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30 mag 2013
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Cosa rischia LVMH davanti all'AMF

Pubblicato il
30 mag 2013

Due anni e mezzo d'inchiesta e un rapporto di 115 pagine: l’Autorità dei Mercati Finanziari (AMF) ha analizzato molto seriamente le procedure attuate da LVMH per far crescere in modo discreto la propria partecipazione nel capitale di Hermès. Sabato 23 ottobre 2010, LVMH dichiarava di possedere il 14,2% e presto il 17,1% del sellaio di Faubourg Saint-Honoré, quotato in Borsa dal 1993, ma posseduto nella sua quota di maggioranza dagli eredi del fondatore Thierry Hermès. Poi, il numero uno mondiale del lusso possedeva ufficialmente il 22,6% del capitale di Hermès al 31 dicembre 2012.

Venerdì gli inquirenti dell'AMF e i difensori del gruppo LVMH esporranno le loro posizioni riguardo all'ingresso del gruppo di Bernard Arnault nel capitale di Hermès. Foto: AFP.


Bernard Arnault, presidente di LVMH, ha sempre negato di nutrire ambizioni legate all'acquisizione del controllo di Hermès, dichiarando recentemente: "Non avevamo previsto di diventare azionisti di Hermès. Abbiamo fatto un investimento finanziario che si è poi evoluto in un modo che non avevamo programmato".

Ma secondo il quotidiano “Le Monde”, le conclusioni a cui giunge il rapporto dell’AMF sono tutt'altre. I team di LVMH avrebbero realizzato delle complesse operazioni finanziarie utilizzando gli ormai famigerati strumenti finanziari derivati. Il gruppo avrebbe così "violato diverse leggi internazionali", tanto che l'autorità garante della Borsa ha aperto una procedura sanzionatoria.

Venerdì, nel corso di un incontro pubblico, saranno presentate davanti alla Commissione Sanzioni dell'AMF le obiezioni sollevate contro LVMH. Saranno ascoltati dei testimoni ed LVMH per la prima volta esporrà pubblicamente la sua linea di difesa.

Il rapporto dell'AMF, citato da “Le Monde”, accusa LVMH di aver organizzato segretamente una scalata al capitale di Hermès dal 2001, attraverso delle filiali all'estero e tre banche, senza segnalare esplicitamente nei suoi conti che possedeva azioni di Hermès e dei prodotti derivati ricalcati sulle azioni Hermès. Questi ultimi (i cosiddetti "Equity Linked Swaps", ELS) consentono di sfuggire a qualsiasi dichiarazione borsistica di superamento delle soglie (5%, 10%, 15%...). L'AMF valuta anche che LVMH abbia tardato ad informare il mercato sulla propria situazione finanziaria e non ha rispettato alcune disposizioni del Codice Monetario. Dal canto suo, "LVMH intende contestare con vigore le conclusioni contenute nel rapporto, sia per quanto riguarda la regolarità della procedura che sul versante dei fatti e della loro qualificazione giuridica".

Un rischio calcolato
Se sarà comminata una sanzione, questa non dovrebbe essere resa nota prima dell'estate. Ma, considerando le dimensioni del gruppo, essa rimarrà abbastanza bassa. In effetti, se dalla fine del 2010, il limite economico delle sanzioni dell’AMF è stato alzato a 100 milioni di euro, le circostanze in oggetto nel caso Hermès-LVMH sono anteriori. Sarà dunque applicato un plafond di 10 milioni di euro. LVMH ha tenuto a precisare che le accuse non si riferiscono a un insider trading, né a una manipolazione dei prezzi, o a un qualunque reclamo di natura penale.

Guardando alla serie storica delle sanzioni comminate dall’AMF, la sentenza più pesante è stata di 7,8 milioni di euro per manipolazione del corso delle azioni, mentre in media la sanzione per insider trading si è fissata sugli 1,5 milioni.

Con l'evoluzione positiva del corso delle azioni di Hermès, la plusvalenza latente su Hermès supera il miliardo di euro. Pertanto, per il gruppo LVMH, la questione sembra essere altrettanto finanziaria quanto d'immagine. Tanto che Hermès ha a sua volta presentato una denuncia in tribunale contro LVMH nello scorso marzo. E' sempre in corso anche un'inchiesta giudiziaria.

Olivier Guyot con l'AFP (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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