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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
2 dic 2021
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Corsa agli hotel a Parigi: Bulgari ha debuttato giovedì; riuscirà a rivaleggiare con lo Cheval Blanc?

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
2 dic 2021

Se c’è una cosa che non manca di certo a Parigi sono gli hotel, eppure LVMH ha deciso di inaugurarvi quest'autunno due alberghi a cinque stelle, tra cui il Bulgari Hotel, aperto da questo giovedì.

L'esterno dell'hotel. Foto - Bulgari


Questo nuovissimo hotel di 75 camere si trova al numero 30 di avenue George V, proprio di fronte a due degli altri palazzi più emblematici della capitale, il George V e il Prince de Galles.

Nessun marchio di lusso dispone di una rete alberghiera così vasta come Bulgari, che gestisce già sette hotel, e sta preparando altri cinque progetti per costruire quella che il suo CEO, Jean-Christophe Babin, chiama “una collana di ospitalità” in tutto il pianeta.

La sua ultima struttura contrasta con l'altro grande hotel aperto da LVMH, il Cheval Blanc Paris, un palazzo contemporaneo e sontuoso situato sulle rive della Senna. Il Bulgari Paris, progettato dallo studio di architettura Antonio Citterio Patricia Viel, è al contrario una sottile miscela di ospitalità italiana, mobili eleganti di Gio Ponti e B&B Italia, artigianato francese, finiture di alto livello e gastronomia luculliana.

Un po' ad immagine del suo direttore poliglotta franco-italiano Sylvain Ercoli, o del CEO di Bulgari Jean-Christophe Babin, un francese che si destreggia facilmente tra francese, inglese e italiano.
 
Il Bulgari Paris propone un prezzo di partenza di 1.500 euro per una camera standard di 45 mq, mentre il top di gamma è rappresentato da una gigantesca suite - che si propone come la più grande di Parigi, con vista su tutta la città.
 
Fiore all'occhiello dell'esperienza di lusso, questo attico su due piani dispone di una suite di 450 metri quadrati, una terrazza con giardino di 600 metri quadrati e si può prenotare a 40.000 euro a notte.

Questo hotel di nove piani comprende anche una boutique Bulgari di 220 metri quadrati. La sua piscina termale di 1.200 mq ricorda le Terme di Caracalla a Roma. La facciata, traforata da grandi finestre, allude allo stile architettonico razionalista del periodo tra le due guerre in Italia. Quanto allo chef de "Il Ristorante", si tratta di Niko Romito, stellato Michelin.
 
Abbiamo bevuto un cappuccino con Jean-Christoph Babin, alla guida di Bulgari dal 2013, per parlare di lusso, arte di vivere e su quale cavallo scommettere per vincere la corsa al miglior hotel di Parigi: Cheval Blanc o Bulgari?

Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari - DR


FashionNetwork.com: Perché inaugurare oggi un nuovo hotel a Parigi?
Jean-Christoph Babin: La filosofia di Bulgari consiste nel creare una collezione di gemme dell’hotellerie, come per i prodotti d’eccezione della nostra alta gioielleria. Quindi scegliamo città e luoghi straordinari in termini di stile. Abbiamo esaminato tante possibilità - oltre 10 - prima di trovare la location giusta qui, nel Triangolo d'Oro della città.

Inaugureremo un hotel anche a Roma, città natale di Bulgari, in Piazza Imperatore Augusto. La maggior parte delle 114 stanze si affacciano sul mausoleo del primo imperatore di Roma e sull'Ara Pacis. In un edificio storico degli anni '30, la cui facciata è protetta dal Ministero della Cultura. Prima era sede di una compagnia di assicurazioni; quando aprirà sarà l'ammiraglia della nostra flotta. Apriremo anche un hotel a Mosca, città in cui si mescolano affari, glamour e arte, a 10 minuti dalla Piazza Rossa. Saremo a Tokyo nel 2022 e nel 2024 a Miami Beach, nell'atmosfera molto anni '20 di Collins Avenue, all'ingresso del quartiere Art Decò.

FN: Come definireste la vostra strategia commerciale?
JCB: A dire il vero, combiniamo tutti i modelli. A Milano e Roma gestiamo noi stessi i nostri hotel: uno è la nostra prima struttura e l'altro è la nostra vetrina. Abbiamo dovuto occuparcene noi stessi, in modo che potessero poi fungere da modelli. A Parigi, il nostro partner locale possiede l'edificio, ma noi vi apportiamo i nostri elevati standard di servizio e know-how, mentre lui si occupa di profitti e perdite.
 
