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20 mar 2020
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Corrado Facco: “Crisi diversa da tutte le altre. La ripartenza richiederà ripensamenti delle tipologie d’impresa”

Pubblicato il
20 mar 2020

Il nuovo AD del centro orafo di produzione e distribuzione “Il Tari” di Marcianise dettaglia a FashionNetwork.com le prospettive del mondo orafo-gioielliero di fronte alle numerose difficoltà generate dalla grave pandemia del virus Covid-19.

Corrado Facco


Fashion Network: Come sta reagendo al Coronavirus l’industria orafo-gioielliera e quali prospettive prevede il settore?
Corrado Facco: È troppo presto per dirlo. Anche perché l’impatto sui diversi mercati sta avendo effetti diversificati dal punto di vista meramente geografico e temporale. Se pensiamo al mondo del retail, ad esempio, vi sono Paesi - come il nostro - dove i punti vendita sono stati chiusi ormai da diversi giorni, mentre ve ne sono altri, come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna che ancora stanno valutando decisioni in tal senso.
 
Di certo c’è che si sta facendo sempre più strada la consapevolezza che il Coronavirus stia avendo effetti molto pesanti non solo in termini di vite umane e in stili di vita, ma anche di equilibri economici, innescando un possibile ciclo di recessione globale.

Nel mondo del lusso, l’impatto del rallentamento prima della Cina e, adesso, di Europa e USA, è già ora evidente. Pochi giorni fa, l’osservatorio sul lusso di Bain & Company ha evidenziato come vi sia un declino del mercato a livello mondiale per il primo trimestre dell’anno nell’ordine del 20-25%; oltre ad essere impattati il 70% dei mercati più importanti per il settore, sono totalmente inficiati i consumi turistici, che da sempre sono uno dei pilastri di questa industria. Ci si deve, quindi, preparare a fronteggiare una possibile forte contrazione della domanda, che avrà conseguenze pesanti.
 
FNW: Questa situazione d’emergenza potrebbe dare origine a nuove sinergie di sistema per l’universo della gioielleria?
CF: In linea puramente teorica, ogni grande crisi sistemica del recente passato ha offerto nuove opportunità di ripartenza, seppur con logiche molto diverse. Ora è francamente difficile fare una previsione per l’universo della gioielleria, che è caratterizzato da alcuni brand davvero globali, seguiti da migliaia di piccole e medie imprese che operano in cinque continenti, sia a livello locale che internazionale. Con un riflesso importante anche sul sistema distributivo.
 
Guardando al Made in Italy, ogni nuova chance di ripartenza richiederà comunque un grande ripensamento delle tipologie di imprese che vi operano e delle loro dinamiche interne. Penso alla dimensione aziendale, laddove “piccolo” non è più sinonimo necessariamente di “bello”. Penso alla corretta capitalizzazione delle imprese, perché gli investimenti in ricerca, innovazione, design, prodotto, marketing e comunicazione devono poter viaggiare di pari passo. Penso anche alla conoscenza delle aggiornate dinamiche distributive, perché l’evoluzione in atto del ruolo dei punti vendita e le nuove logiche del retail - su tutti l’online - alla luce del cambiamento profondo delle attitudini del consumatore, a livello nazionale ed internazionale, esigono approcci molto più sofisticati ed un’organizzazione aziendale decisamente evoluta.
 
FNW: Come ha chiuso Il Tarì il 2019, ovvero con quale giro d’affari e con quale crescita sull’anno precedente?
CF: Come è noto, l’ecosistema integrato del Tarì, in grado di servire tutta la filiera orafa e della gioielleria (un unicum in Europa) è popolato da oltre 400 aziende, 2.500 addetti e 3.000 visitatori professionali, per un totale annuale di 400.000 visite, e genera un fatturato complessivo calcolato in oltre 1,2 miliardi di euro su base annua, incluso l’indotto. La sua struttura è basata su logica consortile, dove le società del nostro gruppo gestiscono i servizi a favore dei propri soci e delle aziende insediate.
 
L’andamento dello scorso esercizio, su quello precedente, non ha subito grandi scostamenti, ancorché le aziende che operano solo sul mercato interno è indubbio abbiano dovuto registrare una stagnazione generale dei consumi, a differenza di quelle che stabilmente sono attive sui mercati esteri, che hanno indubbiamente preso beneficio da alcuni mercati che si sono dimostrati particolarmente attivi nell’importazione di prodotti di eccellenza dall’Italia.
 
FNW: Per il prossimo semestre e per l’intero anno quali sono le previsioni?
CF: Questa è una crisi diversa da qualsiasi altra vissuta in passato, non esistono approcci di crisis management che possano essere usati come punti di riferimento. È caratterizzata da estrema difficoltà di previsione, impatto sulle entrate che probabilmente influenzerà la liquidità, ripresa lenta con una successione di diversi trimestri di bassi ricavi, dipendenti e consumatori cauti e timorosi, ma per cui comunque molte abitudini di consumo cambieranno.
 
Di certo le aziende non potranno permettersi di adottare una logica attendista, ma essere determinate ad operare su diversi livelli, contemporaneamente: protezione dei propri stakeholder, dipendenti e clienti; comunicazione molto chiara e diretta; attenzione sulla propria esposizione; approntamento di manovre difensive sul fronte del calo dei ricavi; lavorare indefessamente sulla retention dei clienti; stabilizzare la filiera produttiva; adottare piani di riduzione dei costi per salvaguardare la liquidità necessaria. E non meno importante, la preparazione della ripartenza.
 
FNW: Quali misure hanno adottato mondo orafo e associazioni di settore a tutela degli imprenditori locali che stanno soffrendo per il crollo delle vendite?
CF: A fianco del Presidente Giannotti, ho avuto modo di dire, pochi giorni fa, che sarebbe necessario un grande sforzo da parte di tutte le più importanti associazioni di categoria, dalla produzione alla distribuzione, al fine di creare una “war room” che consenta di dotarsi di una voce unica a tutela delle decine di migliaia di posti di lavoro coinvolti e di un asset così importante nel contesto della filiera moda in Italia.
 
Noi come Tarì ci siamo resi disponibili a coordinare un’azione condivisa, mettendo in campo le nostre competenze e il nostro know-how nel settore. Al momento non abbiamo registrato una presa di posizione comune e forte. Spero si concretizzerà nei prossimi giorni. Alcune altre filiere di eccellenza nazionali stanno dando un grande esempio di compattezza.
 
FNW: Quali provvedimenti legislativi dovrebbero essere presi dal Governo secondo Il Tarì per aiutare il comparto? 
CF: Tutti quei provvedimenti che consentano, da un lato, a far fronte al grave calo della domanda e, dall’altro, all’onerosità della gestione aziendale, gravata da oneri fiscali e contributivi non sostenibili in un momento così critico. Vale per il settore della gioielleria tanto quanto per le altre filiere produttive e distributive. Di certo, questa crisi eccezionale va affrontata con strumenti eccezionali.  
 
FNW: Siete soddisfatti delle misure indicate nel decreto “Cura Italia” o vorreste ulteriori o diversi interventi?
CF: Si tratta di un primo passo. Bisogna dare atto al Governo che è stato fatto uno sforzo importante in pochi giorni, considerando che le manovre previste dal Decreto muovono risorse equivalenti ad una Legge di Bilancio. Ma prestissimo si renderanno necessari e improrogabili strumenti più poderosi. A livello nazionale ed europeo. In guerra non si possono lesinare le munizioni se non si vuole soccombere. E noi stiamo affrontando una guerra.

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