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Pubblicato il
10 gen 2019
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Conte of Florence torna in possesso del marchio e cerca partner

Pubblicato il
10 gen 2019

Si aprono scenari positivi per lo storico marchio italiano Conte of Florence, impegnato in una corsa contro il tempo per trovare le risorse necessarie a rilanciarsi. Il curatore fallimentare del Tribunale di Lucca, il Professor Riccardo Della Santina, ha molto apprezzato gli sforzi compiuti dal nuovo management, guidato da un anno dal CEO Carlo De Carolis, tanto da consentire l’esercizio provvisorio e concedere una proroga fino al 30 giugno 2019 per ottenere nuovamente la disponibilità del marchio dalla proprietà bulgara, la società Pentacompany, che aveva comprato il brand nel 2015. E proprio durante il salone Pitti Uomo 95, De Carolis ha potuto confermare a FashionNetwork il perfezionamento di questo accordo, che ora consentirà la concreta ricerca di un nuovo investitore.

Carlo De Carolis, fotografato allo stand Conte of Florence a Pitti Uomo 95 - Gianluca Bolelli - FashionNetwork.com


“È un passo importantissimo, perché il marchio è un asset fondamentale, è il segno distintivo, l’elemento non riproducibile dell’azienda”, ricorda Carlo De Carolis, figura professionale che il curatore fallimentare ha voluto espressamente mantenere nel ruolo di direttore generale per rilanciare la società. “In questo modo diventa più facile trovare un acquirente per l’azienda, che in questi mesi sta dimostrando grande vitalità”.
 
La collezione per l’Autunno-Inverno 2019/20 presentata al Pitti è la principale testimone della vivacità del nuovo corso del brand con sede ad Altopascio (LU), fondato nel 1952 a Firenze su iniziativa di Romano Boretti, che rilevò il negozio Con.T.E.-Confezione Tessuti Esclusivi. Disegnata, sia la donna che l’uomo, dalla stilista Ilaria Biggi, la linea è stata ringiovanita con uno stile più contemporaneo e presenta fra i suoi elementi fondanti l’overdressing, profilandosi maggiormente sul dinamismo tipico dei più giovani, soprattutto i millennials, che richiedono la possibilità di vestirsi in modo multistrato, per adattarsi ad ambienti e situazioni diverse nel corso delle loro frenetiche giornate. Per esempio, il nylon viene sovrapposto al neoprene o alla lana tecnica.

“Volevamo trovare un percorso tutto nostro come marchio sportswear, che fosse differente da altri marchi dall’heritage simile al nostro, i quali hanno invece cercato una strada più streetwear, più urlata, fatta anche di capi iperlogati”, continua Carlo De Carolis. “Noi abbiamo puntato su una maggiore eleganza, presentando un nuovo monogramma stampato su tutti i materiali della collezione, dai velluti al neoprene al nylon stretch, composto da due iconiche “C” del brand che si guardano e incastonano il giglio di Firenze”.

Sullo sfondo il nuovo monogramma -Gianluca Bolelli - FashionNetwork.com


A seguito della totale cessione dell’utilizzo del brand da parte della Pentacompany, Conte of Florence è ora titolare diretto dei contratti di licenza, tra i quali è molto importante quello siglato col mercato coreano. “I distributori locali desiderano rivedere la strategia di posizionamento di Conte in Corea del Sud, perché vi hanno visto una potenzialità maggiore rispetto a quando un anno fa avevano firmato il contratto con Pentacompany”, puntualizza il CEO dallo stand del marchio, chiamato “Monogram Box” ed ispirato al tema di quest’anno del salone fiorentino, ‘Pitti Box’. “Nei prossimi giorni, nell’emittente coreana Lotte (quella dei grandi department store) sarà lanciata la vendita di un piumino femminile Conte of Florence, cui seguiranno altre televendite da marzo, primo passo per poi passare ad una distribuzione fisica. Le vendite televisive saranno precedute da una presentazione del marchio in grande stile che verrà organizzata dal nostro licensee Shinsegae”, svela il CEO.

L’ottimo lavoro compiuto dal management aziendale (che da quando è arrivato a maggio dell’anno scorso ha seguito per prima la collezione Autunno-Inverno che è ora in negozio) è dimostrato anche dalla crescita delle vendite registrata nel 2018. Nel periodo natalizio sono state addirittura superiori del 30% rispetto all’anno precedente (+45% per le linee donna), “ed è per questo che l’azienda ha potuto sostenersi ed autofinanziarsi durante l’esercizio provvisorio. Sono piaciuti soprattutto i capispalla e gli accessori”, ricorda Carlo De Carolis.

In queste ultime ore, dopo un interessamento che c’era stato alla fine dell’anno scorso, “si è riaffacciata anche la Regione Toscana”, rivela De Carolis, “con la quale ci stiamo confrontando per vedere quale aiuto possiamo ottenere per essere traghettati fino alla collocazione dell’azienda sul mercato sulla base delle procedure fallimentari. Per garantire continuità e il mantenimento dei posti di lavoro è necessario infatti proseguire la produzione della collezione Primavera-Estate 2019 e industrializzare la collezione successiva”.
 
“I contatti con potenziali acquirenti avuti a fine 2018 erano rimasti bloccati visto che il marchio non era dentro la società. Ora la negoziazione con loro (tra i quali pare si trovino alcuni fondi di private equity e soggetti industriali del settore, ndr.) può ripartire”.

Gianluca Bolelli - FashionNetwork.com


Conte of Florence ha circa 180 dipendenti, di cui 40 nella sede di Altopascio, ed oggi è distribuito in 50 negozi monomarca in Europa, 25 sono operati direttamente, 15 sono in franchising e 10 sono outlet (solo uno dei quali è in franchising) e presso 500 clienti multimarca, il 70% dei quali si trova in Italia; il resto è sparso soprattutto in quei Paesi europei che hanno una tradizione legata agli sport invernali (Norvegia, Austria, Germania, Svizzera, Francia) e in alcuni dei migliori resort statunitensi del golf. Del resto, l’heritage di Conte of Florence proviene sia dalle sponsorizzazioni nel mondo dello sci (di campionissimi come Gustav Thoeni negli anni ’70, Ingemar Stenmark negli anni ’80 e Alberto Tomba negli anni ’90), ma anche del golf (con Costantino Rocca o Andy Sullivan, tra gli altri).
 
L’esercizio fiscale del marchio toscano terminerà il 31 marzo prossimo, e De Carolis prevede di chiuderlo intorno ai 15 milioni di euro di fatturato. L’Italia rappresenta l’85% del dato, seguita da Norvegia, Austria e Stati Uniti.

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