FN: Qual è la vostra percentuale di royalty sulla licenza?
JCB: Queste sono informazioni che manteniamo riservate. Per noi è soprattutto un modo per esprimere la nostra immagine di marca, offrendo un'immersione completa nel mondo del lusso. In generale, non si rimane più di un'ora in un negozio, ma in un hotel rimaniamo tra le 24 e le 72 ore... Qui i nostri loghi sono incisi nel vetro e si possono scoprire degli schizzi dei nostri gioielli dagli anni Venti del Novecento. Gli ospiti scoprono il nostro senso dell’ospitalità dal momento in cui arrivano in hotel, quindi godono di una straordinaria esperienza culinaria, prima di rilassarsi nella spa o bere un bicchierino.

La sala da pranzo dell'attico dell'hotel di notte. Foto - Bulgari


FN: Pensa che sia stato il successo di Bulgari in questo settore a dare a Bernard Arnault l'idea di entrare in tale mercato sviluppando lo Cheval Blanc e poi acquistando il Belmont?
JCB: Immagino che avesse un vivo interesse per la nostra attività quando il Gruppo LVMH ha acquisito la società nel 2011. All'epoca, Bulgari aveva aperto hotel a Milano e Bali, e il Bulgari London era in costruzione. Il primo Cheval Blanc ha aperto a Courchevel: si trattava del suo primo tentativo in questo settore, in una stazione sciistica. Penso che il successo di ognuno dei nostri hotel Bulgari, in termini di quote di mercato, debba averlo impressionato.

Ma Parigi rappresenta l'ultima sfida, perché è la città con la più alta densità di hotel di lusso al mondo. Come italiani, vi portiamo un prodotto molto speciale che combina glamour, stile informale e la fusione di artigianato francese e italiano. Palazzi superbi, gestiti da personale molto cordiale. Dominiamo il mercato, in base all'indicatore Rev PAR, ovvero di fatturato per camera disponibile, in ogni città in cui operiamo. È un'informazione pubblica. L'industria dell'ospitalità è la più trasparente di tutte le industrie del lusso. A Milano abbiamo appena superato al primo posto il Four Seasons, aprendo tre nuove camere, tra cui un'enorme suite di 250 metri.

Sin dall'apertura del nostro primo hotel a Milano nel 2004, ancor prima che venisse inventata la definizione "lusso immersivo", siamo stati dei pionieri. Questo approccio ci ha permesso di comprendere meglio l'importanza dell’esperienza cliente per poi estenderla ai nostri punti vendita, il che ci dà un grande vantaggio strategico. Non c'è gestione più difficile di quella di un albergo. Per il prezzo di una suite, diciamo 17.000 euro, puoi permetterti una bella collana. E tutto ciò che resta di quella notte è un ricordo, non una collana al collo di tua moglie per 20 anni. Se vuoi convincere i clienti a spendere quella cifra, devi promettergli un ricordo fantastico!

L'interno di una camera. Foto - Bulgari


FN: Come si stanno comportando le attività del vostro segmento principale, la gioielleria?
JCB: Quest'anno, incrociamo le dita, dovremmo registrare il miglior esercizio della nostra storia. Come tutti, abbiamo dovuto digerire il 2020 e la sua processione di chiusure secondo le normative di ogni Paese. Eravamo in prima linea anche nei prodotti per la salute, avendo prodotto gel per i sistemi sanitari di Gran Bretagna, Svizzera e Italia. E abbiamo finanziato borse di studio per studenti attivi nella ricerca.

FN: Quali sono le vostre entrate annuali?
JCB: LVMH non rivela i risultati finanziari dei suoi marchi. Bulgari appartiene alla divisione Orologi & Gioielleria di LVMH, dove probabilmente sarà incorporata la nostra collega Tiffany.
 
Nei primi nove mesi del 2021, Orologi & Gioielleria ha registrato un fatturato di 6,160 miliardi di euro.

