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Pubblicato il
31 gen 2023
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Con White, Milano diventa il melting-pot della moda

Pubblicato il
31 gen 2023

Dalle atmosfere glamour di Los Angeles alla moda degli indigeni canadesi: Milano si trasforma nel melting-pot della moda con White. Il salone meneghino prosegue nella strada della contaminazione e guadagna posizioni nel fashion di ricerca con un’edizione in arrivo che ne conferma la vocazione internazionale: dal 24 al 27 febbraio, nelle location di Superstudio e Ansaldo, saranno infatti presenti oltre 300 brand, di cui la metà dall’estero e in crescita del 13% rispetto all’appuntamento precedente.

La campagna di White realizzata da Arash Radpour


“Puntiamo sulla qualità senza rincorrere i numeri pre-covid”, sottolinea Massimiliano Bizzi, founder di White, in occasione della conferenza di presentazione della kermesse. “La pandemia ha trasformato l’industria e i buyer hanno sempre meno tempo per venire ai saloni. Dobbiamo offrire loro qualità e un brand mix intelligente. Siamo il salone delle novità: ciò che oggi è medio-piccolo un giorno potrà diventare grande”. “A Parigi”, prosegue Bizzi, “sono rimaste 2/3 manifestazioni di riferimento, dalle 17 dell’era pre-covid, e di livello basso. Per noi è una grande opportunità di crescita”.

La conferenza stampa si è aperta con un messaggio della senatrice Lucia Borgonzoni, sottosegretario di stato alla cultura, assente per impegni istituzionali. “White è un vanto italiano, un evento unico nello scenario della moda. Ha saputo interpretare un futuro avviato alla sostenibilità. È la sede ideale per la promozione nello scenario globale di prodotti basati su bellezza e qualità, frutto della sinergia tra grandi aziende e realtà artigianali”.

“La visione di White aggiunge alle fashion week un’attenzione maggiore ai temi della sostenibilità”, le fa eco Alessia Cappello, assessore allo sviluppo economico e politiche del lavoro moda e design comune di Milano. “A febbraio avremo un momento dedicato all’economia circolare, con un focus sulle culture diverse dalla nostra che ci permettono di arricchirci come Paese. Con White sperimentiamo nuovi modi di comunicare la moda”.

L’edizione di febbraio segnerà il ritorno dei visitatori asiatici, in primis cinesi dopo l’abbandono della strategia zero covid da parte del governo. “La Cina sarà aperta a ricevere visite e permetterà a quantità importanti di turisti cinesi di uscire dai confini nazionali”. Una boccata d’ossigeno per le piccole realtà del made in Italy, sprovviste di un network nel Paese del Dragone, mentre i top brand avevano persino incrementato gli scambi con la Cina che ha un’incidenza del 30-50% sul loro export. I cinesi amano le tre Fff (Fashion, Food e Forniture) che sono le declinazioni del nostro stile di vita. L’economia globale sta crescendo e andrà ancora meglio. Siamo in un momento magico per l’Italia”, conclude Boselli.

Una look della canadese Lesley Hampton


La contaminazione come leva per assicurare una dimensione sempre più internazionale al salone. È la ricetta di Simona Severini, socio fondatore di White, rientrata a capo del team fashion research, promotion and development della fiera. “Dobbiamo dare voce ad altre aree geografiche per offrire una vetrina globale con forme stilistiche anche distanti dal modo italiano di fare moda. La contaminazione è bella e doverosa”, sottolinea Severini. 

Torna, così, il progetto ‘Secret Room’ dedicato “ai giovani talenti che propongono una moda non convenzionale, che suscita emozione e novità”, aggiunge Severini. Tra i brand coinvolti nell’iniziativa, l’italiana london-based Dreaming Eli, il designer olandese di origini indiane di Studio Pansters, ma anche Romeo Hunte e Olubiyi Thomas in collaborazione con la fashion minority alliance. “Hunt ha già vestito celebrities come Beyoncé, Hamilton o Michelle Obama, con una moda forte e pratica. È la prima volta che un artista di questo spessore si affaccia in Europa; Thomas, invece, designer di origini nigeriane formatosi alla Saint Martins e cresciuto in Scozia, ha mosso i primi passi con Alexander McQueen. La sua moda post coloniale è estrema avanguardia realizzata con tessuti ancestrali”, prosegue Severini.

Il salone ha confermato la partnership con Norwegian Fashion Hub che porterà in fiera 5 creativi norvegesi sotto il capello di Expowhite. Al debutto, invece, la nuova collaborazione con il Canada capitanata da Sage Paul, mentore della Ifa (Indigenous Fashion Arts), con 6 designer che presenteranno al White le rispettive collezioni total-look. “Li abbiamo visitati a giugno durante il loro festival. Si tratta di comunità native canadesi che esprimono la loro cultura e la loro arte nei vestiti”, conclude Severini. Dalla West Coast, infine, arrivano al salone diverse realtà creative, tra cui il progetto Los Angeles Vintage.

Romeo Hunt


Un percorso multiculturale che ha ispirato il tema della campagna dell’edizione di febbraio di White. Con il titolo 'Facing The New', il fotografo e artista iraniano Arash Radpour valorizza la diversità etnica attraverso la mappa del genoma completata dai ricercatori pochi mesi fa, in cui sono registrati gli elementi che rendono unico ogni essere umano.

Durante il salone verrà infine presentato il nuovo progetto di Camera Buyer che vede White protagonista nel ruolo di partner di ricerca. Lo svela in chiusura Beppe Angiolini, presidente onorario dell’associazione che riunisce i top multibrand italiani. “Abbiamo lanciato la prima piattaforma al mondo dove i negozi sono co-proprietari con circa 100 associati e a cui tutto il mondo wholesale guarda con interesse”, spiega Angiolini, che osserva “una grande voglia da parte dei consumatori di tornare nei negozi per cercare cose nuove. Le vendite retail a livello globale sono in flessione, ma abbiamo registrato un bell’incremento del mercato interno nel periodo settembre-dicembre”, conclude Angiolini.

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