget da parte degli inserzionisti, che stanno riducendo le proprie spese a causa dell'inflazione e dell'aumento dei tassi di interesse. Mercoledì scorso, Meta, la casa madre di Facebook, ha annunciato il taglio di 11.000 posti di lavoro, pari a circa il 13% della sua forza lavoro. Alla fine di agosto, Snapchat ha tagliato circa il 20% della sua workforce, ovvero più di 1.200 dipendenti. Twitter, appena acquisito da Elon Musk, ha licenziato circa la metà dei suoi 7.500 dipendenti.
La crisi economica sta colpendo la maggior parte delle principali aziende tecnologiche che hanno assunto moltissimo personale durante la pandemia. Anche due società della Silicon Valley, lo specialista dei servizi di pagamento online Stripe e la piattaforma di prenotazione di auto con autista Lyft, hanno recentemente annunciato licenziamenti su larga scala.
La notizia s’inserisce sulla scia delle polemiche per la crescente ‘robotizzazione’ dei magazzini di Amazon, tanto che molti si chiedono se le macchine arriveranno a sostituire del tutto gli umani nella produzione dell’azienda fondata 28 anni fa da Jeff Bezos.
Il laboratorio di robotica del colosso americano dell'e-commerce, situato vicino a Boston, sta infatti lavorando per automatizzare i centri di distribuzione di Amazon in tutto il mondo.
“Quello che faremo nei prossimi cinque anni supererà ciò che abbiamo realizzato negli ultimi dieci anni”, ha avvertito la scorsa settimana, in una conferenza stampa, Joe Quinlivan, vicepresidente del dipartimento di robotica di Amazon, situato in questo centro di innovazione inaugurato un anno fa a Westborough, nel nord-est degli Stati Uniti.

Amazon ha svelato la sua ultima creazione, un braccio robotico giallo chiamato "Sparrow", in grado di rilevare, selezionare e gestire “milioni di prodotti” di ogni dimensione e forma. A differenza dei suoi predecessori, che possono solo orientare i pacchi, "Sparrow" può manipolare oggetti grazie ai suoi tubi cilindrici che li aspirano per poi riporli in diversi cestini.
Ciò dovrebbe consentire ai dipendenti di smettere di svolgere compiti ripetitivi per concentrarsi su attività “più gratificanti e interessanti”, migliorando al contempo la “sicurezza”, assicura Tye Brady, manager di Amazon Robotics. Quasi il 75% dei 5 miliardi di ordini elaborati dal gigante dell'e-commerce sono già gestiti da qualche tipo di robot, secondo Joe Quinlivan.
“Non si tratta di macchine che sostituiscono gli umani. Si tratta di macchine e umani che lavorano insieme”, si difende Tye Brady. La robotizzazione dell'azienda ha generato più di un milione di posti di lavoro negli ultimi anni. Si tratta di persone specializzate in particolare nell'ingegneria, ma anche nella manutenzione, oltre a posizioni di tecnico e operatore, affermano i funzionari di Amazon.
Sebbene l'idea che una maggiore automazione del lavoro possa portare all’eliminazione in massa di posti di lavoro non sia supportata dai recenti dati pubblicati a luglio dall’ufficio statistico degli Stati Uniti, l'aumento dell'uso di robot potrebbe comunque avere un impatto negativo sui dipendenti.
Pur consentendo di alleggerire alcune mansioni nei magazzini, queste tecnologie possono infatti contribuire “ad aumentare il carico e il ritmo di lavoro, con nuovi metodi di monitoraggio dei dipendenti”, hanno avvertito i ricercatori dell'Università di Berkeley in uno studio del 2019, che citano l'esempio del videogioco "MissionRacer" utilizzato da Amazon, che mette i dipendenti l'uno contro l'altro per assemblare più rapidamente gli ordini dei clienti.
La robotizzazione può essere utilizzata dai datori di lavoro anche per “abbassare il livello di qualificazione necessario per un lavoro, al fine di ridurre i costi di formazione e assunzione”, fatto che può portare a “una stagnazione dei salari e alla precarietà del lavoro”, secondo lo studio di Berkeley.
Regolarmente accusata dai suoi detrattori di “schiavitù moderna”, Amazon, il secondo datore di lavoro negli Stati Uniti dopo il colosso del commercio al dettaglio Walmart, è finora riuscita a respingere tutti i tentativi di sindacalizzazione dei dipendenti, tranne che in un magazzino di New York.
Il gigante dell'e-commerce, che ha acquistato la società di robotica Kiva un decennio fa, sviluppa programmi per computer, d’intelligenza artificiale, di apprendimento automatico, di manipolazione robotica, di simulazione, d’analisi predittiva e di progettazione di prototipi.
L'azienda può in particolare produrre “1.000” unità robotiche nella sua fabbrica di Westborough.
Per accorciare il tempo che intercorre tra quando un cliente acquista un prodotto e quando lo riceve, Amazon intende anche effettuare entro la fine dell'anno delle consegne di pacchi leggeri tramite drone in due città della California e del Texas.

A fine ottobre, Amazon aveva avvertito i mercati di prevedere che le spese che ha sostenuto quest’anno influiranno sui suoi profitti nel quarto trimestre, a causa dei costi di marketing effettuati in previsione delle festività natalizie, ma anche dei costi per le consegne. Nuove previsioni deludenti che si aggiungono a quelle già comunicate da Alphabet (Google), Microsoft e Meta (Facebook).
In questo difficile contesto per i 4 big del settore, i cosiddetti GAFAM, Amazon ha cercato di aumentare i ricavi in tutte le sue divisioni. In particolare, ha notevolmente incrementato le commissioni per i suoi servizi di consegna rapida Prime e ha anche imposto un supplemento carburante.
Ma questi sforzi potrebbero non bastare. Nel terzo trimestre, il fatturato del colosso statunitense è stato pari a 127,1 miliardi di dollari, al di sotto delle attese degli analisti, che si aspettavano 127,46 miliardi, secondo i dati di Refinitiv.
E il quarto trimestre, molto strategico per le imprese e gli e-tailer, con il Black Friday e le feste di fine anno? Per questo periodo, in cui Amazon tradizionalmente rafforzava i team dei suoi magazzini (ma come abbiamo visto stavolta farà esattamente il contrario), il gruppo prevede vendite comprese tra 140 e 148 miliardi di dollari, mentre gli analisti prevedevano 155,15 miliardi di dollari.
Di fronte a investitori e azionisti in allerta, quale sarà allora l’impatto di queste scarse performance sugli investimenti di Amazon? E soprattutto sui marchi di Amazon Fashion, visto che la moda è un settore di punta del mercato? Quest'anno Amazon ha lanciato i suoi primi negozi fisici dedicati all'abbigliamento. E ora sta guardando al lusso, con l'implementazione dei Luxury Stores di Amazon nei mercati europei.
Guidata da marzo 2021 da Muge Erdirik Dogan, Amazon Fashion capterebbe il 7,6% delle vendite transfrontaliere di moda online in Europa, dietro alla tedesca Zalando e davanti a Inditex (Zara) e H&M. I numerosissimi investimenti di Amazon nell'abbigliamento, e in particolare nel costoso approccio “Prova prima di acquistare” in via di dispiegamento, potrebbero logicamente essere rivisti al ribasso. L'azienda americana, infatti, annuncia regolarmente cancellazioni di progetti lanciati anni prima. Uno degli ultimi è l’accantonamento del progetto di consegne automatizzate di prossimità tramite i robot "Scout".
Con Reuters e Matthieu Guinebault
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