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1 apr 2022
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D1 Milano cresce in doppia cifra ed amplia distribuzione e organigramma

Pubblicato il
1 apr 2022

Prosegue il successo di D1 Milano, marchio italiano di orologi da polso fondato nel 2013 dal suo giovanissimo CEO Dario Spallone (oggi trentenne), che punta su uno stile elegante e senza tempo, eppure molto riconoscibile, dalle linee pulite e minimali, con un elevato rapporto qualità/prezzo, pensati per consentire a tutti di indossare un segnatempo di stile senza spendere cifre esorbitanti. Sono orologi dai quadranti sottili molto attenti al confort e sono considerati da appassionati e critica di altissima qualità costruttiva e livello di finitura, soprattutto considerando il loro entry price di 150-200 euro. In più, con il loro posizionamento fashion piacciono anche alle donne, che ne rappresentano circa un quarto della clientela. Il che non guasta.

Dario Spallone - D1 Milano


Fashion Network ha chiesto a Dario Spallone cifre e progetti di D1, che fa parte della holding Luminal Group (fondata dallo stesso Spallone), che detiene e distribuisce internazionalmente il brand di segnatempo e che di recente ha rafforzato la propria struttura.

FashionNetwork.com: Qual è stato il fatturato di D1 nel 2021 e qual è la previsione di crescita del 2022?
Dario Spallone: Abbiamo registrato un giro di affari di quasi 10 milioni di dollari a cambi costanti (in crescita a doppia cifra, e +54% rispetto al fatturato di gruppo pre-pandemia di 6,5 milioni di dollari registrato nel 2019), e prevediamo una crescita a doppia cifra per il 2022.

FNW: Sul giro d'affari, qual è la percentuale Italia/Estero e quali i primi 3 mercati di D1?
DS: L’estero pesa per quasi il 90% sul nostro fatturato. Il mercato principale come area geografica è il Medio Oriente, che ne rappresenta quasi il 50%, la parte rimanente è ottenuta soprattutto in territori strategici per noi, come l’Italia, la Francia, la Thailandia, la Corea e il Giappone, mentre altre nazioni hanno volumi molto più piccoli al momento. In totale, oggi siamo diffusi in 25 mercati, gestiti da uffici operativi a Milano, Dubai e Hong Kong.

Modelli "Carbonlite" - D1 Milano


FNW: In quanti negozi multibrand nel mondo e in quante nazioni il marchio viene distribuito? Entrerete in nuovi Paesi tra il 2021 e il 2022?
DS: Siamo distribuiti in oltre 670 punti vendita, da gioiellerie o negozi di orologi multimarca a istituzioni dello shopping di moda come Bloomingdale’s, Galeries Lafayette o Harvey Nichols, con 10 monobrand in franchising e 1 monomarca di proprietà a Milano (in Via Mercato 3, zona Brera). Abbiamo una forte presenza in Asia e Medio Oriente. Di recente è entrata in società una nuova figura. Si tratta di Monica Sacchi, già Senior Sales Manager in EMEA e Stati Uniti del gruppo Timex, che dovrà supportare e sviluppare la nostra crescita in Europa e nelle Americhe guidandone la direzione commerciale. Inoltre, Davide Perella (che vanta collaborazioni con brand come Moschino e Nike) è stato l’Art Director di D1 Milano per la campagna 2022. Nei prossimi anni prevediamo di rafforzare significativamente la rete vendita.
 
FNW: A proposito di nomine, come è stato potenziato l’organigramma della sua holding Luminal, e quali altri progetti ha?
DS: Come holding abbiamo deciso di rafforzare il management per sviluppare strategicamente il business nel lungo termine attraverso l’entrata di figure chiave e l’istituzione di un Advisory Board. In esso entreranno Giorgio Presca, CEO con esperienza ventennale nella gestione di aziende e brand globali nel settore consumer lifestyle e fashion (Clarks, Golden Goose, Geox, Diesel, VF Jeanswear, Citizens of Humanity, Levi Strauss&Co., Lotto, Benetton Sportsystem e Gruppo GFT); Francesco Tombolini, in passato Presidente di Camera Buyer Italia, CEO di Vilebrequin, Deputy COO del Gruppo Yoox, VP di Gucci e SVP di Emporio Armani; e Antonio Catalani, professore presso SDA Bocconi, consulente strategico e consigliere di varie società del lusso. Collaboreranno con l'Advisory Board anche Silvia Casaluci, in passato HR Manager del Gruppo Prada e di Whirlpool Europe, e Annamaria Tartaglia, direttore scientifico della divisione Fashion&Luxury della Business School del Sole24ore. Inoltre, Luminal ha appena acquistato i diritti di Terra Cielo Mare, marchio molto noto agli appassionati di orologeria militare, fondato dalla famiglia Fontana nel 1999, di cui intendiamo sviluppare il business attraverso una distribuzione Direct to Consumer, proponendo segnatempo con movimenti svizzeri e assemblati in Italia.