Bulgari rappresenta il grosso di questa divisione. Posso ripetere quello che disse Bernard Arnault due anni fa: dalla sua acquisizione nel 2011, le vendite di Bulgari sono più che raddoppiate e il suo utile si è più che quintuplicato. All'epoca molti analisti avevano stimato che il prezzo d’acquisto fosse stato molto alto, intorno ai 5 miliardi di euro. Ma da allora, il marchio ha completamente rispettato la sua strategia, il che non è un compito facile! Ci stiamo concentrando maggiormente su gioielli e alta gioielleria. Bulgari è più che mai sinonimo di alta gioielleria. Siamo forti anche nei profumi e negli accessori, ma ci sono già molti marchi di questo tipo nel nostro gruppo.
 
FN: Dove realizzate la maggior parte delle vendite?
JCB: Al momento dell'acquisizione di Bulgari da parte di LVMH, più della metà della nostra attività era svolta attraverso il wholesale. Oggi questo canale rappresenta meno di un quarto delle nostre vendite. Entro la fine dell'anno, non venderemo più gioielli all'ingrosso. E distribuiremo i nostri orologi solo al di fuori della nostra rete, in negozi specializzati. Abbiamo reso i negozi Bulgari più femminili, quindi saranno sempre meno frequentati dagli uomini.

FN: Una trasformazione visibile nella vostra nuova boutique di Place Vendôme, vero?
JCB: Sa, Parigi è una delle città più ammirate per la sua arte e architettura. E Place Vendôme è la destinazione numero uno al mondo per l'alta gioielleria. Era quindi necessario che vi brillassimo, e lo facciamo proponendo uno stile davvero romano, e gioielli ispirati all'arte e all'architettura della Città Eterna. E Peter Marino ha dato vita al negozio più bello mai creato, una cornice sublime.

Il Ristorante. Foto - Bulgari


FN: Siete stati piuttosto attivi in India…
JCB: Abbiamo messo a punto una strategia ambiziosa per l’India. In un primo tempo con un solo negozio a Delhi, poi con un secondo a Mumbai. Abbiamo avviato una distribuzione multimarca, per migliorare la nostra competitività. Priyanka Chopra Jonas è diventata il volto del nostro marchio in India. Di recente sono stata con lei a Dubai, per lanciare il suo gioiello, la collana nuziale “Mangalsutra”. Il prossimo passo sarà creare altri gioielli che si inseriscano nell'universo estetico indiano, per diventare il primo brand occidentale ad utilizzare l'artigianato locale e rendere omaggio all'India.
 
FN: In Cina, avete smesso di collaborare con l'attore Yang Yang, vero?
JCB: È stato accusato di maltrattamenti, quindi abbiamo interrotto la nostra collaborazione. Ma la nostra attività è in forte espansione in Cina, un mercato che rappresenta un quarto delle nostre entrate, una buona proporzione, ma non eccessiva. Vi gestiamo 40 negozi in 25 città; 35 appartengono a noi, 5 sono gestiti in franchising. Ci sono più di 100 città in Cina con 10 milioni di abitanti, e quindi ancora molto spazio per svilupparsi! E operiamo su due piattaforme di e-commerce: Bulgari e We-Chat.
 
FN: E per quanto riguarda l'e-commerce?
JCB: Questo canale di distribuzione occupa un posto piuttosto marginale nelle nostre attività, fatto comune nella gioielleria di lusso. Quando acquisti un orologio, di solito regoli la lunghezza del cinturino, il che significa recarsi in negozio. La nostra quota di mercato è quindi inferiore in quest'area, tranne che negli Stati Uniti, dove l'e-commerce rappresenta il 10% delle nostre vendite. Raggiungiamo appena il 5% negli altri Paesi.

FN: Chi sono i vostri principali competitor?
JCB: Cartier, Van Cleef & Arpels e Tiffany. Se aggiungiamo Bulgari, otteniamo l'elenco dei principali marchi di gioielli al mondo. E alcuni marchi di moda: Dior, Chanel, Louis Vuitton, e anche Chaumet. Va ricordato che il gioiello è un fenomeno molto antico, che risale a 15.000 anni fa, quando l'umanità iniziò a celebrare i momenti importanti della vita. Oggi il gioiello non ha mai avuto così tanto successo. Circa il 70% del mercato globale è ancora costituito da gioielli senza marchio. Il potenziale di crescita è quindi molto ampio, poiché i gioielli di marca stanno crescendo più velocemente. Due generazioni fa era la piccola gioielleria di famiglia la depositaria delle nostre emozioni. Oggi sono i grandi marchi che stanno gradualmente assumendo questo ruolo.

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