AFP
22 gen 2014
Contraffazione: L'Oréal ed eBay sotterrano l'ascia di guerra
AFP
22 gen 2014
L'Oréal e il gigante americano del commercio on-line eBay hanno messo la parola fine questa settimana ad anni di litigi per un caso di contraffazione, a seguito di un accordo finanziario a favore del gruppo francese di cosmetici i cui contorni sono stati tenuti segreti. Dopo più di sei anni di procedure giudiziarie, i due gruppi sono arrivati alla conclusione che "la cooperazione, invece di un contenzioso giudiziario, sia la via da seguire per lottare contro la contraffazione", hanno dichiarato le società in una nota comune. L'Oréal, numero uno mondiale dei cosmetici, alla fine ha riconosciuto "l'impegno" di eBay "nella lotta contro la violazione dei diritti della proprietà intellettuale".

La controversia risale al 2007, quando L'Oréal aveva intentato una causa contro eBay accusandolo di non cooperare abbastanza per prevenire la vendita di prodotti contraffatti. L'accordo segue la decisione della Corte di Giustizia europea del 12 luglio 2012 che considerava come eBay potesse essere ritenuto responsabile se non agiva per impedire la vendita di prodotti contraffatti. Nella sua sentenza, la Corte ha valutato che un operatore on-line come eBay è da ritenersi responsabile se dei prodotti contraffatti sono messi in vendita sulla sua piattaforma e se non ha "prontamente agito per rimuovere i dati in questione dal suo sito o per rendere l'accesso a questi dati impossibile". Questa notifica è valida dal momento in cui l'operatore ha conoscenza dei fatti.
Secondo la Corte, a un sito come eBay può poi essere "ordinato di prendere provvedimenti che permettano di facilitare l'identificazione dei suoi clienti venditori" per fermare le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale ed evitare che si riproducano. Questa missione dovrebbe spettare agli Stati e alle giurisdizioni nazionali.
Nel 2007, L'Oréal aveva presentato una denuncia contro eBay per contraffazione in cinque nazioni europee (Belgio, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna), dopo aver constatato che dei "profumi falsi e dei prodotti cosmetici falsi" erano venduti su questo sito.
Come nel caso di L'Oréal, varie altre denunce presentate da gruppi francesi hanno portato a lunghi procedimenti giudiziari nei tribunali. Nel 2008, il colosso americano era stato condannato a versare più di 38 milioni di euro di risarcimento a LVMH per vendite di borse, profumi e vestiti contraffatti sul suo sito. La somma era stata ridotta a 5,7 milioni di euro nel 2010 dalla Corte d'Appello, ma la Corte di Cassazione nel 2012 ha annullato una parte di questa decisione. Nel giugno 2008, Hermès aveva ottenuto 20.000 euro di danni e interessi.
In un caso simile negli Stati Uniti, il gioielliere americano Tiffany aveva presentato denuncia nel 2004 affermando che la maggioranza dei gioielli a presunto marchio Tiffany venduti su eBay erano dei falsi e che, nonostante le sue richieste, eBay non aveva ritirato questi oggetti dal suo sito. Nel novembre 2010, la Corte Suprema aveva tuttavia rifiutato di di accogliere il ricorso che il gioielliere di lusso Tiffany aveva depositato per contestare il fatto che eBay non poteva essere ritenuta responsabile dei falsi venduti sul suo sito.
La giustizia americana ha ritenuto che apparteneva ai proprietari dei marchi di segnalare le aste che presentavano dei prodotti contraffatti su eBay, mentre il gruppo di aste on-line non doveva garantire l'autenticità degli oggetti messi in vendita.
Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP
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