Terra Cielo Mare è appena entrato nell'orbita del gruppo Luminal


FNW: Se c’è, qual è il piano di aperture di monomarca e corner D1?
DS: Lavoriamo prevalentemente con distributori per via delle sinergie che si costruiscono nell’avere una strategia globale ben declinata localmente. Il nostro know how è di prodotto e di contenuto, e quindi dei buoni partner distributivi sono alla base del nostro successo. Infatti abbiamo utilizzato il flagship di Milano come “Progetto Zero” per supportare i nostri distributori in attività retail e metterci nei “loro panni”, e devo dire che sta andando molto bene! Assieme ai nostri distributori stiamo continuando lo sviluppo nel settore retail, in quanto vediamo che è qui che riusciamo veramente a veicolare la nostra esperienza. Alla fine della fiera, nessuno compra più un prodotto per il prodotto in sé, ma per il prodotto E tutto quello che ruota intorno al prodotto. L’esperienza è fondamentale ed è qui che riusciamo come D1 a fare qualcosa che veramente è fuori dalla norma.
 
FNW: Nello specifico sull’Italia, quali sono le novità distributive retail-wholesale e quali progetti sono in cantiere per il 2022/23?
DS: Abbiamo dei progetti di sviluppo significativi in Italia, dove oltre alla recente inaugurazione del flagship vendiamo in quasi 150 punti vendita di canali specializzati di orologeria. Per il 2022 vogliamo continuare ad investire per espandere la nostra presenza in Italia e rafforzare la nostra immagine nel territorio. Alla fine siamo un brand italiano che ha deciso di investire nel proprio territorio, anche se la maggior parte del fatturato viene dall’estero. Per noi l’Italia deve essere la punta di diamante.

Due cronografi D1 Milano


FNW: L'aspetto della trasformazione digitale sta diventando sempre più protagonista. D1 ha in programma iniziative in questo ambito? Quanto pesa l'e-commerce sulle vostre vendite e quanto è cresciuto lo scorso anno?
DS: Se si calcolano tutti i marketplace e i canali digitali dei nostri distributori, il Digital pesa piu del 33% del totale delle vendite di D1. Oggigiorno non ha più senso dividere i due canali in termini di strategia. Qualcosa funziona se il contenuto che viene creato (e per contenuto intendo prodotto, distribuzione, comunicazione, esperienza, ecc.) è forte e riconoscibile. Se un brand non lavora sia sul canale digitale che offline con coerenza rischia di non essere percepito come dovrebbe. È una questione di contenuto, che per noi è tutto ed è alla base di ogni iniziativa che intraprenderemo nei prossimi anni. Avere qualcosa al di fuori del prodotto fisico di cui si possa parlare e che faccia relazionare la nostra community.
 
FNW: Come e dove vengono prodotti i vostri orologi. Quali caratteristiche peculiari hanno?
DS: Lo sviluppo ed il design dei nostri prodotti viene fatto interamente in Italia, nel nostro quartier generale di Milano. La produzione viene poi fatta in Far East e seguita dal nostro team di Hong Kong, dove una squadra interna italiana si assicura che vengano seguiti gli standard di qualità e materiali che vogliamo per i nostri prodotti. Abbiamo una catena del valore molto integrata, e supervisioniamo ogni parte del processo. Materie prime e componenti arrivano da diversi paesi del mondo: Giappone, Italia, Malesia e Cina.

D1 Milano si è fatto conoscere anche per le tante co-lab. Nella foto, Chupa Chups, ma ci sono state anche quelle con Gremlins, Diabolik, Metal Slug, Willy Wonka, Space Jam, A Clockwork Orange... - D1 Milano/Perfetti Van Melle


FNW: Le esportazioni di orologi svizzeri sono rimbalzate fino a un +31,2% nel 2021, superando il livello pre-pandemia, ma anche il loro record storico del 2014. Significa forse che il boom degli smartwatch si è concluso e che c’è un ritorno ai segnatempo classici?
DS: Secondo me è bene distinguere i mercati. La Svizzera è prevalentemente un mercato di alta orologeria, le persone comprano questi orologi sicuramente per status, ma anche per questioni di investimento e di apprezzamento del capitale. Gli smartwatch sono funzionali, sono utili ed alcuni (come l’Apple Watch) hanno una funzione anche sociale. Noi competiamo in un mercato diverso, che è quello degli orologi sotto i 1.000 euro, quindi nella fascia prezzo degli smartwatch. Si tratta di un mercato che è stato significativamente influenzato proprio dall’ingresso degli smartwatch e poi dalla pandemia. Noi siamo riusciti a crescere perché ci posizioniamo in maniera diversa: in un mondo industriale prevalentemente strutturato su politiche di prezzo competitivo, noi abbiamo lavorato su un progetto di qualità, di ricerca cromatica e materica, con un’esperienza di acquisto cool e di qualità. Fornendo un’esperienza di lusso con un tone of voice giovane e diverso.

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