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Pubblicato il
3 feb 2020
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Coronavirus: scatta l'allarme per le aziende italiane di lusso e turismo

Di
Ansa
Pubblicato il
3 feb 2020

Impatti immediati su lusso e turismo, e con l'intensificarsi dell'emergenza, anche su altri settori del Made in Italy. Gli industriali italiani, grandi e piccoli, iniziano a fare i primi conti con gli impatti del Coronavirus, il rischio di una 'psicosi' innanzitutto ma poi anche 'un'onda lunga' più insidiosa se il gigante asiatico, con il quale il nostro Paese ha un interscambio di 44 miliardi di euro (dati 2018), dovesse rallentare la sua corsa. Un vulnus che arriva peraltro con un'economia italiana stagnante e un PIL a sorpresa negativo nel quarto trimestre.

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All'evento della Confindustria di Torino, il presidente degli industriali Vincenzo Boccia insiste che "dobbiamo reagire in chiave di mercato europeo e domestico ma abbiamo tutti gli strumenti". Più esplicito il leader della Piccola Industria di Confindustria, Carlo Robiglio "siamo particolarmente preoccupati: certamente stiamo studiando la situazione e cercando di capire le evoluzioni per le prossime settimane". "Alcuni impatti già si vedono", spiega. "Ho parlato con colleghi che operano nei settori del turismo e del lusso: stanno già sentendo le prime ripercussioni e esiste "il rischio psicosi".

L'Italia è infatti prima in Europa nel turismo cinese con 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze (dati Enit). Secondo i dati dell'ultimo report di Banca d'Italia del 2019 riferiti al 2018 vi sono forti potenzialità e il turista cinese ha aumentato la sua spesa pro capite a 151 euro giornalieri nella sua permanenza in Italia. E ora si teme la paventata frenata dell'economia cinese: alcune stime parlano di un PIL con un aumento sotto il 6%, molto basso per gli standard locali.

"È chiaro che sarà un onda”, avverte ancora Robiglio, “i cui effetti arriveranno più a lungo termine, ed in alcuni settori più a lungo ancora". "Dal punto di vista anche del lusso, ed in particolare di tutto ciò che è legato ai temi dell'abbigliamento e più in generale del made in Italy, la situazione sta subendo chiaramente una ripercussione in termini anche prospettici: la possibilità che si blocchi o si perdano fette di mercato è assolutamente una possibilità concreta". Tessile a alimentare quindi. L'alimentare complessivo (anche il vino) vale per circa 440 milioni di export, mentre l'abbigliamento è poco sotto il miliardo, che viene superato se si aggiungono i prodotti tessili. La parte del leone la fanno i macchinari (3,8 miliardi) che appunto beneficiano del ruolo di potenza della manufatturiera cinese.

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