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4 mar 2009
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Cresce la pancia degli Italiani e sempre meno fanno sport

Di
APCOM
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4 mar 2009

Roma, 3 mar. - Cresce la pancia degli italiani, soprattutto al Sud, mentre è sempre più in voga la moda dell'aperitivo e degli snack, e lo sport è sempre più misconosciuto. Lo rileva il rapporto Osservasalute 2008 dell'Università Cattolica, presentato oggi a Roma al Policlinico Gemelli.



La percentuale di persone in sovrappeso è, infatti, cresciuta progressivamente passando dal 33,5% (rapporto 2005) al 33,6% (rapporto 2006), per salire ancora al 34,6% fino al dato attuale del 35%, lo stesso trend ha seguito l'obesità passando dall'8,5%, al 9%, poi al 9,9% e infine 10,2%. I dati mostrano che la prevalenza di sovrappeso e obesità aumenta progressivamente all'avanzare dell'età, e le fasce più colpite vanno dai 45 ai 74 anni.

La percentuale di uomini in sovrappeso (43,8%) è quasi il doppio di quella del sesso femminile (26,8%), differenza che resta in ogni classe di età. I valori che riguardano la popolazione obesa, invece, sono più elevati negli uomini rispetto alle donne per gli anni compresi fra i 18 e i 54 e maggiori per quest'ultime per la classe 55-74 anni.

Le regioni del Sud presentano la prevalenza più alta di persone che risultano in sovrappeso (Basilicata 40,4%, Campania 39,8%, Sicilia 38,2%, Calabria 37,9%) e obese (Sicilia 10,9%, Basilicata 12%, Puglia 11,7% e Campania 11,2%) rispetto alle regioni settentrionali (Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia); anche se rispetto ai dati riportati nel Rapporto Osservasalute 2007, si osserva una tendenza in leggero aumento anche per le regioni del Nord, sia per quanto riguarda le persone in sovrappeso che per quelle obese.

Nonostante il quadro, lo sport in Italia resta 'sconosciuto' e gli italiani si confermano sedentari: è addirittura in discesa, infatti, il numero di sportivi in Italia, e se nel Rapporto 2007 relativo al 2005 solo il 20,9% della popolazione ha dichiarato di praticare in modo continuativo uno o più sport nel tempo libero, il rapporto Osservasalute quest'anno indica che a farlo è il 20,5% degli italiani. Come nel 2005, anche nel 2006 il 10,3% degli italiani che dice di praticarlo in modo saltuario, mentre chi non svolge alcuna attività sportiva è il 41,1%.

Meglio i giovani, sono loro, infatti, a svolgere attività sportiva in maniera costante, in particolare tra i 6 e i 24 anni. E, come in passato, i più pigri sono al Sud, dove chi dichiara di svolgere attività fisica in maniera continuativa è nettamente inferiore - Campania 15,1%, Puglia 15,2%, Calabria 12,9%, Sicilia 14,3% - rispetto al Nord - provincia autonoma di Bolzano 39,9%, Valle d'Aosta 27,7%, Veneto 25,8% e Lombardia 24,3%.

Il rapporto infatti rileva un generale peggioramento delle abitudini alimentari, degli stili di vita, mentre a fronte di una diminuzione in media del consumo nazionale di alcol, in alcune regioni si riscontrano preoccupanti livelli di consumo anche tra i ragazzi.Secondo il rapporto Osservasalute 2008 peggiorano le abitudini alimentari degli italiani e, fatta eccezione per la riduzione del consumo di grassi, come salumi e formaggi, si nota però l'aumento del consumo di dolci e snack salati e la forte crescita del consumo di aperitivi alcolici, la riduzione di consumo di alimenti proteici come le carni bianche e le uova, di cereali, di patate.

Quanto al consumo 'verde' nel 2006 in Italia la proporzione di persone che assume almeno 5 porzioni al giorno di ortaggi, verdura e frutta - ovvero l'indicatore obiettivo - è uguale a 5,3%, poco ed esattamente lo stesso dell'anno precedente. Meglio al Nord, dove si conferma il maggiore consumo di frutta e ortaggi 5+ volte al dì nelle regioni settentrionali.

