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Conceria italiana in ripresa, ma rimangono lontani i livelli pre-covid

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20 set 2021

Dopo un 2020 fortemente segnato dalla pandemia, l’industria conciaria torna in territorio positivo, ma i rincari delle materie prime gettano un'ombra sui ritmi della ripresa, ancora al di sotto dei livelli pre-covid.

L'industria conciaria italiana torna in territorio positivo nel 2021


Come segnalano i dati elaborati da Unic, l’anno passato era terminato con un valore della produzione di 3,5 miliardi (-23%) ed esportazioni per 2,5 miliardi (-25%), pari ad una perdita complessiva di quasi un miliardo, con cali a due cifre per tutti i segmenti, ad eccezione delle pelli per l’arredo.
 
Ma la fase critica è superata e i primi sei mesi del 2021 fanno segnare un importante inversione di tendenza per il settore, con incrementi del 20,7% dei volumi di produzione, del 25,3% del fatturato e del 28% dell’export (che vale il 75% della produzione).

Risultati incoraggianti che, tuttavia, mostrano l’ampio divario ancora esistente rispetto ai primi sei mesi del 2019, con la pelle italiana che cede il 10,4% in volume, il 15,5% di fatturato e il 16,4% in termini di export.
 
Le vendite verso la Cina (inclusa Hong Kong), da quasi trent’anni prima meta estera del settore, crescono del 39% sul 2020, ma restano lontane dai valori pre-covid (-25%). Sulla falsariga anche i partner europei, tra cui Francia (+21% sul 2020, -21% sul 2019), Germania (rispettivamente +19% e -16%), Spagna (+17%, -35%), Portogallo (+18%, -8%), Polonia (+25%, -12%), Romania (+30%, -18%), Serbia (+41%, -10%) e Uk (+28%, -26%). Fanno eccezione il Vietnam, attualmente secondo mercato di sbocco dell’export italiano di pelli, che cresce del 68% sull’anno passato e del 16% rispetto a due anni fa, gli Usa (+41% sul 2020 e +3% sul 2019) e il Messico, con flussi raddoppiati rispetto allo scorso anno e +42% su due anni fa.
 
Analizzando i segmenti produttivi, in miglioramento le vendite di pelli per arredamento, mentre il recupero è solo parziale per pelletteria e automotive. Maglia nera alla calzatura, seppur in rialzo sul 2020. La ripresa è generalmente più consistente per le pelli bovine, soprattutto medio-grandi, e per le ovine. Persistenti cali per le capre. 
 
Sulla strada della ripresa incombono, infine, i prezzi delle materie prime, cresciuti in media del 25% da gennaio a giugno 2021 e del 45% rispetto al 2020, con punte anche superiori al 65% per alcune tipologie di pelle grezze e trend simili per la fornitura di ausiliari chimici. Senza essere accompagnato da una ripresa diffusa e convinta di domanda e consumo, il fenomeno rischia di inibire l’intensità del recupero, con conseguenze anche molto gravi sul piano della sostenibilità finanziaria del settore.
 
L’industria conciaria italiana conta 1.165 aziende, distribuite nei distretti produttivi veneto, toscano, campano e lombardo, che occupano circa 18mila addetti.

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