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Adnkronos
Pubblicato il
10 dic 2014
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Consorzio Abiti Usati: cresce la richiesta anche a Natale

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Adnkronos
Pubblicato il
10 dic 2014

Sempre più vintage, firmato e con l'etichetta, l'abito usato va di gran moda anche sotto l'albero. "All'interno della domanda, sostanzialmente stabile, cresce la richiesta di vestiti di qualità superiore", spiega Edoardo Amerini, presidente del Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati.


"C'è molta richiesta per il cosiddetto 'crema' ossia i capi più belli, di buona qualità". Troppi capi banali nei negozi, sempre più 'Made in Pechino', per sfuggire alla condanna del solito noto ci si rivolge al mercato dell'usato.

"Non è solo il vintage, che è un fattore culturale, che è di moda - spiega Italo Piccoli, docente di Sociologia dei Consumi all'Università Cattolica di Milano -, è che ormai nei negozi i vestiti sono tutti uguali, la gente ne ha pieni gli armadi. Non ci si vuole rassegnare al capo di bassa qualità, di provenienza cinese, si cerca l'occasione: un'emozione del passato. Con tre, quattro, cinque euro si può comprare un capo anche particolarissimo, osare qualcosa di più, e magari ci si può permettere di metterlo anche una sola volta nella vita".

Non è la 'roba cinese' a interessare, tra gli abiti usati si cerca quello che il ceto medio una volta si poteva permettere e ora con la crisi non più. "C'è stato un aumento del 20% di richiesta di negli ultimi due anni di abiti, che vengono dalle aziende famose, vecchie collezioni" dice Davide che si occupa di vendite in una fiorente azienda di stock a Torino.

A fermarsi tra le bancarelle si vedono molti i capi con la targhetta ancora attaccata. "Sono i pezzi migliori e i più ricercati soprattutto sotto Natale. Per i regali" confermano gli stracciaroli di ogni piazza e città. Cappotti, gonne, sciarpe e cappelli di ogni foggia e colore. Qualche capo è difettato, altri sono perfetti. Alcuni ancora con la targhetta della tintoria: i vestiti dimenticati. "Non dovrebbero esserci, ma ogni tanto ci sono, si trovano - dice lo stracciarolo - stamattina ho trovato nel sacco anche un passamontagna. Questo lo appendo con la scritta 'anti-crisi'. Andrà venduto subito". Gran parte di questi mucchi arriva dal riciclo del cosiddetto rifiuto tessile. Gli abiti 'donati' a ogni cambio di stagione. "Sono circa dieci, quindicimila i cassonetti di raccolta nel nostro Paese" precisa Amerini. In Italia l'Ispra stima che nel 2012 ne siano state raccolte 99 mila e 900 tonnellate. Al centro la raccolta è pari a circa 2,07 chili per abitante, al Nord a 1,92 e al Sud a 1,14 chili pro capite annui.

Basta andare al mercato, tra le bancarelle, per vedere come è cambiato il tipo di clientela. Sono tutte donne, signore di una certa età, abituate al capo di qualità. Molte le anziane. "Facevo la sarta da giovane - dice Erminia- ora con la mia pensione non mi posso permettere più gli abiti di una volta. Mica posso comprare roba cinese". Nugoli di signore si raccolgono attorno a pochi banchi, quelli con gli abiti a mucchi. L'ambulante della bancarella vicina si sgola urlando, ma non gli serve a nulla. Tra gli altri qualcuno tenta anche l'ultima disperata mossa di sparpagliare gli abiti ancora imbustati, ma sono i cartelli con i prezzi a fare la differenza. "Noi non ci caschiamo mica" dicono ridendo le signore, mentre un ambulante, immigrato da Casablanca, commenta tra l'amaro e il faceto: "Se avessi saputo che anche gli italiani rovistavano tra gli stracci sarei migrato da un'altra parte". 'Ad andar per stracci' se ne vedono di tutti i colori. C'è il medico che ne approfitta per fare dei consulti informali alle anziane di zona, e l'ambulante che chiude un occhio con chi "ruba per bisogno", indossando un maglione sopra l'altro. Ai mucchi ci sono sia i bisognosi che, guardando i capi appesi più belli, quella che in gergo si chiama 'la crema', se ne vanno con un sospiro dicendo "faccio un po' di elemosina e lo compro" accanto al ceto medio che cerca il capo di qualità tra i tanti.

Se le signore alle bancarelle comprano usato, dicono, per sfuggire alla "condanna della roba 'Made in China'", Pechino spaventa anche come concorrente sul mercato mondiale degli abiti usati. "Non solo il nuovo, ormai i cinesi stanno cominciando a entrare anche nel mercato dell'usato in particolare in Africa. Se ce la fanno è un bel guaio" rivela Amerini. Mentre la 'crema', la 'prima scelta' e il 'vintage' viene venduto in Italia e in Europa, nel Sud del mondo finisce gran parte del resto. "Più della metà degli abiti, scarpe e borse viene venduta in Africa - spiega Romina Fava della Lmpt di Roncole Verdi a Parma - E' una grande fetta del mercato di tutte le aziende che trattano l'abbigliamento usato. Qui da due anni a questa parte si comincia a sentire la concorrenza della Cina anche sugli abiti di seconda mano in quei Paesi".

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