Da bocciare, secondo gli esperti, sono pure le nuove tendenze alimentari dei giovani: per i bambini di 3-5 anni è significativo il trend crescente del gruppo delle carni, pesce e uova inclusi i salumi, mentre per i ragazzi di 14-17 anni il trend fortemente crescente per il consumo di alcolici fuori pasto, aperitivi alcolici e super alcolici, nonché la diffusione del consumo moderato degli amari.

In specifico per quanto riguarda l'alcol, mentre tra il 2003 ed il 2005 i "non consumatori" di alcol erano diminuiti in media a livello nazionale, tra 2005 e 2006 questa tendenza si inverte, per cui vediamo che i non consumatori sono aumentati a livello nazionale tra il 2005 ed il 2006 (27,9% contro 29,6%). Ma con forti differenze tra Regioni e con picchi preoccupanti tra i giovani.

Dal rapporto emerge che il 26,3% degli uomini e il 7,5% delle donne di età superiore a 11 anni consuma bevande alcoliche secondo modalità a maggior rischio. E rilevanti differenze si riscontrano a livello regionale con oscillazioni che vanno dal 15,9% della Sicilia, al 39,4% del Molise tra gli uomini e dal 3,5% della Sicilia al 13,0% del Friuli Venezia Giulia, tra le donne.

Ma il dato più preoccupante è che il consumo a rischio in Italia nella classe 11-18 anni risulta più elevato della media nazionale in 9 regioni per i ragazzi ed in 11 per le ragazze con il valore di prevalenza più elevato registrato per entrambe i sessi nella Provincia Autonoma di Bolzano (maschi 39,3%; femmine 27,1%). Per i ragazzi si registrano, inoltre, valori molto elevati in Veneto (33,1%), Molise (30,6%) e Valle d'Aosta (29,1%). Le regioni con le prevalenze più basse sono Sicilia, Marche ed Emilia Romagna per i ragazzi, Abruzzo e Calabria per le ragazze.

Nella fascia 19-64 anni per entrambi i sessi le realtà a maggior rischio risultano sono la Provincia autonoma di Bolzano (maschi 38,6%; femmine 10,6%), la Valle d'Aosta (maschi 34,0%; femmine 8,3%), il Friuli Venezia Giulia (maschi 31,2%; femmine 10,2%) e il Molise (maschi 33,9%; femmine 7,6%), a cui si aggiunge la Basilicata (30,8%) per gli uomini, e il Veneto (7,7%) per le donne. Le regioni con valori di prevalenza più bassi per entrambi i sessi sono Campania e Sicilia, per le donne anche la Calabria.

In generale il rapporto dell'Università Cattolica boccia gli stili di vita degli italiani: le italiche abitudini "non sono ancora lodevoli" e su alcuni fronti, come la moda dell'aperitivo alcolico, hanno preso decisamente "la china".

Il fumo, innanzitutto, che rappresenta la prima causa di morte evitabile. In Italia, i fumatori sono circa 12 milioni e l'età media alla quale le persone iniziano a consumare tabacco è intorno ai 16 anni. Si fuma di più al Sud (Lazio 25,7%, Sicilia 25,5%, Campania 26,9%) rispetto alle regioni settentrionali (PA di Trento 19,2%, provincia autonoma di Bolzano 19,8%).

L'abitudine al fumo è più diffusa fra gli uomini (28,8%) rispetto alle donne (17,0%) ed è diffusa soprattutto tra le persone dai 20 ai 54 anni. Confrontando il nuovo Rapporto con quello del 2007 anzi si vede che i fumatori aumentano in entrambi i sessi: se dal rapporto 2007 emergeva che il 28,3% dei maschi era fumatore (dato 2005), il 16,2% delle donne, nel rapporto 2008 siamo rispettivamente al 28,8% e 17%, (dato 2006).

Fonte: APCOM