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Pubblicato il
9 gen 2019
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D’ora in poi Tiffany rivelerà l’origine dei suoi diamanti

Pubblicato il
9 gen 2019

Il gioielliere statunitense Tiffany ha annunciato che da mercoledì 9 gennaio comincerà a rivelare l'origine dei suoi diamanti ai propri clienti, in uno sforzo di tracciabilità che entra in vigore con effetto immediato.

Tiffany & Co.


I clienti del famoso marchio americano potranno così avere informazioni sulla provenienza (regione o nazione d’origine) dei diamanti di almeno 0,18 carati, ai quali “sarà attribuito un numero di serie unico “T&Co.” inciso al laser e non visibile a occhio nudo”, indica Tiffany in un comunicato.
 
Nell’iniziativa, chiamata “Diamond Source Initiative”, la società “si impegna a offrire informazioni sulla provenienza geografica in modo completamente trasparente per ogni diamante approvvigionato di recente e registrato singolarmente e non utilizzerà diamanti di provenienza ignota”, prosegue il marchio di gioielli nel comunicato.

Da questo mercoledì, sarà quindi possibile conoscere le informazioni sulla provenienza dei diamanti contenuti nei prodotti di varie linee del prestigioso gioielliere, come “Love & Engagement”. Dal primo trimestre del 2019, Tiffany & Co.inizierà a includere informazioni sulla provenienza aggiungendo anche quei dati che altri laboratori del settore o altri marchi di lusso di livello mondiale non forniscono nelle loro relazioni. Poi, dal 2020, Tiffany comincerà a condividere informazioni sul processo artigianale di lavorazione dei diamanti, potendo così ricostruire tutto il percorso compiuto da una pietra, dall’estrazione alla sua incastonatura in un prodotto finito. L’azienda americana incoraggia i propri clienti a chiedere ai venditori informazioni sull’origine dei diamanti ai quali sono interessati.

Tiffany & Co.


Nel comunicato, Tiffany ricorda che circa l’80-90% dei diamanti che registra singolarmente proviene da operazioni condotte in Belgio, in Botswana, nelle Mauritius, in Vietnam e in Cambogia. I diamanti grezzi analizzati, tagliati e lucidati dgli artigiani locali provengono da miniere note e gestite in modo responsabile, la maggior parte delle quali si trova in Botswana, Canada, Namibia, Russia e Sudafrica. Per il restante 10-20%, il protocollo di garanzia istituito da Tiffany fa sì che i fornitori di diamanti lucidati dovranno sottoscrivere una garanzia che certifica che le pietre preziose non provengano da zone di conflitto, indicandone esplicitamente la provenienza geografica.
 
Fondato nel 1837 a New York daCharles Lewis Tiffany, oggi Tiffany & Co. (assieme alle sue affiliate) progetta, produce e commercia gioielli, orologi e accessori di lusso impiegando oltre 13.000 dipendenti, tra i quali appaiono 5.000 artigiani specializzati. Nell’esercizio fiscale 2017, chiusosi il 31 gennaio, l’azienda statunitense ha ottenuto un fatturato di 4,17 miliardi di dollari, cresciuto del 4,2%, per un utile netto di 370,1 milioni, in calo del 17%.L’esercizio 2018, pur in un contesto economico sempre ostico e dopo trimestri dai risultati in chiaroscuro caratterizzati da crescite a volte maggiori e altre volte più basse delle stime degli analisti, dovrebbe veder migliorare questi dati, secondo le ultime previsioni (comunque prudenti) della società.

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