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13 nov 2014
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Convegno Pambianco: il parere dei protagonisti

Pubblicato il
13 nov 2014

Tra i vari protagonisti intervenuti alla 19esima edizione del convegno annuale di Pambianco Strategie di impresa, FashionMag.com ha interpellato alcuni imprenditori per conoscere il loro parere sui temi emersi nel corso della giornata: Cleto Sagripanti, Marco Palmieri, Claudio Marenzi e Gionata Guidi hanno espresso la loro opinione.

Una delle tavole rotonde del Convegno Pambianco


Cleto Sagripanti – Presidente Italian Holding Moda (che chiuderà il 2014 a circa 17 mln di euro), nel suo intervento durante la tavola rotonda aveva sottolineato l'importanza fondamentale della finanza per le medie aziende del comparto che soprattutto nel settore calzature con fatica negli ultimi anni, non avendo mai ricevuto nessun contributo dallo stato, hanno mantenuto tutta la filiera completa in Italia. Per tal motivo Sagripanti, come sua sorella Lara, interpellati in merito da FashionMag.com hanno stigmatizzato le tre componenti che potrebbero davvero influire sullo sviluppo del settore:
1. Il reshoring certamente come garanzia di qualità (al 50%);
2. Il sostegno da parte del governo per tutte quelle aziende che con tanti sacrifici sono rimaste in piedi negli ultili 5 durissimi anni di crisi (al 40%);
3. Il fare sistema, che per quanto sia bello (ricordiamo che Sagripanti è anche il presidente di ANCI - Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani), è di difficile concretizzazione (al 10%).

Dello stesso parere è Marco Palmieri – AD Piquadro, che a FashionMag.com ha confidato i suoi dubbi sull'effettiva attuabilità del "fare sistema" da parte degli attori del settore, e piuttosto invita a 'sfruttare il momento' e dare una spinta a un settore di punta come quello della moda, sicuramente più nel DNA del nostro paese rispetto ad altri settori come può essere l'i-Tech, su cui sarebbe inutile investire. L'invito è ovviamente rivolto al governo, dal quale Palmieri si attende più flessibilità, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, per esempio sulla regolamentazione degli straordinari, o banalmente sugli orari, in entrata in uscita, perchè queste sono le cose di cui hanno realmente bisogno gli imprenditori. E sul reshoring Palmieri pensa che sia sicuramente un fenomeno positivo, ma ancora troppo limitato perchè si possa parlare di vera tendenza.

Sulla stessa linea Gionata Guidi, figlio di Piero Guidi e Managing Director dell'azienda, che concorda nel pensare che non è concretizzabile l'idea di fare sistema in un paese come il nostro dove prevale la linea creativa del brand di cui si è sempre molto gelosi, ma pensa anche che se si fa un lavoro di qualità poi il mercato premia sempre (come aveva sottolineato anche Eraldo Poletto – AD Furla nel suo intervento durante la tavola rotonda, anche lui scettico sul 'fare associazione'); tuttavia riguardo al reshoring Guidi pensa che "non bisogna mai 'mettere barriere' o porsi preclusioni."

Una delle tavole rotonde del Convegno Pambianco


Chi invece crede fermamente nel 'fare sistema' è Claudio Marenzi – Presidente Herno e di SMI, che forse non ne avrebbe bisogno visto che la sua azienda corre verso i 60 mln di fatturato nel 2014 (di cui il 57% generati dal marchio di prioprietà Herno); "un esempio inverso di delocalizzazione" - ha detto Marenzi, la cui azienda per anni ha prodotto per aziende estere, soprattutto francesi che avevano distrutto la loro filiera.

"In effetti l'Italia - ha spiegato Marenzi nel suo intervento - è l'unico paese occidentale in cui c'è la filiera da monte a valle per un totale di 48 mila aziende per 52 mld di fatturato. Sistema Moda Italia, di cui è presidente, conta ad oggi circa 1100 aziende del settore iscritte per un fatturato totale di 35 mld di euro circa, quasi lo stesso che totalizzano insieme i due colossi del lusso francese Kering e LVMH, che sono riusciti a fare 'relazione' cosa che invece non riesce ancora in Italia, dove si la filiera è importante ma bisognerebbe puntare di più sul 'fare associazione' ed unire la nostra vocazione artigiana contro la loro vocazione finanziaria. Perchè se un pezzo della filiera verticale viene a mancare, è tutta la filiera che crolla e lì se non c'è nessuno che può aiutarla, rischia di sparire. Per esempio in Italia esistono CNMI e SMI e perchè non pensare ad un'unica associazione che rappresenti tutti gli industriali del settore?"

Inoltre anche Marenzi sollecita un aiuto da parte dello stato, a cominciare dalla burocrazia, facendoci un esempio molto concreto e recente riguardante la nuova unità produttiva da 3 mln di euro aperta a Lesa sul Lago Maggiore, ancora bloccata a causa di un rubinetto del gas che non si riesce a far partire per ragioni anche burocratiche. E sul reshoring conclude che "se ne parla tanto, ma purtroppo se ne fa ancora poco."

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